Fior di latte, debutto alla regia di Charlotte Ercoli, è stato presentato in anteprima al Tribeca Film Festival, in corso a New York fino al 15 giugno. Racconta la storia di Mark (interpretato da Tim Heidecker), un drammaturgo che non riesce più a scrivere, un uomo in bilico, intrappolato nel presente. È l’olfatto a offrirgli una via di fuga: una serie di fragranze che lo riportano indietro nel tempo, a un’estate italiana vissuta — o forse solo sognata — molti anni prima.
Quello che all’inizio sembra un gioco innocente, un piccolo conforto, si trasforma piano piano in qualcosa di più oscuro. Il desiderio di ricordare si fa dipendenza, e Mark comincia a perdersi nel passato, fino a non riconoscere più il presente. La fragranza “Fior di Latte”, creata realmente dalla storica casa fiorentina Spezierie Palazzo Vecchio, diventa l’epicentro di questa deriva interiore.
Nel film, una coproduzione tra Stati Uniti e Italia, gli odori non evocano soltanto, diventano ossessioni. “Un viaggio all’inferno per chi è dipendente dai profumi”, lo ha definito la regista. Ogni spruzzo è una discesa più profonda nel buio di un ricordo.

Credit: Courtesy of Tribeca Festival
Al fianco di Heidecker c’è Kevin Kline, nei panni di un profumiere eccentrico e affascinante — un uomo che distilla essenze cantando, un po’ scienziato, un po’ mago, un po’ terapeuta barocco. È lui a guidare Mark nel suo viaggio olfattivo, in un laboratorio che sembra uscito da una fiaba e che diventa il luogo dove la realtà si dissolve del tutto. L’Italia, in questo film, non c’è mai davvero. È presente solo nei racconti olfattivi, nelle note di latte e fieno, di agrumi e crema, nei flaconi che Mark inala come fossero pozioni magiche.
“I profumi che più amiamo contengono sempre una dose minima di fetore”, sembra suggerire Ercoli. E anche i ricordi più dolci, se li si guarda da vicino, portano con sé un’ombra. Fior di Latte è un film che parla di quell’ombra. Di quanto sia facile innamorarsi di un passato ricostruito, e di quanto sia difficile tornare indietro, una volta che ci si è persi lì dentro.