Osanna Visconti di Modrone realizza elementi di arredo per interni. Si definisce “una creativa e un’artigiana,” perché disegna e lavora direttamente con le sue mani i materiali che daranno forma ai suoi oggetti. Non si definisce una designer perché i suoi sono pezzi unici, nessuno creato per essere prodotto su larga scala. È anche creatrice di gioielli. Unici anche quelli, risultati dallo studio approfondito delle gemme condotto anni fa a New York.

È presente in due show room a Milano, in Via Santa Marta e Via della Spiga. Ma non si sente artista: “Conosco l’arte e gli artisti. Non oso paragonarmi a loro. Ma siamo italiani e abbiamo il privilegio di vivere nel paese più ricco di opere d’arte nel mondo. Sono nata e cresciuta a Roma e ho avuto la fortuna di toccare la bellezza, di viverla, anche solo passeggiando da bambina insieme a mio padre nella città magica del Colosseo e della Cappella Sistina. Nessuno ci può togliere quanto acquisito solo vivendo le nostre città. Dei suoi millenni di storia dell’arte, di sculture, monumenti, affreschi, chiese, palazzi d’epoca. Sono con noi, ce li portiamo dentro e fanno parte della nostra cultura”.
Per forgiare oggetti ed elementi in bronzo utilizza la tecnica della fusione a cera persa.
Le forme dei suoi pezzi sono tratte dalla natura: oggetti e gioielli che richiamano i profili di foglie, fiori, rami, alberi, canne di bambù. È uno stile che affascina perché pacato e deciso. Una bellezza che risalta nel movimento della linea, nella ricerca di una sobrietà più celata, forse offuscata dalla forza e la solidità che il materiale utilizzato suggerisce. Ma il suo è anche il tentativo di non tradire la propria individualità in cambio di qualche complimento o pezzo venduto in più.
Si stabilisce subito un’atmosfera perfetta per una chiacchierata sul suo lavoro, per capire il suo stile, al di là di un mero scambio di opinioni personali.
Quando ha iniziato le sue creazioni?
“Sono sempre stata affascinata dalla bellezza. Ovunque: nella natura, guardando un tramonto, un paesaggio, un oggetto; come pure dalla bellezza interiore… in questa armonia tra dentro e fuori, la bellezza affiora e si distingue. Ho sempre ricercato il bello inteso come armonia nel mondo. E la creazione è diventato un “rifugio” nel quale realizzare oggetti d’uso, oggetti utili alla quotidianità, ma che trattengono anche qualcosa di bello, da ricordare, ammirare o semplicemente osservare. Così ho iniziato con piccole forme, piccoli oggetti: cucchiaini, piattini, vasi; poi i gioielli, anche se questi ultimi sono diventati l’attività di cui oggi si occupa esclusivamente mia figlia Madina. In seguito, ho pensato di realizzare oggetti funzionali agli interni, alle nostre case, vassoi, bowl, centritavola. Poi tavolini, sedie. Fino alle librerie. Oggi sono alle prese con paraventi, mobili, allestisco pareti… Però la tecnica non è cambiata, è sempre quella della fusione a cera persa. La cera, lavorata e modellata a mano diviene lo strumento per realizzare le forme che desidero, seguire le linee che immagino, trasformando tutto in bronzo. Peraltro, posso lavorare con artigiani di estrema professionalità, imparando ogni giorno di più: mi aiutano a forgiare sempre meglio un materiale eccezionale, il bronzo. Cangiante, caldo, elegante, solido, affidabile…”.

Crea e realizza oggetti di design: sono più funzionali o più decorativi?
“Come dicevo cerco di conciliare l’oggetto utile al bello, tramite la ricerca, lo studio del dettaglio, un particolare, una linea che richiami la mia identità… che è quella italiana. Ad esempio, se creo un tavolo o un centro tavola per la frutta, o qualsiasi altra cosa, ho bisogno che siano belli da guardare, osservare, con quelle peculiarità che tento di concedere a ogni elemento”.
I suoi oggetti trasmettono grande forza, energia, talvolta una sorta di “severità”, seppur forgiata con eleganza. Secondo Lei, esistono un elemento femminile e uno maschile nell’arte?
“Si, credo di si. In generale penso che le persone – donne e uomini – si esprimano in modo diverso. Spesso riusciamo a capire se l’autore di un’opera d’arte è maschio o femmina, perché abbiamo energie diverse, dunque utilizziamo altre linee, altri colori; strumenti, codici, elementi diversi tramite i quali dare concretezza alla nostra visione, l’idea che si fa strada in noi per dare forma a un’ispirazione che ancora non conosciamo, ma che abbiamo appena intuito”.
Che campi si diverte ad esplorare?

