Dalla sua cella a Rikers Island, Harvey Weinstein prova a riscrivere il copione da cattivo. In un’intervista fiume rilasciata alla commentatrice conservatrice Candace Owens, l’ex re di Hollywood — condannato per reati sessuali — si è proclamato vittima di una giustizia distorta e di una “campagna orchestrata” dalle sue accusatrici più celebri.
“Sono stato condannato ingiustamente”, ha esordito Weinstein nel colloquio video, trasmesso parzialmente su YouTube e disponibile tramite abbonamento alla piattaforma a pagamento di Owens. L’ex produttore ha fatto riferimento alla condanna del 2020 per stupro e abusi sessuali, annullata nel 2024 per vizi procedurali, e a quella del 2022, tuttora in vigore, per un altro episodio di violenza sessuale. Secondo Weinstein, il primo processo sarebbe stato viziato dalla presenza di testimonianze “estranee al capo d’accusa”.
“Ho ferito mia moglie, i miei figli, i miei amici. Ho tradito, è stato un errore orribile. Ma non ho commesso quei crimini. Lo giuro davanti a Dio e a chi mi guarda, lo giuro sulla mia famiglia”, ha ammesso Weinstein.
Il discorso si è quindi spostato sul contesto lavorativo. “Ero un pessimo capo”, riconosce. “Duro, esigente, con un brutto carattere. Le pressioni del lavoro sono state la mia scusa per l’infedeltà. Ma non per commettere reati”.
Owens lo incalza citando alcune delle sue accusatrici più note. Gwyneth Paltrow, ad esempio, che nel 2017 raccontò di essere stata importunata da Weinstein nel 1996, in una stanza d’albergo dopo le riprese di Emma. Lui ha negato in blocco: “È tutta una finzione. Le ho fatto un’avance, sì, ma non l’ho mai toccata”.
E ha rilanciato: “Chi ha visto la nostra relazione sa che eravamo amici. Nel 1999, quando stavo male, venne in ospedale ad abbracciarmi. Ai Golden Globe disse: “Bomber, ci manchi”. E agli Oscar mi ha ringraziato. Nessuno l’aveva costretta”.
Secondo Weinstein, la rottura con l’attrice sarebbe avvenuta per dissapori su un progetto cinematografico tratto da The Secret History di Donna Tartt, scritto dalla stessa Paltrow con il fratello Jake.
C’è poi il capitolo Rose McGowan, tra le prime a puntare il dito contro di lui nel 2017. McGowan raccontò al New York Times di aver ricevuto da Weinstein 100.000 dollari in cambio del silenzio su un’aggressione sessuale avvenuta al Sundance Festival. Secondo Weinstein, l’accordo non costituiva ammissione di colpa, bensì un tentativo di “evitare un processo e comprare la pace”.
“Volevo solo evitare guai con mia moglie di allora, Eve Chilton. Ho pagato Rose McGowan per questo, per tenerle tutto nascosto”.
Nonostante la detenzione, Weinstein ha detto di star continuando a lavorare, seppur in modo informale. “Alcuni amici mi mandano le loro sceneggiature e mi chiedono consigli. Io le leggo, do un parere. Non lo faccio per me, ma per aiutare gli altri”, ha precisato.
Nelle prossime settimane l’ex pezzo grosso di Hollywood, 72 anni, dovrà affrontare un nuovo processo a New York. Le accuse arrivano da tre donne: l’ex modella Kaja Sokola, l’assistente di produzione Miriam Haley e l’aspirante attrice Jessica Mann. I capi d’imputazione comprendono due episodi di abusi sessuali di primo grado e uno di stupro di terzo grado.