“L’arte è una tregua spirituale e immateriale dalle difficoltà della vita”. Un cuscino di rose bianche su una piccola urna che contiene le ceneri, la sua fotografia: Fernando Botero ha rinnovato anche con la morte, il patto di amore e fedeltà che lo legava alla città di Pietrasanta; ha scelto di tornare qui per il riposo eterno. Si è aperta questa mattina alle 10, con il saluto del sindaco della cittadina in provincia di Lucca, Alberto Stefano Giovannetti, la camera ardente allestita nella Chiesa di Sant’Antonio Abate
Ai piedi dell’urna, una composizione di fiori con la scritta “Ciao maestro” donata dagli amici e dagli esercenti commerciali del luogo, che in maniera composta hanno iniziato a far visita all’artista.

“L’amore che il maestro Botero e la sua famiglia avevano per Pietrasanta – ha voluto ricordare il primo cittadino – era sincero e genuino, per quanto fosse sbocciato velocemente e in modo forse un po’ casuale. Ma altrettanto rapidamente è stato ricambiato, nelle piccole cose della quotidianità. La cittadinanza onoraria conferita nel 2001 è stato un atto che, in buona sostanza, ha certificato quello che già Botero era per noi; un concittadino. E da concittadini siamo a porgergli tutti, il nostro saluto e il più sentito ringraziamento per la grandezza che ha donato a Pietrasanta”.

Nel giorno delle esequie, previsto per sabato 7 ottobre, sarà proclamato il lutto cittadino, dopo la cerimonia che sarà officiata alle 11 nell’attiguo Duomo di San Martino; le spoglie saranno sepolte nel piccolo cimitero accanto a quelle della moglie, l’artista greca Sophia Vari, deceduta lo scorso maggio.
Il pittore e scultore colombiano si era spento all’età di 91 anni il 15 settembre, nella sua casa di Montecarlo, a seguito di complicazioni legate a una polmonite. Il suo feretro è stato portato dall’altra parte dell’oceano, nella natia Colombia dove è stato celebrato per molti giorni nella capitale Bogotà e poi a Medellì dove era nato, e in Colombia è stato cremato; Botero aveva espresso il desiderio di ritornare a Pietrasanta, dove nel 1983 aveva acquistato una casa. Successiva a quella data è l’apertura dello studio Piccola Atene, che aveva fortemente voluto per rimanere in prossimità
delle cave di marmo e delle fonderie, alle quali affidava la produzione delle sue statue di bronzo.
A testimoniare il profondo legame artistico che lo univa alla città, sono le numerose donazioni come “Il Guerriero” una statua realizzata nel 1992 e i due grandi affreschi intitolati “La porta del Paradiso” e “La porta dell’inferno” eseguiti nel 1993.

Botero è considerato un’icona dell’arte contemporanea: il suo stile estremamente riconoscibile era basato su quelli che da lui venivano definiti volumi o “forme dilatate”. Nella sua lunga carriera non aveva dipinto soltanto donne inespressive e tondeggianti. il suo lavoro, con la realizzazione di una serie di dipinti su Pablo Escobar e sulla droga in Colombia, si era spostato anche sulla
politica.
Nato a Medellin, aveva mantenuto sempre rapporti molto stretti con la sua terra d’origine, tanto da sostenere che tutto quanto dipingeva proveniva dai ricordi della sua gioventù. “Mi sento colombiano fino all’ultima cellula. Persino nei villaggi mi chiamano maestro, maestro. È il mio paese. Ho vissuto in Francia, in Italia, negli Usa, ma non mi sono mai sentito parigino o newyorchese – aveva confidato – Ecco, forse posso sentirmi un po’ italiano. Sarà per le lontane origini”.