Non potrebbe iniziare in modo più brillante la prima volta di Giacomo Sagripanti al Met: tra pochi giorni il direttore abruzzese salirà sul podio della Metropolitan Opera di New York con una delle opere più celebri del repertorio di Gioachino Rossini. “Dirigere Il Barbiere di Siviglia in un teatro come il Met è una grande responsabilità”, racconta. “Qui c’è una tradizione straordinaria, ogni scelta interpretativa deve considerare l’acustica, lo spazio scenico, la qualità dell’orchestra e la sensibilità del pubblico”. Con dodici rappresentazioni a partire dal 15 aprile 2025, la produzione vedrà alternarsi Isabel Leonard e Aigul Akhmetshina nel ruolo di Rosina, mentre Lawrence Brownlee e Jack Swanson saranno il Conte di Almaviva. Tra le novità più attese, Davide Luciano e Andrey Zhilikhovsky si alterneranno come Figaro.
Sagripanti ha già diretto Il Barbiere di Siviglia in alcuni dei più prestigiosi teatri europei, dal Rossini Opera Festival di Pesaro all’Opéra di Parigi, fino a Vienna e Madrid. “Il pubblico americano è entusiasta e caloroso, ma ha un approccio meno ortodosso rispetto a quello europeo”, spiega. “A Seattle, ad esempio, ho trovato spettatori molto aperti e reattivi, meno legati alla tradizione. Al Met, invece, prevedo una platea profondamente competente, capace di cogliere ogni sfumatura musicale e drammaturgica”. Ma il teatro, si sa, riserva sempre qualche sorpresa. “Talvolta un silenzio carico di tensione arriva quando meno te lo aspetti, altre volte un applauso improvviso può cambiare radicalmente l’atmosfera sul palco”.

Considerato uno dei più brillanti direttori rossiniani contemporanei, Sagripanti mantiene un rapporto speciale con la musica del compositore pesarese. “Rossini è stato determinante per la mia carriera. Ho avuto la fortuna di dirigere molte sue opere, incluse quelle meno note come Gazza Ladra, Aureliano in Palmira o Ricciardo e Zoraide. Attualmente mi interessa particolarmente il Rossini serio, che rappresenta un ponte ideale tra il bel canto e Verdi, approfondendo la psicologia dei personaggi”. Quest’anno dirigerà al Rossini Opera Festival Zelmira, opera che considera emblematica di questa transizione.
Capolavoro dell’opera buffa, Il Barbiere di Siviglia è un intreccio di travestimenti, inganni e stratagemmi. I personaggi, pur aderendo a stereotipi, sono tratteggiati con originalità: il Conte d’Almaviva alterna ingenuità e assertività, Rosina è un indimenticabile paradigma di determinazione e stratagemmi, il suo tutore Don Bartolo incarna il classico buffo burbero e diffidente, mentre Figaro, nonostante la sua astuzia, vede spesso i suoi piani fallire. Ma al di là della satira sociale, Sagripanti sottolinea un altro aspetto essenziale dell’opera: “Più che una sfida al potere e allo status quo, Il Barbiere celebra il trionfo dell’amore, rendendo la sua storia universale e sempre attuale”.
Sul piano musicale, la partitura di Rossini rivela estrema varietà espressiva. “La nostra generazione ha il dovere di riscoprire l’autenticità del suono rossiniano, valorizzandone ogni sottigliezza. Elementi come i crescendo, la trasparenza timbrica e l’armonia tra voci e strumenti, insieme all’interazione tra il palcoscenico e la buca, contribuiscono a creare un flusso narrativo dinamico, capace di catturare l’attenzione del pubblico fino all’ultima nota”. La Rossini Renaissance avviata da Claudio Abbado e da una intera generazione di musicologi negli anni Ottanta, con la riscoperta dell’enorme patrimonio dimenticato dell’opera serie rossiniana, ha aperto la strada a interpretazioni più filologiche e raffinate e, oggi, secondo Sagripanti, questa ricerca può essere approfondita con ancora maggiore precisione.
Nel Barbiere l’equilibrio tra vivacità e controllo ritmico è inoltre fondamentale. Sagripanti spiega come, nel secondo atto, scelga un tempo più lento e dolente per il rimprovero a Rosina da parte di Bartolo, enfatizzando il suono malinconico dell’oboe per intensificare l’emozione. Al contrario, “mi è capitato anche però, ed è quello che farò, di rendere la cabaletta di Bartolo, dell’aria, Signorina, un’altra volta estremamente veloce, quasi con una sorta di rap contemporaneo operistico”, restituendo così il senso di agitazione e ossessione del personaggio. Ogni scelta, sottolinea, deve avere una precisa motivazione musicale e drammaturgica, senza mai ridursi a un semplice effetto spettacolare.
Il direttore d’orchestra, secondo Sagripanti, è un mediatore tra libertà interpretativa e fedeltà stilistica. Nel Barbiere, dove il canto offre ampie possibilità artistiche, diventa cruciale instaurare una sintonia con l’orchestra. “Il mio compito non è imporre una visione rigida, ma costruire un percorso condiviso che garantisca coesione all’esecuzione. Talvolta, alcune intuizioni inaspettate degli interpreti sono diventate parte integrante della mia lettura dell’opera”.
L’attesa per questa produzione è crescente. Il 31 maggio, Il Barbiere di Siviglia sarà trasmesso in tutto il mondo attraverso The Met: Live in HD, mentre il 19 aprile il pubblico potrà scoprire i segreti del dietro le quinte grazie allo Spring Open House. “Non vedo l’ora di iniziare questa avventura al Met”, conclude Sagripanti. “Spero di offrire al pubblico un Barbiere fresco, brillante ed emozionante, sempre nel rispetto della grande tradizione rossiniana”.