Il Rinascimento, oltre al suo significato letterario e artistico, può essere caratterizzato anche da un crescendo per la curiosità geografica indotta dalla scoperta di nuove terre. Dopo secoli, gli Europei iniziarono ad avere accesso a nuovi mari, mentre fino ad allora avevano mantenuto contatti con l’Asia esclusivamente via terra, poiché i mercanti arabi, abili nella navigazione, solcavano i mari agitati dai monsoni. Nel 1488, i Portoghesi riuscirono ad andare oltre il Capo di Buona Speranza, e si diressero ad oriente dell’Africa, attraversarono l’Oceano Indiano e sbarcarono in India. Una svolta che inaugurò una nuova era di scoperte.

Quattro anni dopo, nel 1492, il genovese Cristoforo Colombo convinse gli spagnoli che avrebbe potuto raggiungere l’India andando ad ovest attraverso l’Oceano Atlantico e raggiunse le isole dei Caraibi, pensando fino alla fine della sua vita che fosse l’India. Nel 1500, il portoghese Pedro Alvares Cabral sbarcò in Brasile, chiamato allora Ilha de Vera Croce.
Il Nuovo Mondo era ormai divenuto una realtà entusiasmante agli occhi degli Europei, sconvolgendo gli assetti politici ed economici dell’Europa all’inizio del XVI secolo.

Già precedentemente, in Italia le corti, gli studiosi, i marinai e i mercanti erano affascinati dagli studi geografici, e certamente stimolarono la volontà di raggiungere nuovi mondi. Tra quelle corti influenti Ferrara ebbe un ruolo centrale. Come vedremo tra poco, questo può essere illustrato dalla realizzazione nel 1409 della traduzione latina della Geografia di Tolomeo risalente al II secolo.
Nel Rinascimento la storia di Ferrara è indissolubilmente legata alla storia della dinastia degli Estensi. Ferrara godette di un governo politico straordinariamente stabile al suo apice nel Rinascimento. I tre figli di Nicolò III d’Este, che regnò dal 1393 al 1441, governarono in successione pacifica dopo la sua morte: Leonello (1447–1450), Borso (1413–1471) ed Ercole I (1431–1505).
Il 2 febbraio 1502, Lucrezia Borgia (1480-1519), figlia illegittima di papa Alessandro VI, fece il suo solenne ingresso a Ferrara come moglie di Alfonso I d’Este, primogenito del duca Ercole I. Lucrezia, alle sue terze nozze, era accompagnata da un grande corteo nuziale. Dopo il ricco banchetto nunziale, Lucrezia si recò nei suoi appartamenti, dove Alfonso la raggiunse. Bella e intelligente, la duchessa fu una delle principali protagoniste del Rinascimento italiano al femminile.
Alla sua corte, Lucrezia, attenta mecenate, si circondò di poeti, scrittori e musicisti: Ludovico Ariosto, Pietro Bembo e altri celebri letterati dell’epoca. Bembo, che strinse una vera amicizia con la giovane duchessa, rimase affascinato dalla sua bellezza e cultura. Il poeta dichiarò apertamente la sua passione per lei in lettere e poesie.
Nell’Italia del XV secolo, l’Umanesimo – con il ritorno all’insegnamento e allo studio della cultura latina e greca – preparò la strada a importanti scoperte geografiche.
Il primo e forse il più influente centro della cultura umanistica fu Firenze, dove nel 1396 Manuele Crisolora, appena arrivato da Costantinopoli, introdusse lo studio del greco, così che molti manoscritti in greco – di geografia e filosofia – poterono essere tradotti in latino e studiati. Tra gli umanisti più illustri spiccano Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Angelo Poliziano.
Anche Ferrara fu centro di studi umanistici. Gli Este governavano una delle corti più attive del Rinascimento italiano, non solo per la sua influenza politica ed economica, ma anche per l’attenzione data alla cultura, attirando a Ferrara artisti, letterati e scienziati di prim’ordine. Misero insieme anche una preziosa biblioteca risalente all’inizio del XIV secolo.

