Il film La Chimera di Alice Rohrwacher passa al New York Film Festival, che in questi giorni celebra i registi affermati ed emergenti al Lincoln Center.
Siamo nell’Italia centrale degli anni Ottanta: di ritorno in una piccola città sul mar Tirreno, nel cuore della Maremma, Arthur (Josh O’Connor) ritrova la sua banda di stravaganti tombaroli, ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Vanno in giro a distruggere antichi siti archeologici e tombe per ricavare dei soldi. Arthur dà loro una mano, ha un sesto senso per localizzare le tombe che conservano i preziosi manufatti. Una volta recuperati, vengono consegnati a Spartaco (interpretato da una magnifica Alba Rohrwacher) che li rivende a grossi acquirenti, curatori di musei di tutto il mondo. Gli abitanti del luogo difendono i saccheggi e il commercio di quei reperti sottolineando che, siccome gli etruschi sono morti da tempo, l’idea di furto diventerebbe un principio astratto. Arthur è comunque diverso da tutti loro. Quello che cerca non è il guadagno, i soldi, l’avventura. Sente che scavando può trovare qualcosa che ha perduto, un passaggio nell’aldilà per entrare in contatto con Beniamina, la donna che amava e che non c’è più.

La bellezza di La Chimera risiede nei suoi dettagli, dalle interpretazioni agli sfondi, dalle ambientazioni di ogni scena alle scelte di montaggio e alle scoperte lungo il percorso. Rohrwacher mantiene in movimento le diverse parti e i personaggi in modo fluido, rifiutandosi di seguire le convenzioni tradizionali della narrazione.
Girato su pellicola dalla straordinaria direttrice della fotografia Hélène Louvart, il film restituisce la nostalgia di un tempo perduto. La storia si muove in un clima arido, dove la luce è scarna e fredda, gli alberi spogli. La spiaggia è ricoperta di spazzatura, una centrale elettrica incombe sulla costa. I tombaroli sono gli unici a trarre profitto da una terra impoverita in superficie. Ma sono anche pedine di un ingranaggio della macchina che saccheggia il patrimonio culturale italiano, per riempire le tasche degli avidi e adornare i musei con pezzi d’arte prestigiosi.
Arthur sembra intrappolato nelle grinfie di un passato senza memoria, sogna Beniamina, vaga per boschi e spiagge. Il suo abito di lino diventa sempre più sporco, l’unico segno del trascorrere del tempo. È un viaggiatore fugace tra mondi disparati, unisce il mondo in cui viviamo con l’irrealtà dell’aldilà.

La Chimera racconta la tragedia di un uomo e allo stesso tempo di una collettività in conflitto tra classe e identità, tra passato, presente e futuro.
Il film presenta elementi fantastici e visivi surrealisti, per lanciare una profonda critica alle disuguaglianze sociali. La regista di Meraviglia e Lazzaro Felice intreccia l’affascinante storia di un amore perduto e quasi ritrovato con un’indagine sulla fugacità di un tempo ossessionato dalla ricchezza. Ci invita a riflettere su questioni esistenziali legate alla memoria, al dolore e al nostro rapporto con la morte e i riti funebri.