Dopo cinquant’anni di chiusura e due anni di intensi lavori, riapre al pubblico la Grotta di Diana, uno dei luoghi più suggestivi di Villa d’Este a Tivoli. Il ninfeo, voluto dal cardinale Ippolito II d’Este e progettato tra il 1570 e il 1572 da Paolo Calandrino, è considerato un capolavoro del Rinascimento italiano e fa parte del sito UNESCO dal 2001. Emblema del giardino all’italiana, la grotta ha rappresentato un modello di riferimento per lo sviluppo dei ninfei nei giardini europei del Cinquecento e del Seicento. È dedicata alla dea cacciatrice Diana, simbolo di castità e virtù, in linea con i valori morali e religiosi del suo committente.
Progettata con pianta a croce greca e secondo criteri scenografici ispirati alla simbologia rinascimentale, la grotta accoglie il visitatore in un percorso affascinante attraverso miti e metamorfosi: vi si trovano scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio, come la trasformazione di Dafne in alloro, di Atteone in cervo, di Siringa in canna e di Callisto in orsa, oltre alla liberazione di Andromeda da parte di Perseo. Completano il ciclo decorativo figure mitologiche come Tritoni, Nereidi e Cariatidi con cesti di frutta. Le pareti sono ornate con stucchi, conchiglie, pasta vitrea, materiali lapidei e maioliche. Il percorso interno è arricchito da scogliere e fontane artificiali, in un gioco visivo e simbolico di grande effetto.
Il restauro conservativo, realizzato grazie alla collaborazione tra l’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este e la maison Fendi, ha restituito nuova vita al ciclo decorativo e migliorato l’accessibilità del sito, con particolare attenzione alle persone con disabilità visiva, uditiva e cognitiva. La riapertura al pubblico è prevista per il prossimo 6 maggio.