Settant’anni sono abbastanza per diventare un’istituzione, ma anche per iniziare a pesare. Il cinema italiano arriva a questa nuova edizione dei David di Donatello con la consapevolezza di un’eredità ricca e ingombrante. La cerimonia – in onda stasera su Rai 1 alle 21:40 – sarà condotta da Elena Sofia Ricci e Mika, mentre le statuette saranno consegnate dentro il Teatro 5, che fu regno di Fellini e oggi è tempio laico di un’arte che cerca ancora di capire quale voce usare per raccontare il presente.
Ma il vero inizio è avvenuto stamattina, al Quirinale. Lì, davanti al Presidente della Repubblica – a cui è stato assegnato un David speciale – i candidati si sono ritrovati come una famiglia allargata e litigiosa, unita dal bisogno di riconoscimento e divisa dalle fratture politiche e generazionali che attraversano l’intero settore.
Geppi Cucciari ha fatto da contrappunto all’atmosfera istituzionale con la sua comicità corrosiva, accogliendo con sberleffi e frecciate la presenza del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che ha provato a difendere una riforma del tax credit osteggiata da molti. Tra i passaggi più controversi, la promessa di “trasparenza e regolarità” nei finanziamenti, e un richiamo alla necessità di “non creare aree di privilegio”. Parole che, in una platea fatta di registi, attori e produttori, hanno generato più di un sopracciglio sollevato.
I David, però, restano un atto d’amore verso il cinema. Un atto imperfetto, a volte stonato, ma necessario. Pupi Avati – che stasera riceverà il David alla Carriera – lo ha detto con ironia e amarezza: “Nella vita bisogna saper aspettare. Anche quando pensi che non ti tocchi più”. E dietro la battuta, c’era la fatica di chi ha attraversato sei decenni di set, errori, successi e sogni incompiuti.
Oltre ad Avati, riceveranno premi speciali anche Ornella Muti, diva popolare e sofisticata al tempo stesso, e Timothée Chalamet, corpo fragile e magnetico del nuovo cinema globale. Giuseppe Tornatore sarà invece omaggiato con il Premio Cinecittà David 70, per aver saputo restituire alla fabbrica romana la sua vocazione poetica e internazionale.
A guidare la corsa ai premi sono Berlinguer – La grande ambizione di Andrea Segre e Parthenope di Paolo Sorrentino, entrambi con 15 candidature. Seguiti da L’arte della gioia e Vermiglio (14). La serata vedrà anche la presenza di ospiti come Monica Bellucci, Luca Zingaretti, Mario Martone, Emanuela Fanelli, Giuseppe Fiorello e La Niña.
Nel complesso, 24 film italiani concorrono ai premi, affrontando temi come le difficoltà familiari, la fragilità dei legami affettivi e il senso di smarrimento generazionale. Promossi dall’Accademia del Cinema Italiano con la collaborazione di Rai e Cinecittà, i David di Donatello offrono ogni anno uno spaccato del panorama cinematografico nazionale, mettendone in luce sia i punti di forza che le contraddizioni.