Tra i gioielli di questa biblioteca risplende il manoscritto miniato della Geografia di Tolomeo, in seguito noto come la Cosmografia di Borso d’Este, una traduzione in latino di un manoscritto greco di Alessandria risalente al 150 d.C. circa, quando l’Egitto era sotto la dominazione romana. Tolomeo, uno dei più grandi scienziati del mondo antico, scrisse la Geografia, un atlante del mondo, come era conosciuto nell’antichità, che influenzò la cartografia e la geografia. La copia della Geografia di Tolomeo, posseduta da Borso d’Este, era notevole per la sua bellezza.
Il Duca ottenne il manoscritto dal cosmografo e astrologo tedesco Nicolò Germanico (Donnus Nicolaus Germanus). Si tratta della traduzione latina dal greco di Angeli da Scarperia, dal titolo Cosmographia, poi nota come la Cosmographia di Borso d’Este. Nel 1466 il duca pagò 100 fiorini per il manoscritto. Esso contiene 27 carte geografiche rielaborate secondo proiezioni trapezoidali. La sua unica ambizione era quella di rappresentare il mondo come era a quel tempo conosciuto. Il manoscritto è conservato presso la Biblioteca Estense di Modena.
La diffusione della Geografia di Tolomeo (nella sua traduzione latina della Cosmographia) testimonia la volontà dell’Umanesimo italiano di superare i limiti della cultura geografica medievale, aprendo nuove strade da esplorare.

La biblioteca degli Estensi, ricca di carte e libri di geografia, fornì fonti fertili per il celebre poema l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, edito nel 1516. L’importanza delle conoscenze geografiche e cartografiche si rivela nell’opera dell’Ariosto, nei toponimi e nei riferimenti geografici, spesso astratti e stilizzati, sulla base di luoghi “reali”. Il compiacimento della corte ferrarese per la geografia fantastica insegue l’immagine del mondo reale in divenire, svelata dalle scoperte e confermata dalla geografia e dalla cartografia. Il mondo si stava aprendo a “Nuovi Mondi”, grazie ai viaggi di esplorazione promossi da Portoghesi e Spagnoli.
Nel 1502, il duca Ercole d’Este (1431-1505) inviò una spia a Lisbona, Alberto Cantino, per ottenere tutte le informazioni possibili sulle scoperte portoghesi. Cantino fu abbastanza abile e audace da farsi realizzare di nascosto una mappa, in cui sono indicati i nuovi territori africani e americani, sconosciuti a Tolomeo. La preziosa e bellissima mappa, la cosiddetta mappa del Cantino, è ancora a Ferrara. A quel tempo in Portogallo e Spagna le mappe erano ufficialmente top secret e rivelarle a coloro che non ne avevano diritto era un crimine capitale, quindi Cantino stava mettendo in gioco la sua vita per favorire l’espansione di tale conoscenza.

La Ferrara rinascimentale era una città che, per la sua curiosità geografica, gareggiava con tutte le altre capitali europee per nuove conoscenze sui confini del mondo. L’Italia divenne un centro per l’educazione dei nuovi Argonauti come Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci e Giovanni Caboto. Vespucci fu il primo a capire che il nuovo vasto territorio non corrispondeva alle Indie ma era un Nuovo Continente: l’America, a lui intitolato.
La scoperta dell’America è il prodotto della cultura umanistica, grazie anche in gran parte alla famiglia d’Este, al loro mecenatismo per gli umanisti ed esploratori, e al loro desiderio di acquisire conoscenze attraverso libri e mappe come la Geografia di Tolomeo. La forte risonanza suscitata dal modello tolemaico influenzò sicuramente l’impresa di Cristoforo Colombo le cui scoperte cambiarono sostanzialmente la concezione umana del mondo in cui vivevano.