Storie di donne e politica trionfano a Cannes. La Palma d’Oro del 77esimo festival di Cannes va a sorpresa al film Anora dell’americano Sean Baker; la giuria presieduta da Greta Gerwig ha fatto le sue scelte fra i 22 film in concorso, distribuendo premi che hanno anche un senso politico. Il film, energizzato da Mikey Madison nel ruolo della protagonista, racconta di una giovane sex worker che cerca di liberarsi sposandosi.
Il Premio Speciale della Giuria va ai Semi del fico selvaggio dell’iraniano Mohammed Rasoulof, arrivato sulla Croisette neanche due settimane dopo essere fuggito a piedi dal suo paese. Metafora della situazione in Iran, il film del cineasta ormai in esilio racconta le contestazioni degli ultimi anni dall’interno della famiglia di un funzionario e mescola fiction e immagini documentarie. “Non bisogna avere paura” ha detto Rasoulof in conferenza stampa; sul red carpet ha sfilato mostrando le foto degli attori degli attori rimasti in Iran.
La giuria presieduta da Greta Gerwig ha anche assegnato il Grand Prix, il secondo per importanza, al film indiano di Payal Kapadia All we imagine as light. Kapadia è la prima regista indiana selezionata in concorso, e racconta di un terzetto di donne le cui strade si incrociano e si annodano.

Dunque un premio all’Iran che vuole cacciare il regime religioso, e tanto cinema di donne o di storie di donne che cercano la loro via.
Il Premio della Giuria è stato vinto da Emilia Perez del francese Jacques Audiard, una commedia musicale che si porta via anche il premio per la migliore attrice assegnato a pari merito alle quattro protagoniste, Adriana Paz, Zoe Saldana, Karla Sofia Gascon e Selena Gomez. Audiard aveva già vinto una Palma d’oro per Dheepan – Una nuova vita, il Grand Prix Speciale della Giuria per Il profeta e il Prix du scénario per Un héros très discret.
Il premio per il migliore attore va a Jesse Plemons per Kinds of kindness, il nuovo film visionario di Yorgos Lanthimos che ha lasciato perplessi molti critici.
Il premio per la miglior regia è andato al portoghese Miguel Gomes, che in Grand Tour ha seguito le orme di una moglie abbandonata attraverso l’Asia all’inizio del XX secolo..
Il premio per la Migliore sceneggiatura va a The Substance , film horror della francese Coralie Fargeat.
Infine, nel pomeriggio era stata assegnata la Queer Palm – il premio per il film che supporta l’inclusività e la comunità LGBTQ+ – a Tre chilometri fino alla fine del mondo di Emanuel Parvu, che racconta di un intero paese della Romania che mette al bando un ragazzo colpevole di essere stato sorpreso mentre ne baciava un altro.

Parola d’ordine fra i giurati in conferenza stampa è stata “rispetto”: ”è apparso chiaro – ha detto Pierfrancesco Favino – che non sempre avevamo le stesse idee, ma è stato bello ascoltarci fino, magari, a cambiare idea rispetto alla prima impressione”. La presidente Greta Gerwig ha confermato che per tutti loro erano stati ”giorni meravigliosi di scoperta e di arricchimento reciproco”. In sintesi si evince che tutti i premi hanno visto opinioni diverse, ricondotte a una equilibrata tastiera una volta sistemati i nodi complessi: l’obbligo morale generato da Rasoulof (Palma speciale), l’innamoramento collettivo per All we imagine as light (Grand Prix della Giuria) e infine la Palma d’oro volutamente spiazzante ad Anora. Il resto è sembrato discendere da questi punti fermi con complice diplomazia fra tutti. Si torna a casa però con una buona notizia: il maestro giapponese Hirokazu Kore’eda ha confessato che “dopo questi 11 giorni passati a vedere bellissimi film altrui, ho deciso di girarne uno nuovo anche io. Ci ritroveremo!”.