Dal 9 aprile al 10 agosto 2025, il Whitney Museum of American Art ospita Amy Sherald: American Sublime, la prima personale dell’artista in un museo newyorkese. In mostra quasi cinquanta opere, dai primi lavori mai visti al pubblico ai due ritratti che l’hanno resa celebre: Michelle Obama e Breonna Taylor, giovane donna afroamericana di 26 anni, uccisa dalla polizia il 13 marzo 2020 a Louisville, Kentucky. Ma non è una retrospettiva classica. È un racconto a tappe, fatto di sguardi, abiti, posture e presenze che l’arte americana ha per troppo tempo lasciato fuori dall’inquadratura.

Sherald, nata in Georgia e oggi attiva a New York, ha riscritto il ritratto americano. Non lo fa attraverso la denuncia, ma con una cura silenziosa e potente, che sposta lo sguardo e ribalta le gerarchie: niente monumentalità, nessuna retorica, solo la presenza, nuda e centrale, dell’esistenza quotidiana. I suoi soggetti non sono eroi e nemmeno icone, ma persone comuni: un ragazzo in bermuda, una donna con un fiore tra i capelli, una giovane madre che guarda lontano, immersa in un tempo sospeso. utto parte da una fotografia, che diventa solo l’inizio di una costruzione meticolosa: la composizione è pittorica, gli abiti non vestono ma raccontano, gli oggetti non decorano ma parlano.
Sherald sceglie ogni soggetto per una qualità che chiama “scintilla”: qualcosa che vibra, che tiene. Durante le sessioni fotografiche lascia che siano loro a muoversi, a scegliere come stare. Poi li ritrae con toni neutri, sfumature di grigio che smorzano l’enfasi sul colore della pelle — non per negarlo, ma per evitare che lo sguardo si fermi lì, riducendo tutto a una questione cromatica. Nei titoli tornano spesso parole e immagini prese in prestito da Toni Morrison, Lucille Clifton e altre voci nere. Non citazioni dirette, ma frammenti di poesia che scivolano dentro la tela.

La mostra include anche Four Ways of Being, un intervento sulla facciata dell’edificio di Horatio Street, visibile dalla strada a partire dal 25 marzo. Quattro ritratti, mai esposti prima a New York, che riflettono su passato, presente e futuro. Quattro modi di stare al mondo.
“American Sublime è un balsamo,” ha detto Sherald. “Un invito a ricordarci la nostra umanità condivisa. E un modo per dire: ci siamo”. Il progetto nasce dalla collaborazione con il San Francisco Museum of Modern Art, dove è stata curata da Sarah Roberts. L’edizione newyorkese è firmata da Rujeko Hockley insieme a David Lisbon, ed è una tappa nuova, ma coerente, nel viaggio di un’artista che continua a ridefinire lo sguardo.
