Dal 29 maggio al 5 giugno torna Open Roads: New Italian Cinema, come sempre al Walter Reade Theater del Film at Lincoln Center. È uno dei pochi spazi dove il cinema italiano contemporaneo incontra con una certa continuità il pubblico americano. Una selezione di quattordici film, tutti recenti, tutti in versione originale con sottotitoli in inglese, e spesso accompagnati dai loro autori, che quest’anno sono in gran parte presenti, il che non è scontato.
Si comincia mercoledì 29 con Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini. A rappresentare il film ci sarà Fabrizio Gifuni, protagonista insieme a Romana Maggiora Vergano. Il film è un ritratto a distanza del padre della regista, Luigi Comencini. Ma è anche un dialogo impossibile tra generazioni, tra immagini degli anni Settanta e voci del presente. C’è dentro il tempo, appunto, e come si trasforma il ricordo quando lo metti sotto la lente del cinema.La seconda proiezione è prevista il 3 giugno nel pomeriggio.
Poco prima, sempre il 29, Ferzan Özpetek presenterà Diamanti, ambientato in una sartoria romana, ai tempi in cui il cinema italiano cuciva a mano i costumi (e forse anche i sogni). Luisa Ranieri e Jasmine Trinca sono due sorelle che si muovono tra relazioni, lavoro e aspettative sempre un po’ troppo grandi. La replica è in programma il 3 giugno.
L’indomani, 30 maggio, Andrea Segre accompagnerà Berlinguer. La grande ambizione, che racconta il leader del PCI senza mitizzarlo troppo, cercando invece un tono più sobrio, a tratti quasi cronachistico. Nello stesso giorno sarà presentato anche Canone effimero, documentario dei fratelli De Serio — presenti in sala — su musiche e strumenti regionali destinati a sparire, organizzato in capitoli che alternano osservazione e performance. Sempre il 30 maggio spazio a Sicilian Letters, accompagnato da Antonio Piazza e Fabio Grassadonia. Il film è costruito come uno scambio epistolare tra un boss latitante (Elio Germano) e un ex politico (Toni Servillo): tutto si gioca sulle voci fuori campo e su immagini immobili, quasi un racconto interiore a due teste.
Il 30 debutta anche Basileia, esordio di Isabella Torre, ambientato in Aspromonte. L’idea è semplice: un sito archeologico abusivo, un forestiero, una vendetta. Ma il racconto si muove lentamente, lasciando emergere un’atmosfera sospesa, in cui qualcosa di non detto (e forse soprannaturale) si insinua piano piano. Anche lei sarà presente a New York.
Sabato 31 si comincia con Luce, firmato da Silvia Luzi e Luca Bellino, entrambi in sala. Il film segue una ragazza, interpretata da Marianna Fontana, in un paesaggio industriale che è prima di tutto mentale. Il racconto si chiude sempre più su di lei, su un volto che regge quasi tutto da solo. A seguire, Alissa Jung presenterà Paternal Leave, un incontro posticipato tra un padre (Luca Marinelli) e una figlia. Tutto è trattenuto, lo spazio è piccolo, la tensione lavora più tra gli sguardi che nei dialoghi. Il film passa anche il 4 giugno.
Sempre il 31, alle 17:00, alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della NYU, è previsto un incontro aperto al pubblico con una parte consistente della delegazione italiana. È uno spazio informale, non un panel con domande preparate. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, e saranno presenti — oltre a Özpetek, Gifuni, De Serio, Segre, Luzi, Bellino, Jung, — anche Cassigoli, Kauffman, Dela Cruz e Fgaier.
Domenica 1° giugno, il programma cambia tono con Familia, il secondo film di Francesco Costabile. Il racconto è centrato su un adolescente che entra in un gruppo neofascista, ma il film evita le semplificazioni e lavora più sulle tensioni familiari che sulle ideologie. Insieme al giovane Francesco Gheghi, Barbara Ronchi dà una delle interpretazioni più solide della selezione. Sempre il 1°, con replica il 3 giugno, in programma Vittoria di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, entrambi presenti. Qui la protagonista è una donna che, in una famiglia composta solo da uomini, comincia a desiderare una figlia. Il tono è ibrido, a metà tra racconto personale e osservazione documentaria, e il confine resta volutamente sfocato.
Lunedì 2 giugno è il turno di Battleground, anteprima nordamericana del nuovo film di Gianni Amelio. Dopo Il signore delle formiche, presentato a Open Roads 2023, il regista torna con una parabola intensa sul coraggio e la compassione in condizioni estreme. Alessandro Borghi interpreta un medico in un ospedale militare durante la Prima Guerra Mondiale. La seconda proiezione è in programma il 4 giugno
Martedì 3, oltre alle repliche di Il tempo che ci vuole e Diamanti, viene riproposto anche Come la notte, accompagnato da Liryc Dela Cruz. Tre fratelli filippini si ritrovano in una villa ereditata. Le inquadrature in bianco e nero e i dialoghi rarefatti fanno pensare più a un’opera installativa che a un racconto classico. Non dura molto (75 minuti), ma chiede uno sguardo lento.
Mercoledì 4 torna Sicilian Letters, mentre mercoledì 5 la seconda proiezione di Familia e quella di Canone effimero. A chiudere, Wishing on a Star di Peter Kerekes (non presente), in cui una consulente astrologica napoletana aiuta i clienti a cercare l’amore attraverso l’oroscopo. Una specie di documentario travestito da commedia, o forse il contrario. I personaggi sembrano veri, ma non lo sono mai del tutto.
I biglietti sono in vendita dal 6 maggio per i soci di Film at Lincoln Center, e dall’8 per il pubblico generale. Ingresso singolo: 17 dollari (14 ridotto, 12 per i membri FLC). Esiste anche un pass cumulativo per 3 o più film, e un all-access pass (che esclude però il film d’apertura). Il programma completo è disponibile su filmlinc.org.