Questa primavera, il tetto del Metropolitan Museum of Art non offre solo una vista mozzafiato su Central Park: grazie a Ensemble, una nuova installazione dell’artista Jennie C. Jones, il rooftop vibra, sussurra e risuona. Jones, con un background nell’astrazione visiva e un profondo dialogo con il suono, ha trasformato il Roof Garden del museo in uno spazio dove scultura e atmosfera collaborano – talvolta silenziosamente, talvolta in modo udibile.
Nata a Cincinnati nel 1968, Jones non è nuova alla fusione di discipline. La sua pratica vive da tempo nello spazio tra ciò che si vede e ciò che si sente, tra ciò che è presente e ciò che storicamente è stato escluso. Con Ensemble, la sua seconda opera all’aperto, porta un tipo di radicalismo silenzioso in una delle piattaforme culturali più visibili di New York. L’installazione – forme geometriche realizzate in alluminio verniciato a polvere e travertino in cemento che richiamano l’architettura del Met – attinge al linguaggio fisico degli strumenti musicali: corde e fiati astratti, distillati in linee, curve e tensioni. Attraverso le strutture si tendono corde fissate con pioli da pianoforte, capaci di produrre toni armonici quando mosse da una raffica di vento. A volte, se siete fortunati, le sculture suonano.
In programma non ci sono performance. Nessun crescendo prevedibile. I suoni emergono – o meno – a seconda dei capricci del tempo, trasformando ogni visita in qualcosa di unicamente effimero. Il risultato è un’esperienza meditativa che richiede pazienza e presenza – qualità non spesso richieste in una città che prospera sulla velocità.
La decisione di Jones di usare il suono sia come materiale che come metafora non è affatto casuale. Nel corso degli anni, ha lavorato con tutto, dai pannelli acustici ai cavi audio, integrando il linguaggio della musica nell’arte visiva mentre interroga simultaneamente i silenzi della storia dell’arte – particolarmente le sue cancellazioni ed esclusioni. Il minimalismo, spesso celebrato per la sua austerità e rigore formale, ha raramente fatto spazio ad artisti come Jones. Con Ensemble, lei reclama quello spazio – non con rumore, ma con risonanza.

Foto © Terry W. Sanders
L’installazione arriva mentre il museo si prepara a sospendere le amate commissioni del Roof Garden fino al 2030, quando aprirà la nuova Tang Wing dedicata all’arte moderna e contemporanea. In questo contesto, Ensemble sembra sia un punto fermo che un preludio: un’affermazione silenziosa ma decisa che l’astrazione può essere politica, che il minimalismo può portare memoria e che l’arte può chiederci di ascoltare più attentamente. In mostra dal 14 aprile al 19 ottobre, Ensemble non richiede attenzione – la premia. Non si tratta di spettacolo, ma di sintonia. E nelle mani di Jones, anche il silenzio ha un suono.