“Tanti. Sento il bisogno di creare utilizzando le mani: pitturo le pareti di casa, faccio bricolage, mi dedico al giardino, poto le rose, assemblo oggetti e materiali diversi, sperimento, creo con ciò che recupero dalla natura. Amo molto la natura perché trovo che sia meravigliosa e irripetibile”.
La natura… cosa rappresenta per Lei: origine, vita, o perfezione?
“La perfezione. Assolutamente. E non mi stanco di osservarla, di viverla. Offre dei miracoli da cogliere e studiare, in qualsiasi sua manifestazione. Per questo è anche una grande maestra per me. Imparo molto da lei. È in assoluto la vera creatrice. Noi non inventiamo nulla, al massimo ci limitiamo a interpretare”.
Ci sono artisti che L’hanno ispirata nel corso degli anni?
“Sì. Se parliamo di scultori, amo molto Giacometti, Brancusi, Arp e Melotti. Tra i contemporanei, Penone, perché ricrea alberi, tronchi e cortecce; insomma, elementi della natura riprodotti in bronzo”.
Come definisce la materia che trasforma?
“Ci sono dei momenti in cui lavoro che mi ‘abnego’ talmente tanto sentirmi isolata dal mondo; una fuga da tutto, ma non da me stessa. Mentre realizzo nuovi pezzi entro in contatto con la parte più intima e profonda di me, una parte molto libera, che non gestisco razionalmente, ma che si fa sentire proprio mentre mi dedico al lavoro”.
Direi che questo è un processo che appartiene più all’arte che all’attività creativa. Un momento di astrazione, ma non passivo perché permette l’apertura di un canale in grado di liberare energie nuove e potenti. Un flusso in grado di generare la visione delle Sue idee e della Sua ispirazione. Il corpo segue quel flusso – le sue mani – non la ragione. Per questo motivo credo fortemente che agisca più da artista che da creativa!
“Grazie, ma non mi definisco un’artista. Non l’ho mai fatto perché ho molto rispetto per l’arte. E non lo direi mai di me stessa. Anche se le sono grata di questa associazione”.

Osanna, trovo che tutto ciò che produce sia molto personale e possieda una certa intimità. Come di riconciliazione con il sé. Ho visto degli elementi in bronzo ritraenti delle finissime canne di bambù: ho trovato che fossero dotate di molto slancio, movimento, leggerezza. Non erano solo elementi di arredo, contenevano una loro poetica, una memoria.
“Si è vero, una libreria e dei paraventi in bronzo. Sono personali. C’è ricerca. Probabilmente contengono qualcosa della mia storia. Pensi che ogni parte che compone la libreria, ogni sostegno che regge i piani è diverso dall’altro. E ogni pezzo si differenzia dall’altro”.
In cosa i Suoi oggetti sono correlati alla Sua vita…? Passata, presente, o futura?
“Mi appartengono tutti. C’è tutta la mia vita. Io sono una donna molto flessibile, disponibile, fino a sembrare gestibile. In realtà è solo una apparenza perché sono molto determinata, ferma sulle mie decisioni, seppur posata. E molto concreta. Mio marito una volta mi ha detto che ‘uccido con dolcezza’”.
Quanto e come ha influito la pandemia nella Sua creatività?
“Molto. Nonostante sia stato un momento di grande dolore e di difficoltà, ci ha permesso di riflettere a lungo e profondamente su noi stessi. Pur se con l’augurio che non accada più, ci ha concesso una pausa che non avremo la possibilità di vivere. E per me quello stand by ha avuto molto senso e valore”.
Un progetto futuro?

“Il salone del Mobile a Milano, con Nilufar dove sarò presente con un camino e uno specchio, entrambi rifiniti da foglie cadenti, molto naturali, un po’ romantici e sempre in bronzo. Poi ho sperimentato delle fusioni di vetro sorrette da nastri di bronzo; infine ho una collaborazione con una casa di tessuti toscana, in cui il bronzo dialogherà con i tessuti ispirati ai kimono giapponesi”.
Ha mai pensato di fondare una scuola di maestranze di varie specializzazioni? Al fine di conservarle nel futuro, per non perdere questa ricchezza dell’artigianato e Made in Italy?
“Sarebbe meraviglioso. Almeno per recuperare delle professioni che ormai stanno scomparendo … pensi agli imbottitori toscani o gli argentieri a Milano… se ne trovano sempre meno. Sarebbe effettivamente una grande iniziativa. Un progetto molto innovativo. Una grande missione. Ci penserò!”.