Ogni lavoro di Joanna vive di vita propria: è un’opera compiuta. Sebbene le forme e i soggetti dei suoi disegni siano indefiniti e indefinibili, si ritrovino e si ripetano in diverse opere, ognuno di essi possiede una propria identità e una propria lirica. Non mi sorprendono solo i “moti cosmici” chiaramente visibili nei suoi lavori, quanto la forza e l’energia (costruttiva o distruttiva?) che sovrasta ogni scenario; che incombe e lo domina; spingendolo in una direzione precisa. Un’energia che lo spettatore percepisce quasi con inquietudine.
Credo che per apprezzare il fascino delle opere di Joanna dobbiamo smettere di chiederci cosa siano gli elementi misteriosi che abitano quei luoghi: pietre, pianeti, venti, uova, occhi, visi, corpi mescolati alla terra, agli alberi, alla luna; Joanna non ci chiede di porci delle domande; né risponde a quelle domande. Piuttosto ci invita a fare un viaggio: un salto, un percorso nei suoi mondi più arcaici, quelli che ricerca e vive dentro se stessa.

Cogliere il suo invito rappresenta il momento in cui si avverte tutta la sua energia: in questa intuizione risiede anche la capacità di compiere quel salto, questo excursus interiore tra l’“infinito” cui anela, e il “finito” che indaga. Come nell’insieme degli elementi presenti ne Il Varco, o che incontreremmo se attraversassimo il cancello de Il Giardino Segreto, lasciato volutamente accostato e non chiuso, creando il presupposto per porci l’“invito” cui accennavo poc’anzi.
Attraverso le sue opere, Brzescinska ci rende partecipi di questa sua esperienza: un passaggio dentro una dimensione che neanche lei conosce bene, ma nella quale non esita a entrare e che, anzi, percorre e osserva coraggiosamente, senza temere le scoperte che possono rivelarsi davanti ai suoi occhi e al suo corpo percettivo e vivo. Se stessa, è l’unico (e possibile) anello di congiunzione fra l’universo e l’uomo: un ponte virtuale che l’autrice concretizza tramite la sua poetica, fermando con raffinatezza i segni, i segnali e le vibrazioni che recepisce e che sente muoversi dentro e fuori di sé. Nel “filo” sottilissimo di quella penna a china, dallo spessore non più grande di un capello, si materializza la congiunzione tra l’Io dell’artista e l’universo, come anche la perfezione dei movimenti e della danza dei suoi disegni-simboli, nei quali si può intuire la sua indagine di commovente introspezione.

“Scoprire” Joanna dunque, significa riuscire ad “entrare” nella sua opera, abbandonando la razionalità e la logica per avviarci sulle vie del suo inconscio, affidandosi ai sentieri che delinea nei suoi paesaggi immaginari e allo stesso tempo veri e autentici, in quanto vivi anche dentro di noi, conducendoci all’interno di una dimensione che non conosciamo. Le sue opere non si possono confondere con altre perché l’energia dell’autrice si riversa in ognuna di esse: non solo i paesaggi ma anche i ritratti possiedono la potenza e i segni del mistero della vita e dell’universo.
Medusa porta con sé l’essenza e la forza del suo mito: il suo sguardo asimmetrico e la bocca semiaperta sembrano già impietriti, come se la stessa, non solo lo sguardo, fossero in grado di pietrificare chiunque intersechi la sua direzione.

