Rimangono ancora pochi giorni per visitare alla galleria Gagosian a Chelsea la mostra “Nan Goldin: You never did anything wrong” (al 522 West 21st Street, New York). Inaugurata il 12 settembre, aperta fino al 19 ottobre, la mostra si sviluppa con un’ampia sequela di fotografie della celebre artista americana con in più due filmati presentati in padiglioni appositamente costruiti al centro della sala.
In oltre cinquant’anni di carriera, Goldin ha esplorato le profondità della condizione umana, catturando momenti crudi della vita quotidiana che rivelano esperienze universali sull’amore, la perdita, la verità. Così dopo l’impatto che ebbe nel 2022 “All the Beauty and the Bloodshed”, il docu-film (premiato anche al festival di Venezia) della documentarista premio oscar Laura Poitras, dedicato alla vita di Nan Goldin e della sua militanza a favore di P.A.I.N. (Prescription Addiction Intervention Now), arriva una mostra che continua il viaggio di Goldin nei sentimenti della vita raccontati attraverso gli scatti d’arte, questa volta realizzati nei musei del mondo.
Attingendo all’impulso associativo della sindrome di Stendhal, Goldin ha creato un ampio corpo di sue nuove fotografie a griglia in cui altre sue immagini autobiografiche scattate soprattutto negli anni Settanta, sono rispecchiate da fotografie scattate in musei di opere d’arte che abbracciano millenni. Il formato a griglia, che è stato un elemento chiave del lavoro di Goldin per tre decenni, riecheggia la struttura cinematografica delle sue opere con immagini in movimento, incapsulando la sua comprensione della storia e del tempo. Queste fotografie rivestono le pareti della galleria, circondando i padiglioni dove sono proiettati due film.
Molte delle griglie esplorano storie di amore e perdita nell’antichità, come in Orpheus Dying (2024), in cui un dipinto barocco del 1866 di Émile Lévy di Orfeo è abbinato a una fotografia del 1977 dell’amante di Goldin, Tony. I parallelismi visivi emergono sorprendenti, con entrambe le figure in posizioni quasi identiche e seducenti. Le loro gabbie toraciche pronunciate creano una simmetria inquietante, ed entrambi i corpi sono drappeggiati su lenzuola blu stropicciate che uniscono ulteriormente le immagini, nonostante uno sia un nudo classico e l’altro un uomo moderno in jeans. La tavolozza condivisa e l’ombra inquietante delle due scene confondono i confini tra passato e presente, arte alta e narrativa personale, rendendo la loro connessione quasi surreale ed evocando il piacere e il terrore della sindrome di Stendhal.
Si chiama proprio Stendhal Syndrome (2024) l’opera di immagini in movimento, con una colonna sonora composta da Soundwalk Collective, in cui scorrono le fotografie che Goldin ha scattato negli ultimi vent’anni di capolavori classici, rinascimentali e barocchi con i ritratti dei suoi amici, familiari e amanti. Fotografie di dipinti e sculture provenienti da musei di tutto il mondo, tra cui la Galleria Borghese, il Louvre, il Metropolitan Museum of Art e il Prado, si fondono perfettamente con le immagini della comunità di Goldin, attraversando secoli per risultare in armonia tra loro, rivelando sorprendenti somiglianze nella composizione, nel colore, nella forma e nel tono emotivo.
You never did anything wrong, Parte 1 (2024) (il titolo riprende l’epitaffio su una tomba di un cane al cimitero degli animali domestici di Lisbona) è un filmato amatoriale incentrato sulla totalità dell’eclissi solare, girato in Super 8 e 16mm. La colonna sonora include un pezzo triste di Valerij Fedorenko, una nuova colonna sonora composta da Mica Levi e suoni ambientali della natura registrati durante l’eclissi. È la prima opera astratta di Goldin, nata da un antico mito secondo cui un’eclissi è causata da animali che rubano il sole.
La capacità di Goldin di tracciare connessioni visive così precise crea interrogativi profondi sulle gerarchie tradizionali all’interno dell’arte e sulla persistente compulsione umana a creare bellezza da opere raffiguranti amore e dolore.
Le opere di immagini in movimento sono proiettate all’interno di padiglioni indipendenti progettati da Goldin in collaborazione con l’architetto franco-libanese Hala Wardé. Ogni struttura è concepita per riecheggiare il film corrispondente al suo interno, creando un lavoro di arte totale, dove architettura, immagine e suono si fondono.