Tu mi fai girar come fossi una bambola – cinguettava una mitica Patty Pravo anni ed anni fa.
“Bambole” croce e delizia di noi donne vintage – con le quali abbiamo fatto le prime prove di maternità – secoli fa: vestendole, svestendole, facendo loro il bagnetto od alimentandole con il biberon di latte chimico che scompariva magicamente una volta introdotto nelle loro bocche.
Io non le ho amate che per una fase della mia vita – anche se ho continuato ad apprezzarle poi – particolarmente se antiche (senza troppi automatismi o funzioni strabilianti).
Il mondo delle bambole però continua a suo modo ad affascinarmi, così quando ho scoperto che esiste un sottobosco di mamme adulte che coltiva una sconfinata passione per le cosiddette “reborn dolls” (letteralmente: bambole rinate) – tanto da fondare fan club, gruppi social e club – ho cominciato a cercare di capirne di più.
In realtà trovo ingiusto che queste mamme a loro modo “virtuali” siano state superficialmente irrise o viste come delle povere pazze.
Oggigiorno siamo bravissimi a bollare le cose che ci si presentano di fronte, dando velocemente le nostre patenti di “normalità” o “anormalità”; però chi siamo noi per giudicare le passioni altrui? Passioni peraltro che non nuociono ad alcuno, restando un personalissimo e mero trastullo privato.
Ecco perché ho voluto incontrare (seppur virtualmente) ed intervistare una “reborner” italiana; colpita dalla sua estrema bravura nel creare delle bambole iperrealiste e dalla sua giovane età.
Ciao Lisa, presentati ai lettori de La Voce di New York.
“Mi chiamo Lisa Fronza, ho 18 anni, vivo in provincia di Trento e frequento la quinta superiore al liceo delle scienze umane. Amo i neonati, l’arte e sono una reborner. Il mio sogno in futuro è lavorare come educatrice e puericoltrice pur rimanendo una “reborn artist”.
Ok. Cerchiamo di capirci meglio: chi è una “reborner” e cosa fa in sintesi?
“Reborner è una parola che indica colei che crea le bambole reborn.
Ovvero un’artista che, partendo da un kit neutro composto da arti e testa, riesce a produrre una bambola molto simile ad un neonato reale. Per farlo bisogna essere capaci di dipingere il kit ricreando l’effetto della pelle del neonato, e avere l’abilità di inserire o disegnare i capelli più realisticamente possibile”.
Tu sei molto giovane. Quando ti sei avvicinata a questo mondo e perché?
“Io sono diventata reborner circa 5 mesi fa.
Ho conosciuto il mondo delle reborn nel 2016 e mi ha da subito affascinato; un anno dopo ho acquistato la mia prima bambola reborn e per quasi due anni mi sono informata riguardo le tecniche di creazione, i materiali utilizzati e ogni aspetto riguardante quest’arte. La mie due passioni più grandi sono sempre state i neonati e l’arte, perciò ho iniziato a pensare di unirle. Finalmente nel settembre del 2019 ho deciso di mettermi in gioco e lanciarmi in questa avventura, ed è una decisione di cui sono molto soddisfatta e felice”.
Da dove si inizia a creare? Segui il tuo istinto o crei su commissione?
“Realizzo reborn sia su richiesta che ad istinto; quando mi contattano sono felice di farle a piacere del cliente, ma preferisco farle seguendo la mia immaginazione. Il risultato lo sento più mio, personale; ma quando dipingo mi chiudo nel mio mondo, lasciando i problemi fuori dalla mia stanza, e questo è per me un metodo valido per rilassarmi, sia che le creo su richiesta che a mio piacimento”.
Ho visto alcuni dei tuoi “bambini” e devo dire che sono rimasta sbalordita: sembrano veri…
“Il processo per realizzare una reborn è molto lungo e complesso; per dipingerle bisogna applicare molti strati diluiti di colore, e i capelli vanno inseriti uno alla volta all’interno della testa tramite un ago. Questo fa sì che il procedimento sia molto lungo, all’incirca due settimane e mezzo per bambola”.
Secondo te, perché piacciono tanto e perché sono molte che donne o ragazze che li desiderano?
“Questa bambole hanno da subito avuto molto successo, secondo me perché sono delle opere d’arte molto particolari che ricordano figli, nipoti o fratellini, perciò trasmettono delle emozioni a chi ne è in possesso o a chi le guarda.
Sono molto realistiche, perciò pensare di avere un “neonato” che non cresce mai, e che non ha bisogno di attenzioni, stuzzica la curiosità e l’interesse di molte donne, ragazze e perfino bambine.
Tenendo in braccio una di queste bambole si ha realmente l’impressione di avere un bimbo in braccio e questo spesso rilassa e suscita felicità. Non sono semplici quadri che si osservano, ma si ha un rapporto dinamico con l’oggetto molto particolare.
Secondo me c’è molta richiesta, per la curiosità di prendere e toccare con mano queste bambole; averne una per se da tenere e coccolare in qualsiasi momento, è un desiderio di tante donne e collezioniste.
Come i quadri, queste bambole, sono da esporre e ammirarne la bellezza; vedendole da uno schermo affascinano molti, ma toccarle e prenderle in braccio, suscitano vere emozioni”.
Domanda dovuta. Cosa rispondi a tutti coloro che vi vedono viceversa una passione malsana e che criticano chi invece le ama così tanto?
“A coloro che criticano queste bambole vorrei dire che è semplice giudicare vedendo la situazione dall’esterno, ma per capire la bellezza di quest’arte bisogna immergersi in questo mondo. Tanti affermano che le persone che acquistano le reborn, sono malate, ossessionate. Non capisco questa critica, considerando che molti acquistano quadri da esporre, come si fa per questo genere di bambole. Si, potranno esserci delle persone che ne hanno l’ossessione, ma come ci sono persone che la hanno per qualsiasi altro oggetto. Non trovo corretto generalizzare questo atteggiamento, riferendolo a chiunque possieda questo tipo di opere d’arte.
Ognuno ha le sue passioni, ed è giusto non criticare, sopratutto quando non si conosce. Cerchiamo di vivere la vita con un’apertura mentale che permetta di analizzare e conoscere anche altre realtà oltre a quelle già presenti. Bisognerebbe lasciare spazio alle novità di entrare nella società senza essere attaccate. L’esagerazione esiste in tutte le cose, ma ciò non deve comportare l’emarginazione o la critica di una realtà ben più ampia”.
Saluto la saggia reborner e rifletto sulla bellezza delle sue creazioni; ma anche sul senso di libertà che viene troppo spesso giudicata.