Si è conclusa domenica 8 dicembre, al Miami Beach Convention Center, l’edizione 2019 della Art Basel Miami. Nata nel 2002 da una costola dell’Art Basel, fiera d’arte moderna e contemporanea che si svolge a Basilea dal 1970, è divenuta la più importante manifestazione d’arte contemporanea del continente americano, con oltre 268 gallerie da 35 paesi e la presenza di oltre 4.000 artisti.
Tra di essi non poteva mancare il super controverso, maestro del paradosso e astuto seduttore mediatico Maurizio Cattelan, le cui opere sono tra le più quotate per un artista italiano vivente. E anche in questa occasione ha saputo catalizzare l’attenzione del pubblico.

Tre anni fa, per il Guggenheim di New York, Cattelan realizzò America, forse la sua opera più famosa, consistente in un wc a 18 carati del valore di 5 milioni di euro, perfettamente funzionante e, in omaggio al principio avanguardistico che fonde arte e vita, utilizzabile dai visitatori del museo per un periodo massimo di 3 minuti. Il prezioso sanitario ha avuto un ritorno di celebrità nel settembre scorso quando è stato rubato durante un’esposizione temporanea al Blenheim Palace, nell’Oxfordshire, luogo di nascita di Winston Churchill. Altra opera celebre di Cattelan è quella realizzata a Milano nel 2004, quando l’artista appese a un albero di Porta Ticinese, con un cappio al collo, tre pupazzi bambini. Indignazione generale, un passante rimasto ferito nel tentativo di rimuoverli. Nel 1999, invece, fu lo stesso gallerista milanese Massimo De Carlo a finire al Pronto Soccorso privo di sensi, dopo essere rimasto per due ore attaccato a una parete della sua galleria con un potente nastro adesivo telato grigio, conosciuto sul mercato americano come Elephant tape: si trattava dell’opera vivente A perfect Day!

Un pezzo dello stesso nastro adesivo grigio è quello che Cattelan ha utilizzato a Miami per attaccare a una parete bianca, nello stand della galleria di Emmanuel Perrotin, la sua ormai celebre banana. Titolo dell’opera: Comedian, che secondo Il Cambridge Dictionary è “una persona il cui lavoro consiste nel far ridere la gente”. E infatti, di fronte all’opera di Cattelan, i numerosi visitatori dell’Art Basel Miami ridevano alla grande. Ma c’è stato anche chi, sedotto dal prodotto mass-mediatico, ha versato i 120.000 dollari richiesti. Per che cosa? Per l’idea, naturalmente, non per la banana che ha un valore di trenta centesimi e che, come tutta la frutta fresca, è inevitabilmente deperibile.
A garantire il gran finale dell’evento, prima che la banana giungesse al culmine della maturazione, non è chiaro se spontaneamente o in seguito a un accordo segreto, è stato l’artista di origini georgiane, da vent’anni attivo a New York, David Datuna. L’autore di Obama Legacy – ritratto dell’ex presidente americano composto da minuscoli ritratti di Abraham Lincoln, Martin Luther King e Rosa Parks coperti da centinaia di lenti da vista – si è avvicinato alla banana di Cattelan apparentemente per osservarla; si è fermato per dare ai presenti il tempo di inserire la modalità video, quindi ha staccato la banana, l’ha sbucciata e l’ha mangiata sotto l’occhio di smartphone e telecamere.

Tutto regolare. Nessuna denuncia e nessuna multa: la banana doveva comunque essere sostituita. “Il suo valore risiedeva nell’idea” ha commentato il direttore della galleria. Subito dopo Datuna ha postato il video su Instagram con il seguente testo: “Artista affamato, mia performance artistica. Amo il lavoro di Maurizio Cattelan e questa sua opera. Veramente deliziosa”. E nell’arco di quattro ore ha ottenuto più visualizzazioni che il numero dei visitatori dell’Art Basel in quattro giorni.
In un celebre saggio del 1936, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Walter Benjamin individuava una nuova “appercezione del mondo” propria della società di massa, e osservava come, con la facilità tecnica della riproduzione figurativa, la mano si sarebbe “scaricata delle più importanti incombenze artistiche”. Tale riflessione venne ripresa negli anni sessanta da Andy Warhol, che attribuiva al poster dell’opera d’arte un valore equiparabile all’opera stessa. E proprio a Warhol, nei giorni scorsi, molti critici hanno fatto risalire la banana di Cattelan. La banana che l’artista di Pittsburgh, con chiara allusione fallica, disegnò per la copertina dell’album del gruppo di Lou Reed The Velvet Underground & Nico, poi divenuta un’icona della pop art.

Eppure c’era ancora, in Warhol, ‘la mano dell’artista’, nel senso tecnico eloquentemente espresso in poesia da Michelangelo:
Non ha l’ottimo artista alcun concetto
c’un marmo solo in sé non circonscriva
col suo superchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto.
In Cattelan, come prevedeva Walter Benjamin, la mano è retrocessa fino a scomparire: sono rimasti solo il concetto, l’idea, l’intento satirico. Si potrà dire che anche quella è arte, come ha fatto il critico del New York Times Jason Farago difendendo a spada tratta l’opera di Cattelan e la sua cosiddetta “tecnica della sospensione”, oppure si potrà dileggiare come ha fatto Vittorio Sgarbi, definendo la banana appesa al muro “un atto di desistenza sessuale”. In ogni caso, aldilà del clamore mediatico, è difficile non riconoscere che si tratta di una perdita. Se il percorso artistico di Cattelan può essere considerato, com’è stato fatto, “puro teatro”, lo spettacolo che mette in scena, a dispetto del titolo della sua ultima opera, ha più il sapore della tragedia che della commedia.