Oliver Stone arriva a Salina. Non porta un film, ma un libro. Il suo memoir, Cercando la luce (Chasing the Light), è il racconto diretto di una vita attraversata dalla guerra, dalla rabbia e da una visione lucida dell’America. Dall’infanzia difficile all’esperienza reale in Vietnam, fino agli anni di Hollywood e ai titoli che lo hanno reso un autore riconoscibile – Platoon, Wall Street, JFK – Stone costruisce un’autobiografia che è anche una dichiarazione di metodo: scegliere di guardare dove gli altri preferiscono non fermarsi.
Il SalinaDocFest 2025, in programma dal 15 al 20 luglio, gli assegna il Premio Gruppo Arena. Non un premio alla carriera, ma un riconoscimento a un modo di pensare e interrogare il cinema. Stone sarà protagonista di un incontro pubblico con Silvia Bizio che ruota attorno a una domanda urgente: che valore ha ancora il racconto, quando le parole perdono forza e le immagini si consumano?
Non è un caso che il tema scelto quest’anno sia “Nuove Parole / Nuove Immagini”. “Ogni anno – spiega Giovanna Taviani, direttrice artistica e fondatrice – il nostro vocabolario perde tremila parole. E quando perdiamo le parole, perdiamo il mondo”.
Stone sarà uno dei protagonisti, ma non l’unico. Jeremy Irons presenta Trashed, un documentario sull’inquinamento e la deriva ambientale. Sinéad Cusack partecipa a un incontro sulla visione artistica al femminile. Lunetta Savino riceve un premio per Diamanti, film di Ferzan Özpetek che racconta la vecchiaia come spazio politico. Ascanio Celestini porta Poveri Cristi, opera dedicata a chi resta ai margini, mentre Lidia Ravera riceve il Premio “Nuove Parole / Nuove Immagini” per un’opera narrativa che continua a cercare nuove forme anche nel disincanto.
Il concorso ufficiale riunisce sei documentari selezionati come le opere più significative della stagione. A giudicarli è una giuria composta da Luciana Capretti, giornalista con attenzione alle storie degli ultimi; Maricetta Lombardo, sound designer per Garrone e i fratelli D’Innocenzo; e Daniele Ciprì, regista e direttore della fotografia noto per aver riscritto l’estetica del margine con Cinico Tv. Tre sguardi complementari, lontani dai salotti festivalieri, e profondamente radicati nella materia del cinema.
Tra le novità dell’edizione, la sezione “I Mestieri del Cinema” punta l’attenzione su chi opera dietro le quinte: montatori, fonici, scenografi, costumisti. È anche da qui che nasce il Manifesto “Il Cinema come Mestiere dell’Immaginario”, promosso dal festival e ispirato a Il cinema, l’immortale di Daniele Vicari. Sarà presentato sabato 19 luglio come appello a introdurre l’educazione audiovisiva nelle scuole, non come materia opzionale, ma come parte del processo formativo.
Tra le proiezioni speciali in programma c’è Arsa, il nuovo film dei Masbedo, girato a Stromboli, scritto con Giorgio Vasta e interpretato da Gala Zohar Martinucci e Tommaso Ragno. La storia segue un uomo e una ragazza alla deriva su un’isola vulcanica, dove i detriti diventano oggetti da trasformare. Un racconto di isolamento, sopravvivenza e ricostruzione, nato dal lavoro con le comunità locali e le scuole, in un territorio segnato dal naufragio e dalla plastica.
Accanto al cinema, spazio alla musica con Pietra a metà, omaggio di Pietra Montecorvino a Pino Daniele e Massimo Troisi, e alla chiusura, il concerto gipsy jazz dei Patagarri. Tre mostre fotografiche e installazioni artistiche completano l’esperienza: Replanting Human Beings di Giuseppe La Spada, Vernacolare isolano di Claudio Santini, Through Waters di Cristina Sassayannis.