Attrice, musicista e ora regista, Margherita Vicario si cimenta nel suo primo lungometraggio di finzione, “Gloria!”, presentato in concorso a Berlino 74. Siamo nei primi anni del XIX secolo in un luogo che è una sorta di incrocio tra un orfanotrofio, un convento e una scuola di musica, non lontano da Venezia.
Protagoniste Teresa (Galatea Bellugi), una serva orfana conosciuta solo come “la Muta” Lucia, Bettina, Marietta e Prudenza, rispettivamente interpretate da Carlotta Gamba, Maria Vittoria Dallasta, Sara Mafodda e Veronica Lucchesi. Cinque giovani musiciste con grandi talenti musicali sopiti che dopo aver trovato un pianoforte abbandonato in una stanza sotterranea si riuniscono in segreto per creare la propria musica al di fuori degli schemi.
Il sistema repressivo a cui sono sottoposte è mantenuto in vita dal sacerdote e maestro di cappella Perlina (il comico Paolo Rossi), incapace di scrivere un pezzo ecclesiastico organizzato per il nuovo Papa Pio VII, in visita all’istituto.
La storia non è un documento storico, ma questo non era neanche l’intento della regista. Il suo film è soprattutto un omaggio a tutte le compositrici e le musiciste di quel tempo rimaste sconosciute. rese invisibili dai loro colleghi maschi.
“Se diciamo Ludwig tutti sanno di chi stiamo parlando”, aggiunge Vicario, “ma se diciamo Francesca Caccini di Mantova nessuno la conosce, nonostante fosse molto famosa al suo tempo. E ce ne sono state molte altre”.

Donne che all’alba della Rivoluzione francese non potevano esibirsi in pubblico. “Nelle interviste spesso mi chiedono cosa ne penso della situazione delle donne nella industria musicale”, spiega ancora Vicario. “Mi sono convinta ad andare in fondo alla questione e ho scoperto che esistevano istituzioni come quella che descrivo nel film”.
Ospedali caritatevoli per la cura dei malati e dei poveri, ognuno con la propria chiesa e funzioni aperte al pubblico. Tra questi il famoso Ospedale della Pietà, dove il prete rosso Antonio Vivaldi, a cui la regista rende omaggio nell’uso del Gloria nel titolo, insegnava violino alle giovani musiciste ospitate e si esibiva con loro per il piacere dei borghesi e dei cittadini locali, le cui donazioni erano vitali per la sopravvivenza di questi istituti. Un ensemble di orfane adulte, chiamate Le Figlie di Choro, che possedevano capacità musicali al pari di altre grandi orchestre europee.
“La musica è stata per loro l’unica via di fuga per tante ragazze rinchiuse, con passati diversi, ma lo stesso desiderio di uscire dal loro confinamento”. A meno che non si sposassero, ma come imparerà a proprie spese la musicista innamorata Lucia, agli uomini non ci si può affidare.
Una musica ribelle che prende forma in una colonna sonora dove i generi si mescolano e la rigida composizione barocca del violino di Lucia si ammorbidisce sulle note pop del jazz-blues di Teresa, chiaramente avanti per quel tempo.
Con Gloria! nelle sale italiane l’11 aprile, Vicario realizza un film non convenzionale dove le parole cedono il passo a suoni, melodie e ritmi che scandiscono la vita all’interno dell’istituto. Anche se a tratti scivola pericolosamente sui binari della high school musical comedy, il film si dissocia da un cinema iper-narrato dove tutto è spiegato, raccontato, ricamato dalle immagini.
La regista rivendica il ruolo della musica, una protagonista silente che alimenta e sostiene il cambiamento all’interno della storia, trascendendo il suo ruolo puramente sonoro per diventare il catalizzatore della ribellione di un collettivo di donne contro le norme tradizionali e il patriarcato nel mondo della musica, di ieri e di oggi.