George Clooney torna dietro la macchina da presa (e resiste alla tentazione di recitare) per lo “sport drama” The Boys in the Boat, nelle sale USA dal 25 dicembre. Un film che ha tutti i crismi tipici di Clooney: tratto da una storia vera, racconto di un’epopea, sfida contro le forze avverse – anche del Male, in questo caso impersonato dal nazismo.
L’epopea è quella della squadra di canottaggio maschile dell’Università di Washington, che nel 1936 andò a Berlino a strappare la medaglia d’oro alle Olimpiadi (non unica impresa americana sotto il naso di Hitler, basti pensare al trionfo e ai quattro ori del velocista Jesse Owens, oltretutto afroamericano).
Una storia del genere richiede un bel gruppo di protagonisti – almeno i nove della squadra dei vogatori, eccoli nel trailer ufficiale diffuso da MGM – fra cui Callum Turner, Peter Guinness, Thomas Elms, Luke Slattery.
Prima ancora dei tedeschi, da battere ci sono i pregiudizi, la povertà degli Stati Uniti immersi nella Depressione, le università più blasonate; in puro stile enfatico, i nostri eroi – tutti working class – dovranno uscire dall’ottica “remo per pagarmi gli studi” ed entrare nell’idea che si gareggia per la Patria, per se stessi, per la propria identità.
La storia era già stata raccontata dal popolarissimo saggio di Daniel James Brown The Boys in the Boat: Nine Americans and their Epic Quest for Gold at the 1936 Berlin Olympics. Niente sorprese, la conclusione è ovvia dall’inizio, ma sarebbe impossibile non farsi coinvolgere – anche dal clima di bromance e, dettaglio anche questo rivelatore, dalla commovente parabola dell’allenatore Al Ulbrickson (Joel Edgerton) che naturalmente ritrova un motivo di vita nella squadra (quante volte abbiamo già visto questo film?)
Fra patriottismo, eroismo, amore per la competizione, spirito americano e dosi massicce di Storia (donne solo personaggi secondari, incoraggianti fidanzate in attesa), Clooney ha detto alla PBS che il lavoro vero, tutta la ricerca, era già stato fatto da Brown. “Il nostro lavoro era cercare di ricatturare l’atmosfera del libro”. Daniel James Brown ha scritto il film con Mark L. Smith.

Momento fondamentale del casting, capire se gli attori erano all’altezza delle prodezze atletiche che sarebbero state loro richieste – hanno comunque avuto bisogno di tre mesi di allenamento intensivo.
“Non sono film facili da fare, perché sono costosi, pieni di tecnologia” dice Clooney, ricordando che da anni voleva realizzare il progetto. “Bisogna convincere gli studios”. Ma la morale per lui era importante: “Mi piace cosa dice di noi, mi piace che ci ricordi di quello che possiamo essere quando lavoriamo insieme”.