A Berlino la suggestione del colore blu ha dato il nome a una mostra di ambientazione newyorkese sul ponte di Manhattan, Die Blaue Brücke. La mostra faceva parte della rassegna EMOP, per cui in tutta la città si possono visitare 100 esposizioni nelle sedi più disparate. Il tema dell’edizione di quest’anno è WAS ZWISCHEN UNS STEHT, che può tradursi come “Ciò che sta tra noi” e si riferisce a ciò che sembra separarci, ma anche a ciò che può unirci.
Per la fotografa padovana di stanza a New York da più di 20 anni l’ispirazione è stata un ponte vero e proprio, ma anche un ponte ideale tra culture. Ogni fotografo ha interpretato il tema in modo personalissimo e originale, Magnani con una serie di incontri sopra e sotto il ponte blu (dopo il progetto del 2017, sul ponte di Williamsburg, che diventò una mostra in Canada, Il ponte rosa).

Abbiamo chiesto alla fotografa come è nata questa mostra. Risponde Magnani: “In genere quello che fotografo non lo vado a cercare, è quello che mi arriva davanti, che appare sul mio percorso, sul mio sentiero o anche in un certo senso in quelli che io chiamo “i miei teatri”. Riflettevo mesi fa sull’etimologia della parola “ovvio”, da ob-viam, ciò che è evidente perché ti si para di fronte, di traverso sulla strada, in miezz’a via come dicono a Napoli. Quello che fotografo fa parte della mia giornata e dei miei giri, della mia routine che negli anni, nei mesi, con le stagioni, a seconda di lavori e impegni, varia. Ho abitato per oltre 10 anni a Williamsburg e in quel periodo lavorai a un progetto a lungo termine intitolato al ponte di Williamsburg che ai tempi faceva parte della strada che percorrevo ogni giorno per tornare a casa. Quella serie divenne una mostra nel 2017, Il ponte rosa, che esposi in Quebec, sul ponte di Saint Anne, sul fiordo di Saguenay a Chicoutimi, nell’ambito di Zoom, festival di fotogiornalismo canadese. Un paio di anni fa mi sono spostata in un’altra zona di Brooklyn, a Bed Stuy ed ecco che per arrivare in città da lì si percorre il Manhattan Bridge, un ponte che già avevo iniziato a conoscere poco prima che iniziassero le restrizioni sul movimento inflitte dalla pandemia”.

