Un selfie di troppo e un’opera d’arte finisce danneggiata. Succede ancora una volta nella Penisola, stavolta alle Gallerie degli Uffizi, dove un turista ha provocato uno squarcio in un prezioso ritratto del XVIII secolo mentre cercava di ritrarsi per una foto da pubblicare, presumibilmente, sui social. L’episodio ha spinto la direzione del museo fiorentino a prendere una decisione drastica: limitare l’uso di smartphone e comportamenti inappropriati legati alla “cultura del selfie”.
Il protagonista dell’incidente è un visitatore che, come mostra un video pubblicato dal Daily Mail, si è fotografato in posa davanti al ritratto del 1712 di Ferdinando de’ Medici, opera del pittore Anton Domenico Gabbiani. Nel tentativo di replicare la posa aristocratica del Gran Principe di Toscana, l’uomo è caduto all’indietro, sfondando la tela con la spalla. Il danno è evidente: un buco vicino allo stivale destro dell’immagine.
In base alla ricostruzione, il giovane avrebbe inciampato su una piattaforma che delimita la distanza di sicurezza tra il pubblico e le opere. Immediata la reazione del direttore Simone Verde, che ha confermato il sinistro e annunciato contromisure:
“Il problema dei visitatori che vengono nei musei per creare meme o farsi selfie per i social è dilagante. Stabilirò limiti molto precisi per impedire comportamenti non compatibili con il senso delle nostre istituzioni e con il rispetto dovuto al patrimonio culturale.”
Il turista è stato immediatamente identificato e sarà perseguito legalmente. Intanto, il dipinto danneggiato è stato rimosso dalla mostra “Firenze e l’Europa: Arti del XVIII secolo agli Uffizi” per essere sottoposto a restauro. La collezione resterà inibita ai visitatori fino al 2 luglio, per poi riaprire regolarmente fino al 28 novembre.
L’episodio fiorentino si aggiunge a una lista crescente di incidenti causati da persone che ignorano le più basilari regole di comportamento nelle gallerie. Solo pochi mesi fa, a Palazzo Maffei di Verona, un uomo è stato filmato dalle telecamere di sorveglianza mentre si sedeva su una scultura composta da cristalli, “La sedia di Van Gogh” dell’artista Nicola Bolla. La struttura, evidentemente non destinata all’uso, è crollata sotto il suo peso. Anche in quel caso, il gesto era legato a una foto da condividere.
Questi episodi alimentano un dibattito sempre più acceso sul rapporto tra pubblico, arte e social media. Seppure i musei cerchino di aprirsi alla contemporaneità e attrarre nuovi fruitori dell’arte, devono fare i conti con una parte di individui che sembra dimenticare dove si trova e cosa ha di fronte: opere fragili, uniche, spesso secolari.
Il direttore Verde ha lanciato un segnale chiaro: l’accesso ai musei non può trasformarsi in un set fotografico permanente. È probabile che le nuove restrizioni prevedano limiti fisici più severi, controlli maggiori e come già avviene in altri spazi espositivi nel mondo divieti temporanei per l’uso di smartphone in certe aree.