Il Tribeca Festival 2025 torna a New York dal 4 al 15 giugno con un programma ricco e sorprendente: 118 lungometraggi, 94 anteprime mondiali e 135 registi da 36 paesi, tra confessioni intime, epopee pop e distopie musicali. Tra i titoli di punta, come l’album visivo di Miley Cyrus e il live-action di How to Train Your Dragon firmato da Dean DeBlois, trovano spazio anche quattro film legati all’Italia, tra collaborazioni artistiche e coproduzioni internazionali.
Il primo titolo è Cuerpo Celeste, film ambientato in Cile e diretto da Nayra Ilic, che vede l’Italia coinvolta come paese coproduttore. Segue Little Trouble Girls, girato tra Slovenia, Croazia e Italia, incentrato sull’amicizia tra due adolescenti durante un ritiro corale in un convento. La regia è della slovena Urška Djukić.

Anche Reflection in a Dead Diamond, diretto da Hélène Cattet e Bruno Forzani, è il frutto di un’ampia collaborazione europea, con una coproduzione che unisce Belgio, Lussemburgo, Francia e Italia. Il film rilegge in chiave visionaria e immaginifica il cinema di spionaggio degli anni Sessanta. Infine Fior di Latte, una commedia firmata dalla regista italo-americana Charlotte Ercoli e interpretata dall’attrice vicentina Marta Pozzan, oggi di base a Los Angeles, propone una variazione profumata (in senso letterale) sul tema della nostalgia italiana. Un drammaturgo annusa compulsivamente flaconi di profumo per rievocare un’estate italiana perduta.

Il festival si apre con il documentario HBO su Billy Joel, e si chiude con l’imponente Yanuni, epopea ecologista in difesa dell’Amazzonia prodotta da Leonardo DiCaprio. Ma è nel mezzo che si agitano gli spettri del tempo presente: dalla transizione politica americana – omaggiata e criticata al tempo stesso – al peso della rappresentazione culturale. Con Surviving Ohio State, la regista premio Oscar Eva Orner racconta lo scandalo degli abusi sessuali commessi dal medico sportivo Richard Strauss alla Ohio State University, e la battaglia ancora aperta delle vittime per ottenere giustizia. C’è Wizkid che racconta l’Africa postcoloniale vista da Lagos e Londra. In Still Free TC, il rapper americano Ty Dolla $ign si confronta con l’ergastolo del fratello. A rendere l’atmosfera ancora più densa ci pensano i documentari su Culture Club, Depeche Mode, Metallica, e la drag parade zombificata di Queens of the Dead, film horror ambientato in un party warehouse di Brooklyn in cui l’orrore è a colpi di parrucche, glitter e carne umana.

Il Tribeca 2025 è anche una mappa delle metamorfosi: Marc Maron, comico e podcaster, cerca ancora di sopravvivere al dolore di una perdita, microfono alla mano, in Are wee good? Underland, diretto da Robert Petit, è invece un viaggio visivo e poetico nelle profondità della Terra, tra grotte sacre, ghiacciai che si sciolgono e laboratori sotterranei. Marlee Matlin racconta la propria vita di icona sorda nel documentario Not Alone Anymore, mentre in My Mom Jayne, Mariska Hargitay cerca la verità dietro il mito della madre, Jayne Mansfield. Tutto questo mentre a Long Island si gira un documentario sulla nascita dell’hip hop suburbano, e a New York un film – The Scout – segue una location scout che entra nelle case di sconosciuti come se stesse mappando la psiche della metropoli.
Tra zombie, risse spaziali e vecchi cancellati dalla previdenza sociale, c’è anche spazio per la poesia. Come in Room to Move, toccante ritratto della coreografa newyorkese Jenn Freeman, che scopre di essere nello spettro autistico mentre crea il suo primo spettacolo. O come Più che un festival, il Tribeca 2025 sembra un grande affresco liquido, un mare agitato da cui emergono icone, ribelli, anziani in fuga e adolescenti in preda a rivelazioni.