Alla 40ª Settimana Internazionale della Critica, sezione autonoma della Mostra del Cinema di Venezia (27 agosto–6 settembre), sono in programma due film italiani che si confrontano con l’immaginario americano.
Nel lungometraggio Agon di Giulio Bertelli, co-prodotto tra Italia, Francia e Stati Uniti, il punto di partenza è un’Olimpiade fittizia in un mondo dominato dalla sorveglianza tecnologica. Tre atlete — impegnate nel tiro a segno, nella scherma e nel judo — sono al centro di una narrazione che incrocia storia militare, sport e spettacolo. Il film, costruito come un dispositivo ibrido tra cinema processuale e video-essay, adotta uno sguardo analitico sui corpi e sulle loro prestazioni, in linea con una certa estetica statunitense post-sportiva.
Lo stesso vale per il cortometraggio Arca di Lorenzo Quagliozzi, in programma nella sezione SIC@SIC. Ambientato durante la Guerra Fredda, il film immagina un gruppo di registi hollywoodiani impegnati in un progetto segreto di conservazione della memoria cinematografica in vista di un possibile conflitto nucleare.
Più in generale, il resto della selezione guarda altrove. Tra i titolo segnalare Cotton Queen di Suzannah , Mirghani, ambientato in Sudan e incentrato sul conflitto tra sviluppo industriale e tradizione, spicca per la capacità di coniugare narrazione femminile, politica agricola e memoria coloniale. Il film è sostenuto da una rete di co-produzioni che attraversa Germania, Francia, Palestina, Egitto, Qatar e Arabia Saudita.
Gorgonà di Evi Kalogiropoulou, regista greca con un background nelle arti visive, costruisce una parabola distopica su potere, genere e petrolio in una raffineria simbolica della Grecia contemporanea. Il film si muove tra mito classico e scenari postapocalittici, con una messa in scena fortemente codificata e uno sguardo non riconciliato sul presente.

Straight Circle del britannico Oscar Hudson, già noto per il suo lavoro nel videoclip e nella pubblicità, è un’opera fortemente stilizzata. Due soldati nemici dimenticano le rispettive appartenenze e si trovano intrappolati in un deserto astratto. Il film lavora sull’assurdo, sul linguaggio della guerra e sulla disgregazione dell’identità.
Sul versante italiano, Waking Hours di Federico Cammarata e Filippo Foscarini, documentario ambientato tra i boschi al confine con l’Europa, osserva in modo rigoroso e immersivo la rete invisibile dei passeur afghani. La notte diventa condizione permanente, il confine un dispositivo di attesa e controllo. Tra i produttori figura anche Roberto Minervini.
Chiude la selezione in concorso ISH di Imran Perretta, storia di due adolescenti musulmani nella periferia di Londra. Il trauma poliziesco è l’evento scatenante, ma il centro narrativo è il passaggio all’età adulta, il linguaggio e il corpo come campo di riconfigurazione identitaria.