Per gli appassionati e i collezionisti di fotografia, aprile 2014 è sicuramente Il Mese. In giro per New York, e in tutto il paese, sono tanti i luoghi in cui la fotografia è protagonista. E sta per aprire Paris-Photo-LA, il tutto dopo le aste da Christies, Sothebys, Phillips, e altre case. L'ICP offre una ricca selezione di sperimentazioni contemporanee nella collettiva What is Photography, mentre la Morgan Library espone per la prima volta la propria collezione.
Ma di certo l'evento più importante su scala nazionale (e senza dubbio a Manhattan) è la fiera annuale AIPAD al Park Avenue Armory, che quest'anno va dal 10 aprile al 13. Nella sua 34ª edizione, la mostra presenta 84 gallerie di cui molte arrivate dall'estero e alcuni alla loro prima partecipazione alla fiera.
Mercoledì sera c'è stato un gala di apertura per supportare l'organizzazione Her Justice, che fornisce servizi legali gratuiti a donne a basso reddito. Sabato 12, a partire dalle 10:00, i visitatori, tra un passaggio a uno stand e l'altro, possono partecipare ad una serie di dibattiti, su temi che vanno dalle pratiche della curatela museale alla fotografia in relazione all'impegno sociale, al collezionismo nella prospettiva contemporanea. Cigliegina sulla torta della giornata, la proiezione, alle 16, di un film di Cheryl Dunn sui famosi street photographer americani (Frank, Meyerowitz e altri).

Charles Marville, Opéra Candèlabre à 7 lumières avec globe, c. 1874
Un collezionista che venga in cerca di specifiche opere, o di particolari fotografi del passato o del presente, saprà di certo dove andare, ma gli altri possono passeggiare liberamente tra i tre padiglioni principali e i numerosi altri secondari, lasciandosi guidare dal loro spirito. Non è sempre facile trovare degli appigli tematici e ci si può sentire schiacciati dalla quantità.
Uno dei piaceri dell'AIPAD di quest'anno sono gli assaggi delle grandi mostre in corso nei musei – per esempio, una nostalgica stampa di Andrew Marville alla Hans P. Kraus Jr. datata 1874 (Candelabra at the Opera), collegata a una grande mostra al Metropolitan Museum; oppure una foto-scultura multilaterale di Robert Heinecken, Figure Sections, allla Robert Koch Gallery (San Francisco), abbinata a un'immagine della retrospettiva in corso al MoMA su questo estroso fotografo degli anni '60 e '70.
Un spunto di dibattito è certamente la composita immagine creata da questo stesso artista esposta nello stand della Edwynn Houk Galleria. Si tratta di una litografia composta da un gruppo di frammentarie fotografie in bianco e nero di figure femminili (con qualche ripetizione), disposte simmetricamente, ricavate originariamente da negativi trovati in negozi di porno. Il lavoro di Heinecken ha di recente ricevuto un trattamento brutale in una recensione del Times. Il portavoce della galleria ha giustamente commentato: “È sessista, ma innovativo”. E non si può non essere d'accordo.

Charles Marville, Opéra Candèlabre à 7 lumières avec globe, c. 1874
Altri tentativi di appropriarsi di immagini commerciali (soprattutto di donne) o di dare una riposta alla loro sovrabbondanza, non sono tutti convincenti. Mi ci è voluta una spiegazione per “capire” un'immagine piuttosto grande e pesantemente saturata di preservativi in fiore con delle farfalle artificialmente appiccicate sullo sfondo di Wendy Small alla von Lintel Gallery (L.A.) dal titolo Morning Glory. Di sicuro è un qualcosa che ti fa deragliare. In un filone simile si inserisce Matthew Brandt, noto per le sue stampe col sale, che utilizza sperma ed altri materiali non ortodossi, alla Yossi Milo Gallery, una galleria che in questi giorni espone sue foto contenenti polveri provenienti da edifici demoliti. In un mondo digitale, Brandt rivolge la sua attenzione a materiali e processi fotografici in via di sparizione.
Osservando i ritratti di donne, reali e irreali, improvvisamente ho immaginato che ci fosse l'influenza di Picabia dientro la grande e spiritosa immagine Scarlet (Firecrackerbush) della fotografa francese Valerie Belin (Edwynn Houk Gallery). Nello stesso spazio c'è anche un'inquietante immagine color seppia di L'Avana, dal titolo Fidel's Last Stairway, tratta dalla mostra in corso nella galleria del lavoro di Michael Eastman. Anche lui attinge al passato.
Nell'ambito dei ritratti ci sono, ovviamente, alcuni classici di grandi fotografi del passato (Meret Oppenheim in cuffia da piscina appare due volte). Il ritratto di profilo di una sensuale testa di donna, foto del 1960 di Akira Sato alla Michael Hoppen Gallery, è una fascinosa stilizzazione, tuttavia sorprendente. Rigidi fili di capelli scuri arricciati verso l'alto quasi cancellano quel volto.

