In tempi in cui i cineasti hanno imparato a muoversi con cautela su argomenti scomodi per non urtare troppo il pubblico, Todd Haynes porta al New York film Festival, in programma al Lincoln Center fino al 12 ottobre, un dramma ironico che indaga le relazioni tabù in un modo fuori dal comune.
May December – il cui titolo fa riferimento ad un’espressione usata per indicare una coppia in cui vi è grande differenza d’età – segue Elizabeth Berry (Natalie Portman), un’attrice televisiva, che nel 2015 si reca a Savannah, Georgia, per documentarsi sul suo prossimo ruolo in un film indipendente: dovrà interpretare Gracie Atherton-Yoo (Julianne Moore) che vent’anni prima finì in prigione e sui tabloid dell’intero Paese per una relazione, extra-coniugale, con l’allora tredicenne Joe (Charles Melton).
Il film, sceneggiato da Samy Burch, si assesta molto presto sul tema dell’identità. Elizabeth intende scoprire cosa ha spinto una donna matura e con un marito ad avere una storia di sesso con un ragazzino. Man mano che Portman si insinua nella privacy degli Atherton-Yoos, cominciamo a chiederci se la sua dedizione al ruolo provenga solo da un disperato desiderio di essere presa sul serio come attrice, o se ci sia qualcosa di più profondo e oscuro che si cela in lei.

Tutte le vite sono il risultato di scelte. Lo è ancora di più quando si tratta di scelte sentimentali così egoistiche senza pensare a conseguenza alcuna. “Sono ingenua. Lo sono sempre stata. Penso che sia un regalo”, afferma Elizabeth. Eppure quanto è ingenua? Moore è bravissima a spiazzarci: è controllante e manipolatrice ma anche inaspettatamente fragile. Non ha alcuna intenzione di essere redenta. Più Elizabeth insiste affinché Gracie riconosca di aver agito da predatrice sessuale, più la donna respinge ogni idea che il suo amore per Joe possa essere considerato sbagliato.
Ma è Charles Melton, l’attore di Riverdale, la vera risorsa del film, offrendo una performance ben modulata e commovente di un uomo bambino che in qualche modo è più piccolo dei suoi figli. Elizabeth arriva in un momento in cui il giovane sta facendo i conti con un’infanzia mancata, e, soprattutto, con gli sforzi di Gracie per tenerlo intrappolato in una relazione sproporzionata sotto ogni punto di vista. Lui è la vittima di un gioco di specchi riflessi tra Gracie ed Elizabeth.