Dopo averla interpretata sul palco del Beacon Theatre nel 2023, Monica Bellucci è tornata a New York per la seconda volta “nelle vesti” di Maria Callas. La pièce teatrale Maria Callas: Letters & Memoirs è diventata nel frattempo anche un documentario, dal titolo omonimo, che l’attrice ha presentato in una sala gremita del Museum of Modern Art. Diretto da Yannis Dimolitsas e Tom Volf – quest’ultimo autore anche della raccolta di lettere e di memorie incompiute del soprano più importante del Novecento da cui è tratta la pièce -, il lavoro è uscito nel 2023, in occasione del centenario de La Divina.
La vita di Bellucci si incrocia “artisticamente” con quella di Maria Callas nel 2019, quando, per la prima volta nella sua trentennale carriera di attrice, ha accettato di salire sul palco di un teatro, come protagonista di Maria Callas: Letters & Memoirs. Dopo il successo parigino al Théâtre Marigny e alle Bouffes Parisiens, lo spettacolo ha toccato Milano, Roma, Venezia, Lisbona e Atene, proseguendo nel 2022 e 2023 a Londra, Parigi e New York, dove, al Beacon Theatre, ha registrato il tutto esaurito.

Prima della presentazione del film, abbiamo incontrata Monica Bellucci all’Hotel Baccarat di New York, dove ci ha raccontato dell’avventura teatrale. Mettendo a confronto due donne di epoche diverse in una sorta di incontro a posteriori, l’attrice ha spiegato la passione artistica che l’accomuna alla Callas, insieme a quel sentimento dell’amore, da cui entrambe hanno tratto coraggio e ispirazione.

La sua interpretazione in Maria Callas: Letters & Memoirs ha riscosso un grande successo. Se l’aspettava?
“No, affatto. Avevo una grandissima paura, d’altronde mi sono ritrovata su un palco al cospetto di quattromila persone. Poi ha preso piede l’entusiasmo perché sentivo che il pubblico rispondeva in modo positivo, fino addirittura a instaurare una relazione all’unisono con esso. Una magia. Questo unitamente alla fortuna, perché in molti hanno creduto in me. Quando il direttore del Théâtre Marigny accettò con fervore la proposta della pièce, gli dissi: Lei è coraggiosissimo, lo sa che è la prima volta che faccio teatro?”
Lei, invece, dove ha trovato il coraggio?
“Dall’amore. Quando ho letto le lettere di Maria Callas mi sono sentita travolta. Mi sono detta ‘non puoi dire di no a questa proposta’. Perché ho percepito tanta forza, quella di farsi guidare unicamente dalle proprie emozioni, con tutti i rischi e i pericoli, e vivendo appieno la sua vita. Ho capito che non può essere considerata vittima una donna che si lascia ispirare, così come ha fatto la Callas, dall’amore. Ed è proprio pensando a ciò, con questo stimolo, che mi sono preparata al ruolo”.
Se Maria Callas fosse con noi oggi, cosa le direbbe?
“Innanzitutto, ci capiremmo al primo sguardo, perché c’è un filo che lega noi donne: il dolore. Mi farei raccontare della sua forza, di quella tirata fuori per non arrendersi e non fermarsi davanti a nulla. Basti riflettere su come ha lottato per potersi separare dal marito (Giovanni Meneghini, n.d.r.) in un’epoca, gli anni Cinquanta, in cui la legge non permetteva il divorzio. Mi farei dire dove prendeva il coraggio di dire ciò che pensava, una cosa che rendeva gli uomini addirittura aggressivi nei suoi confronti. Se oggi non abbiamo paura di farci sentire, se disponiamo di maggiore supporto, è grazie all’eredità che ci hanno lasciato donne come Maria Callas. Senza la loro presa di coscienza non saremmo arrivate fin qui”.

Da questo punto di vista, come giudica questo periodo?
“Siamo su una strada il cui tragitto è ancora lungo, tuttavia noi donne oggi lo affrontiamo con più determinazione – cosa che ci avvantaggia. Parliamo, abbiamo maggiore supporto, occupiamo più ruoli solitamente affidati agli uomini, incluso nel mio mondo. In sostanza, si può dire che stiamo avanzando”.
A cosa ha dovuto rinunciare?
“Per fortuna non ho sacrificato nulla nella mia vita, sia da donna che da artista. Ho scelto in base alle mie esigenze e, quando sono diventata mamma, ne ho fatto la priorità assoluta. Cosa che ho potuto concedermi perché di una generazione successiva”.
La madre di Maria Callas le permetteva cinque minuti davanti allo specchio. A suo parere non era utile. Lei quanto tempo ci dedica?
“Ammetto che da quando sono nate le mie figlie ho imparato a specchiarmi sempre meno. È una cosa che succede senza preavviso. Ti ritrovi alle prese con pannolini, latte e notti insonni e, a un certo punto ,passi davanti allo specchio e ti spaventi – ride. – Ecco, a quel punto ho compreso serenamente che avrei dedicato spazio e tempo ad altre priorità, e tuttora è così. Credo che la bellezza sia anche questo”.
Che tipo di mamma è Monica Bellucci?
“Molto italiana, con tutti i pro e i contro. Non so spiegare cosa significhi nello specifico, ma è così e mi piace ripeterlo. Ovviamente parlo soltanto in italiano, così sono certa che mi abbiano capita, senza lasciare posto a fraintendimenti”.
La rivedremo ancora a teatro?
“No. Dopo tre anni in giro per la tournée teatrale, in tre lingue diverse, ritorno al cinema, perché è ciò che mi rilassa. Poi, sarà il tempo a dirlo”.
Maria Callas era una diva, nell’immaginario collettivo un’icona. Chi è Monica Bellucci?
“Mi piacerebbe poter essere un esempio, così come lo è stata lei, che io considero un faro, una vera guida. Amo il mio lavoro e mi appassiona, però credo che a un certo punto sarebbe bello mettere a disposizione la propria esperienza per le giovani generazioni, per chi viene dopo di te. Fare quel passo indietro per cui sei solo spettatrice e al contempo puoi essere un appoggio, una persona a cui affidarsi e da cui attingere”.
In definitiva, non è proprio questo il significato di icona?