Akira Sato, Untitled, 1960
In lavori più contemporanei, si nota una diffusa tendenza a nascondere i volti di figure umane realisticamente ritratte – in un caso bambini (Julie Cockburn, The Favorite Child 2013, Yossi Milo Gallery). Quadrati e rettangoli bianchi coprono i volti nel lavoro di un fotografo e in quello di un altro le facce sono sfocate, mentre il resto delle figure è nitido. Sta allo spettatore decifrare le intenzioni dietro queste cancellature; c'è sicuramente un messaggio in ognuna di loro. Altre cancellature si trovano anche in alcuni paesaggi, spesso abbinate ad un complesso messaggio ecologico, come nel lavoro di Olivo Barbieri (una scena alpina, alla Yancey Richardson Gallery)
Andando ancora oltre, il degrado in se stesso sembra essere diventato da qualche tempo il soggetto del lavoro di diversi fotografi. Potete vedere le sbalorditive raffigurazioni di fiumi prosciugati e altri danni industriali di Edward Burtynsky in un film attualmente in proiezione a New York, Watermark, che forse passa troppo velocemente da una scena all'altra, ma che è comunque bello a vedersi. Mentre un esempio delle sue immagini aeree, Rice Fields, si trova in fiera alla Bryce Wolkowitz Gallery. Andrew Moore, di cui è in mostra alla Yancey Richardson una delle inquietanti immagini di case, è noto per aver fatto tutta una serie di studi sulle rovine in relazione al presente destino di Detroit.

Julie Cockburn, The Favourite Child, 2013
Lasciando gli artisti autoctoni e i loro paesaggi, vi è un'abbondanza di input da parte di fotografi stranieri. Molti ricorderanno l'intensa interpretazione delle vite notturne dei travestiti della Parigi anni '60 firmate Christer Strömholm (a questo lavoro l'ICP ha dedicato una mostra un paio di anni fa). Si possono vedere di nuovo alla Grundemark Nisson Gallery. Nailya Alexander propone sempre lavori russi interessanti: stavolta quelli di Titarenko, un Rodchenko e Mikhailov. La Eric Franck Gallery (Londra) presenta sempre lavori sapientemente selezionati: sono stata catturata da un muro di immagini in bianco e nero, alcune astratte in modo interessante, di tre eccellenti fotografi brasiliani.
Si può esplorare una grande varietà di tecniche, vecchie e nuove, e non si può non notare la crescente popolarità dell'uso del fotogramma tra le giovani generazioni . Tanti gli esempi nelle varie gallerie. Per creare Rain Studies, Klea McKenna (von Lintel Gallery, L.A.) accende una torcia elettrica sotto la carta. Nella stessa galleria, Farrah Karapetian crea fotogrammi di ghiaccio che chiama Slips. Ci sono anche lavori di Floris Neusüss il cui celebre Dinner è al Getty. Alla Joel Soroka gallery ci sono fotogrammi in bianco e nero di György Kepes ed Ei-Kyu.
Anche il collages sembra resistere, pur se con qualche cambiamento. Jennifer Williams crea collages scultorei con fotografie (Robert Mann Gallery). Alla Rick Wester potete vedere invece le Color Light Abstractions di Wynn Bullock.
Alla Galleria Paci (Brescia ), in mostra qui per la prima volta, il fotografo Macku stampa su fogli molto sottili di vetro temperato incollati l'uno all'altro tramite raggi ultravioletti. Chiedete al gallerista di dirvi di più. Quello che mi è piaciuto di più è il numero III, le cui forme ascendenti potrebbero essere fiamme o fumo o piante. In un'altra galleria (Yossi Milo) c'è anche un fotografo che fa radiografie di statue: lascio a voi il piacere di scovarle.
Diversi i libri fotografici presentati nel corso della fiera. Touching Stranger di Richard Renaldi include uno scatto di un tizio bianco seduto in mezzo alla strada, con il braccio intorno alla vita di una donna africana con tre bambini dalla faccia lucida. Giureresti che sono sposati. E questo è il trucco, ben fatto, anche se il concetto di fondo potrebbe sembrare sdolcinato o banale (Bonni Benrubi Gallery).
Potete visitare l'AIPAD sabato dalle 11 alle 19 e domenica dalle 11 alle 18.