Nel Ritratto a Marta Gierut si percepiscono immediatamente l’essenza e l’intensità di un volto giovane che sa già tutto della vita e della morte; ma anche dell’inquietudine e del dolore: l’espressione degli occhi e la tensione della bocca hanno vissuto troppo, come pure la poesia delle sue parole e delle sue sculture, rimaste orfane troppo in fretta.
Per questo i mondi di Joanna meritano di essere scoperti. E’ necessaria una svolta per comprenderli appieno. Solo compiuto questo salto, vale a dire una volta abbandonata ogni distanza fra noi e l’opera allora, solo allora, possiamo iniziare quella scoperta, quel viaggio. Gli scenari che si aprono davanti sono infiniti perché si mescolano con la nostra memoria e il nostro vissuto, conscio e non. In quel momento scorgiamo il valore e l’equilibrio tra questi “moti cosmici” (che riconosciamo nell’impetuosa e viva ricerca dell’artista), resi impalpabili dalla delicatezza e la finezza del suo tratto che, perfettamente accostato ai suoi “non pieni”, alla sua natura e la sua sensibilità, non solo è in grado di segnare quella dimensione ma anche di farcela immaginare, concedendo una forma a ciò che forma non ha.
Oltre alla bellezza delle composizioni di Brzescinska va carpito ciò che l’autrice lascia percepire, regalando ogni volta una esperienza diversa, fatta di sensazioni, ricerca, memoria – conscia e non – bellezza, rivelazione, mistero. Lo sguardo che troviamo nel volto composto, eppure realistico, de La Chiromante é parte di un viso che non esiste e che l’artista ci presenta carico d’inquietudine e mistero: osservandolo non si smetterebbe mai di guardarlo e di cercare, perché quell’inquietudine e quel mistero sono riconducibili anche a noi, in quanto già insiti nei meandri della nostra storia.
La ricerca di Brzescinska é vasta e approfondita: ogni suo lavoro è il risultato di una profonda ricerca che ha origine nell’elaborazione di letture, studi e approfondimenti che la stessa Joanna ha cercato e curato nel tempo, mescolati alla sua esperienza e alla sua vita; rielaborati attraverso il vissuto e la sensibilità che solo i grandi artisti custodiscono e sanno adoperare, giorno per giorno. Uno stimolo alla scoperta interiore per chiunque osservi con attenzione, sensibilità e “purezza” i suoi scenari e i suoi simboli: come un vento di primavera che in libertà spinge i pollini dei fiori nella natura che li circonda, seminando lì dove la terra è migliore e più fertile, così Brzescinska lascia indizi fertili dentro chiunque si approcci con autenticità ai suoi lavori misteriosi, personali e vivi.
Brevi note biografiche di Joanna Brzescinska-Riccio
Joanna Brzescinska-Riccio, artista e grafica, è nata in Polonia. Si è laureata all’Istituto di Educazione Artistica con la specializzazione in grafica (acquaforte) all’Università Maria Curie – Sklodowska di Lublino nel 1985. Dal 1989 vive ed opera in Toscana, attualmente ad Aulla, mantenendo stretto contatto con la sua città polacca Zamosc.
Il disegno a china a tratto finissimo su carta e tela è la sua forma prediletta di espressione artistica, con una tecnica propria sviluppata e perfezionata nel corso degli anni, fondata sull’esperienza degli studi effettuati nel campo della grafica. Ha realizzato 38 mostre personali in Italia, Francia, Germania e Polonia, fra le ultime: al Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi “Moti Cosmici” (2016), in occasione della quale è stato edito, a cura dello stesso Museo, il catalogo “Joanna Brzescinska-Riccio. Moti Cosmici”; nel 2017, sempre al Museo Ugo Guidi, ha esposto la mostra “Arte del Sognare – viaggio nel mondo artistico di Joanna Brzescinska-Riccio” (2017).

Tra il 2017 e il 2018, in Polonia, ha esposto al Museo dell’Indipendenza di Varsavia – con il patrocinio del Presidente del Senato della Repubblica Polacca – all’Istituto Polacco di Cultura a Roma, Istituto Italiano di Cultura a Varsavia, la mostra “Continuum…” e la presentazione del relativo catalogo edito dal Museo, Arte Hotel a Zamosc, Filarmonica di Lublino e Filarmonica di Opole. Ha partecipato inoltre a 170 mostre collettive in Italia, Polonia, Francia, Germania, Turchia, Spagna, Gran Bretagna, Belgio, USA.
Ha ottenuto 40 importanti premi e riconoscimenti tra cui 1° Premio per Disegno al “VIII Premio Italia per le Arti Visive”, Firenze (1993), 3° Premio della Critica per la Grafica ad’“Etruriarte7”, (1996), 2° Premio per la Grafica al “Premio Romartexpo’98, “Premio Ambiente 2008” alla carriera. Per la sua attività artistica è stata insignita nel 1998 del titolo di Cavaliere al merito dell’Ordine Imperiale di Carlo Magno (Karl Der Grosse – 800) conferito dall’Ordine Dinastico della Casa Imperiale di Hohenstaufen. Nel 2017 in Polonia le è stata conferita la medaglia al merito “Pro Masovia” dal Governatore della Regione Masoviana e il titolo di “Ambasciatore della Cultura di Zamosc 2017” dal Sindaco della città.
Sue opere fanno parte di collezioni pubbliche, museali e private in Italia e all’estero. Numerose sono le recensioni della sua arte scritte da critici e storici d’arte, giornalisti, artisti, scrittori e poeti. Da diversi anni si dedica a scambi culturali tra gli ambienti artistici polacchi e italiani. Nel giugno 2018 insieme a Giuseppe Joh Capozzolo ha curato “ToskaniArte” – mostra evento degli contemporanei artisti toscani nell’ambito del Festival della Cultura Italiana a Zamosc in Polonia.