O Cinema, un piccolo cinema indipendente della Florida, rischia la chiusura per aver proiettato No Other Land, il documentario sulla dislocazione palestinese in Cisgiordania che ha recentemente vinto l’Oscar. Il sindaco di Miami Beach, Steven Meiner, ha chiesto la cancellazione delle proiezioni, definendo il film “antisemita”, e ha minacciato di revocare i finanziamenti pubblici e di risolvere il contratto di locazione del cinema. La questione ha acceso un dibattito sulla censura e sulla libertà di espressione.
Il film segue la storia di Basel Adra, attivista palestinese, e Yuval Abraham, giornalista israeliano. Insieme documentano la distruzione dei villaggi di Masafer Yatta, nell’area delle colline di Hebron, diventata “zona di tiro” per l’esercito israeliano. Immagini crude, essenziali. Soldati che sgomberano famiglie, case che vengono demolite per la dodicesima volta, gente che non si arrende e ricostruisce.
Le parole di Yuval Abraham alla notte degli Oscar sono arrivate forti come uno schiaffo: “Vediamo la distruzione atroce di Gaza, che deve finire. Vediamo gli ostaggi israeliani, brutalmente rapiti il 7 ottobre, che devono essere liberati”. Meiner ha definito queste dichiarazioni “antisemite” e ha deciso che la pellicola non dovesse essere proiettata in una struttura pubblica. La lettera inviata alla direzione del cinema è chiara: il film sarebbe “un attacco unilaterale e propagandistico” contro Israele.
Vivian Marthell, direttrice di O Cinema, inizialmente ritira il film dalla programmazione dopo le pressioni, ma poi cambia idea. “Il conflitto israelo-palestinese è una questione complessa, radicata in decenni di storia, politica e dolore. Pensare che possa essere risolto con la proiezione o meno di un film è ingenuo. Ma censurarlo è un errore”. Le proiezioni vanno avanti. Sala piena, posti esauriti, altre date aggiunte. La commissaria Kristen Rosen Gonzalez invita alla calma: “O Cinema ha proiettato più di 50 film sulla cultura ebraica, organizza proiezioni mensili sull’Olocausto, è un punto di riferimento per la comunità. Un’azione impulsiva rischia di trasformarsi in una battaglia legale inutile e costosa”.
Il caso di O Cinema non è isolato. Negli Stati Uniti, la tensione intorno al dibattito sulla Palestina è altissima. Mentre a Gaza il numero delle vittime sale e nelle università americane gli studenti protestano, l’amministrazione Trump ha minacciato di tagliare i fondi federali agli atenei che ospitano manifestazioni pro-palestinesi. Oggi, il destino del cinema di Miami Beach è nelle mani della commissione municipale, che voterà sulla proposta di sfratto. Ma la questione va oltre un singolo cinema. Cancellare un film significa davvero cancellare un problema? “La speranza è un privilegio”, dice Basel Adra nel film. “E per alcuni, anche la libertà di raccontare lo è”.