Da Gioventù bruciata a Un tram chiamato desiderio, da “La gatta sul tetto che scotta” a “Da qui all’eternità”, i più grandi melodrammi di Hollywood tornano sul grande schermo a Roma, entrando nel tempio delle mostre d’arte, Palazzo Esposizioni, con Magnifiche Ossessioni – Capolavori del mélo hollywoodiano 1951-1959, una rassegna di proiezioni gratuite nella sala Cinema, dal 20 marzo al 28 aprile 2024, con prenotazione, fino a esaurimento posti.
Titoli che sono rimasti nella storia, spesso tratti dalla grande letteratura, volti e scene indelebili, dagli occhi viola di Liz Taylor al bacio sulla battigia di Lancaster e Kerr, all’urlo disperato di Brando che chiama Stella. Un’immersione in un mondo di divi e dive, grandissimi interpreti, e registi enormi, che ci ha fatto piangere e sognare.

Genere disprezzato dai critici e riabilitato dai posteri, il melodramma ha raggiunto le sue vette espressive nel cinema americano degli anni Cinquanta ed è questa stagione memorabile a essere protagonista della retrospettiva a cura di Azienda Speciale Palaexpo e La Farfalla sul Mirino, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, media partner Quinlan.it.
Un’occasione per riscoprire una serie di film d’eccezione, non solo per le storie di passioni folli e per i Technicolor fiammeggianti, ma perché in quegli anni è proprio il mélo a farsi veicolo di un nuovo modo di interrogarsi sulla società americana, quella particolarmente conformista e irreggimentata del secondo dopoguerra.
Dai conflitti generazionali alla condizione della donna, dai disturbi psichici alla questione razziale, fino alla critica del consumismo, molti temi sorprendenti per l’epoca fanno capolino in questi film, anche grazie al genio di registi come Douglas Sirk, Nicholas Ray, Vincente Minnelli o Elia Kazan, solo per citarne alcuni.

Inaugura la rassegna mercoledì 20 marzo alle 20.00 Come le foglie al vento, titolo fondamentale nella storia del genere e nella filmografia di Douglas Sirk,il regista che forse ha incarnato al meglio lo spirito di un cinema capace di raccontare la società, come facevano i dialoghi di Socrate e i melodrammi di Euripide nell’antica Atene. Il regista che amava ripetere che la settima arte è sangue e lacrime, conta ben sette film in programma, compresi gioielli come Secondo amore o Magnifica ossessione.
Ma spiccano in calendario anche i capolavori di Elia Kazan, che rivelò per primo i talenti di Marlon Brando e James Dean in Un tram che si chiama desiderio, con cui il regista trasporta sullo schermo l’atmosfera carnale e violenta della pièce di Tennessee Williams, e La valle dell’Eden, dall’omonimo romanzo di Steinbeck, dove racconta una storia di contrasti familiari con radici nella mitologia biblica, ambientata durante la prima guerra mondiale.
Da qui all’eternità di Fred Zinnemann, vincitore di otto Oscar, mette in luce le contraddizioni e le ingiustizie presenti nell’ambiente militare. Il sensuale bacio nella risacca tra Burt Lancaster e Deborah Kerr rimane una delle scene d’amore più seducenti e indimenticabili nella storia del cinema.

Esteticamente promiscuo e a tratti sconcertante, Il Bruto e la Bella di Vincente Minnelli è un corso accelerato sulle consuetudini di Hollywood della metà del ventesimo secolo e sugli intrighi dietro le quinte, mentre Gioventù bruciata di Nicholas Ray, deve la sua fama al tema sempiterno dell’incomunicabilità del disagio adolescenziale.

Ci sono inoltre titoli che declinano il melodramma verso altri generi, come La donna che visse due volte di Hitchcock, un capolavoro nel senso letterale del termine, una mastodontica opera d’arte annoverata tra le più grandi pellicole della storia del cinema, o il western sovversivo Johnny Guitar, ancora di Nicholas Ray che trasforma la violenza tradizionale del genere in un dramma noir.

Una chicca da non mancare è La grande nebbia, diretto dalla regista e attrice Ida Lupino. Tra le poche registe dietro la cinepresa nella Hollywood classica, è stata la prima a rappresentare le relazioni tra uomini e donne in un modo del tutto nuovo per il cinema americano di quel tempo.

La retrospettiva permetterà infine di ritrovare sul grande schermo alcune delle più grandi dive dell’epoca. Da Elizabeth Taylor, protagonista di due film tratti da Tennessee Williams, La gatta sul tetto che scotta e Improvvisamente l’estate scorsa, atti di accusa contro la sessuofobia paranoica e il perbenismo della vetusta società americana di Eisenhower, a Lana Turner de Lo specchio della vita, ritratto sferzante sul mondo brillante dello spettacolo, e I peccatori di Peyton, uno dei primi film a denunciare il lato oscuro e l’ipocrisia della provincia.

Ancora Joan Crawford, Deborah Kerr, Barbara Stanwyck, Kim Novak e tante altre star che hanno dato anima e corpo a questo genere popolare che, per dirla con Sirk, è riuscito a fornire una risposta narrativa ai cambiamenti economici e sociali del capitalismo postfordista.