Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa, deceduto domenica 13 aprile 2025 a Lima all’età di 89 anni. Lo scrittore peruviano, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 2010, è morto serenamente, circondato dalla sua famiglia. Come da sua volontà, non si terranno cerimonie pubbliche e i suoi resti saranno cremati in forma privata. Lo hanno annunciato i figli Alvaro, Gonzalo e Morgana, avuti dalla boliviana Patricia Llosa (i due si erano separati nel 2015 dopo 50 anni di matrimonio).
Autore di opere fondamentali come La città e i cani, Conversazione nella cattedrale, La casa verde e La festa del caprone, Vargas Llosa è stato una figura centrale del cosiddetto “boom latinoamericano”, movimento che ha rivoluzionato la narrativa del continente nel secondo dopoguerra.
Nel 2010, Vargas Llosa ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura, riconoscimento che ha consolidato la sua posizione come una delle figure più influenti della letteratura mondiale. L’Accademia di Svezia lo ha premiato “per la sua cartografia delle strutture di potere e per le immagini vivide e complesse della resistenza, della ribellione e della sconfitta”. La motivazione sottolineava la capacità di Vargas Llosa di affrontare temi politici e sociali con una scrittura di grande potenza narrativa.
Oltre alla sua prolifica carriera letteraria, Vargas Llosa ha avuto una vita pubblica intensa: candidato alla presidenza del Perù nel 1990, ha successivamente acquisito la cittadinanza spagnola e ha mantenuto un ruolo attivo nel dibattito politico e culturale internazionale.
Tra gli episodi più noti della sua vita personale, spicca il celebre litigio con Gabriel García Márquez, altro gigante del “boom”. I due, un tempo amici intimi e vicini di casa a Barcellona, si separarono bruscamente nel 1976, quando Vargas Llosa colpì lo scrittore colombiano con un pugno durante una première cinematografica a Città del Messico. Le ragioni esatte del gesto non sono mai state chiarite ufficialmente, ma si è a lungo speculato su questioni personali legate alla moglie di Vargas Llosa, Patricia.
Nonostante la rottura, Vargas Llosa ha sempre riconosciuto il valore letterario dell’opera dell’ex amico, a cui aveva dedicato nel 1971 il saggio Historia de un deicidio, un’analisi approfondita di Cent’anni di solitudine. Tuttavia, dopo l’incidente, i due non si parlarono più, mantenendo un silenzio che ha alimentato il mistero attorno alla loro separazione.
La morte di Vargas Llosa segna la fine di un’epoca per la letteratura in lingua spagnola. Considerato da molti l’ultimo grande rappresentante del “boom”, lascia un’eredità letteraria vasta e influente, che continuerà a ispirare lettori e scrittori in tutto il mondo.