Una nuova ondata di esiliati russi: negli anni dell’impero sovietico gli artisti scappavano dalla dittatura, oggi se ne vanno perché hanno osato condannare l’invasione dell’Ucraina decisa da Vladimir Putin. Alcune superstar (come Valery Gergiev o Anna Netrebko) restano in patria a spalleggiare il presidente o almeno a barcamentarsi, ma altri hanno scelto l’Europa o Israele unendosi a quasi un milione di expat. Ha scelto gli Stati Uniti Dmitry Krymov, 68 anni, scrittore e regista, in questi giorni in scena al teatro sperimentale La MaMa
Una nuova ondata di esiliati russi: negli anni dell’impero sovietico gli artisti scappavano dalla dittatura, oggi se ne vanno perché hanno osato condannare l’invasione dell’Ucraina decisa da Vladimir Putin. Alcune superstar (come Valery Gergiev o Anna Netrebko) restano in patria a spalleggiare il presidente o almeno a barcamentarsi, ma altri hanno scelto l’Europa o Israele unendosi a quasi un milione di expat. Ha scelto gli Stati Uniti Dmitry Krymov, 68 anni, scrittore e regista, in questi giorni in scena al teatro sperimentale La MaMa con Big Trip. Il New Yorker gli dedica un lungo, affascinante ritratto.
Krymov (Dima per gli amici) era celebre in patria e conosciuto anche in Usa. Ha firmato una lettera aperta che criticava la guerra; è diventato persona non grata e un viaggio di lavoro a Philadelphia si è trasformato in esilio, a fianco di Inna, sua moglie, produttrice e musa. Marchio distintivo del regista è la rielaborazione personale di testi classici; nell’ottobre 2020 aveva messo in scena una produzione di Our Town di Thorton Wilder a Mosca, alla Scuola del Teatro Moderno (se ne trova un estratto online).
Big Trip, al La MaMa (che il New Yorker descrive come non “off” ma “off off” Broadway), consta di due serate con due programmi diversi: una rivisitazione dell’Eugene Onegin di Pushkin e un trittico su testi di Eugene O’Neill e Ernest Hemingway, Three Love Stories Near The Railroad. È la prima produzione di Krymov a New York dal 2013 quando mise in scena uno spettacolo espressionista, Opus no. 7.
Krymov aveva criticato Putin anche prima dell’invasione; nel 2014 aveva firmato un’altra lettera aperta contestando l’”annessione” della Crimea, ma era stato sostanzialmente lasciato in pace. “In tutti gli anni in cui ho lavorato per il teatro” ha detto a Helen Shaw del New Yorker “nessuno mi ha mai detto cosa dovevo fare, non ho mai sperimentato la censura”. Negli ultimi dieci anni ha sperimentato con vari teatri, artista itinerante di grande successo anche nei festival internazionali.
Il 25 febbraio 2022, il giorno dopo l’invasione dell’Ucraina, ha preso un volo per Filadelfia per riprendere un allestimento del Giardino dei ciliegi di Cechov. Sulla via dell’aeroporto ha co-firmato la lettera che condannava l’assalto russo. Atterrato con Inna, ha capito parlando con amici e parenti spaventati che non poteva tornare: “Era impossibile lavorare in Russia, perché tutti sapevano come la pensavo, e non mi nascondevo”. Aveva nove produzioni in scena in diversi teatri di Mosca; sette sono state chiuse dall’oggi al domani. “Ne erano rimaste due. Mi hanno detto: ‘se vuoi che restino aperte, bisogna togliere il tuo nome dalla locandina’. Ho detto benissimo”. Anche quei due spettacoli sono scomparsi dalla circolazione.
La parabola di Krymov traccia l’escalation dell’autoritarismo putiniano. Ha scelto di fermarsi negli Stati Uniti, anzi a New York, perché ha amici in città, parla inglese, ha già insegnato e lavorato sulla costa est. Ma non ha lo status di celebrità che aveva in patria… anche se le repliche di Big Trip, fino al 15 ottobre, sono tutte esaurite.
Il 10 ottobre, Krymov compie gli anni e dopo lo spettacolo (è una serata dedicata a Pushkin), ci sarà un ricevimento per fargli gli auguri e incontrare cast e maestranze.