A pochi mesi dall’uscita di Povere Creature, vincitore di 4 premi Oscar, 2 premi Golden Globe, 1 premio al Festival di Venezia e 5 premi BAFTA, è stato presentato in anteprima mondiale alla 77esima edizione del Festival di Cannes, Kinds of Kindness, una favola in tre atti diretta da Yorgos Lanthimos e scritta dallo stesso regista assieme al suo collaboratore di lunga data, il pluripremiato sceneggiatore Efthimis Filippou.
Il film, nelle sale italiane dal 6 giungo e il 21 giugno negli Stati Uniti, segna il ritorno di Lanthimos alle assurdità rigorose dei suoi primi Dogtooth e The Lobster, e alle atmosfere oscure e disturbanti de Il sacrificio del cervo sacro, in cui il personaggio interpretato da Barry Keoghan si introduce nell’intimità della famiglia di un medico, spingendo quest’ultimo (interpretato da Colin Farrell) a compiere un atto estremo: l’omicidio di uno dei propri familiari.
Con Kinds of Kindness, il regista mette in scena una complessità psicologica fortemente autodistruttiva. Le storie, vagamente collegate tra loro, seguono vicende diverse ma ambientate nello stesso universo, dove nulla è come sembra e le regole del mondo ordinario vengono continuamente messe in discussione. Tutto questo senza mai cessare di inseguire il filo tematico del libero arbitrio con l’uomo che appare come un fantoccio governato da una forza superiore.

Il cast, da Emma Stone, alla terza collaborazione con il regista greco dopo La favorita (2018) e Povere Creature! (2023), con cui ha vinto un Oscar, a Jesse Plemons, Willem Dafoe e Margaret Qualley, interpreta più ruoli, creando così un senso di comunità a livello inconscio. Un trucco leggermente diverso, un’acconciatura che cambia, piccoli gesti e inflessioni nella voce, danno vita a nuove personalità in ogni storia.
Nel primo episodio Jesse Plemons interpreta Robert, un uomo completamente asservito a un enigmatico magnate di nome Raymond, Dafoe. Raymond esercita un controllo totale su ogni aspetto della vita di Robert: gli indica come vestirsi, lo obbliga a leggere ogni giorno Anna Karenina e sceglie persino sua moglie per lui. Sarà disposto anche ad uccidere per dimostrargli la sua cieca obbedienza?
Nel secondo episodio, Plemons interpreta un poliziotto tormentato dal dolore per la perdita della moglie durante un’immersione subacquea. Al suo ritorno a casa, non riesce a riconoscerla e si convince che non sia la stessa donna che ha sposato. La trama vira nell’horror più genuino con vette di perdita di sé a cui si aggiunge la mutilazione corporea.

Nell’ultima storia, Stone e Plemons interpretano Emily e Andrew, membri di una di una bizzarra setta guidata da Omi (Dafoe) che basa i suoi principi su liquidi corporei e sesso. I due hanno una missione importante: trovare una giovane donna che possa, in sostanza, resuscitare i morti.
Lanthimos spinge le situazioni verso l’assurdo, le norme vengono sovvertite, condite da una maliziosa vena di umorismo nero e cinismo intelligente a rendere più digeribile le convenzioni sociali che abbiamo imparato ad accettare in ogni aspetto della nostra vita, amore compreso. L’amore e la sua assenza diventano forze aberranti che spingono i personaggi a confrontarsi con il desiderio di essere amati e accettati, spesso anche a costo della propria autonomia, e la necessità di essere liberi e in controllo di se stessi. In tutte e tre le storie si manifesta una dinamica in cui un personaggio esercita un certo grado di dominio sull’altro, fino a livelli estremi.
L’uso di spazi architettonici distinti e inquietanti e di numerosi primi piani enfatizzano la sensazione di essere intrappolati in ambienti chiusi e oppressivi, in cui il libero arbitrio tende a oscillare tra la volontà di ribellarsi e l’accettazione del destino.
Come in tutti i film di Lanthimos, c’è tanta carne al fuoco. Kinds of Kindness è un’opera complessa, a partire dalla sua imponente durata: due 2 ore e 45 minuti. Un manifesto dei temi radicati nella cinematografia del regista con il sesso, la nudità, la perversione come elementi centrali, insieme alla presenza iconica di Emma Stone che balla. È profondamente cupo; eppure, capace di mettere in luce paradossi pericolosi e irrisolti che siamo ancora ben lontani dall’affrontare a viso aperto.