Inaugurato a Napoli, all’interno del Palazzo Reale di piazza Plebiscito, il primo museo nazionale dedicato a Enrico Caruso, uno dei più grandi tenori di tutti i tempi originario della città partenopea.
La monumentale sala Dorica, affacciata sul cortile delle Carrozze, accoglie non una semplice esposizione di cimeli, ma un’installazione delle meraviglie, con animazioni in 3d e piattaforme multimediali, postazioni musicali e cinematografiche.
Napoli era nel modo di essere di Caruso ovunque fosse nel mondo. Questa scritta ha accolto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, accompagnato dal sindaco Gaetano Manfredi e dalla curatrice/musicologa Laura Valente. Era agli inizi della sua carriera e Arturo Toscanini lo ascoltò al teatro La Scala esclamando: “Se continua a cantare così farà parlare di sé il mondo”.
E così fu. L‘America gli spalancò il suo teatro più bello, il Metropolitan, mentre i giornali titolavano “Un Uomo nuovo a New York”. Star assoluta dal 1903 al ’20, interprete di melodie della canzone napoletana, entrò nell’Olimpo delle voci più popolari della storia della musica. “Caruso e Napoli si sono toccati poche volte se si pensa al palcoscenico, eppure Caruso esprime tutta la potente incisività di un ‘marchio’ che lega l’Italia all’eccellenza di artisti mai eguagliati e sublimano il concetto del “più grande cantante mai esistito”, ha spiegato Laura Valente.

Fondamentale la sinergia con un donatore, Luciano Pituello, che ha dedicato tutta la sua vita a collezionare cimeli e incisioni originali e che ha deciso di donare la maggior parte dei rari materiali: costumi, dischi, grammofoni d’epoca, spartiti originali con segni autografi dell’artista, come gli acquerelli colorati, un unicum nella produzione artistica figurativa di Caruso, cui si aggiungono le celebri caricature dedicate ai grandi della musica, da Toscanini a Verdi.
Altri partner “carusiani” sono stati i preziosi archivi, del San Carlo, della Scala, del Metropolitan, fino alla Cineteca di Bologna con MoMA.
Il 2 agosto 1921 Enrico Caruso si spense all’Hotel Vesuvio di Napoli. Era partito povero per l’America, era ritornato, ricco, famoso e malato. Aveva 48 anni. “Il Museo Enrico Caruso è il modo migliore per celebrare i 150 anni dalla nascita del mio bisnonno è rendere immortale il suo incredibile talento”, ha concluso commosso il nipote Enrico Caruso.
Il ministro Sangiuliano ha invece anticipato, in chiusura di evento, l’apertura di un museo dedicato a Totò.