Negli ultimi decenni, l’opera ha dimostrato di saper reinventarsi senza perdere la propria identità. Eventi come Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca, La Traviata à Paris e Rigoletto a Mantova hanno dimostrato che il pubblico è pronto a vivere l’opera in modi nuovi, sorprendenti e spettacolari.
È questa stessa tensione verso nuove forme di espressione che alimenta Adventures in Italian Opera. Dal suo debutto nel 2006, la rassegna ideata e curata da Fred Plotkin, è diventata un punto di riferimento nella programmazione culturale di Casa Italiana Zerilli-Marimò alla New York University, ospitando le voci più autorevoli della lirica: dalle leggende viventi alle stelle emergenti. “La maggior parte degli artisti calcano il palcoscenico del Metropolitan Opera”, spiega Julian Sachs, Program and Media Coordinator di Casa Italiana Zerilli-Marimò. “Vogliamo offrire al pubblico l’occasione di conoscerli da vicino e di vederli anche in scena”.
“Ogni incontro è unico perché ogni artista porta con sé una prospettiva diversa”, racconta Sachs. “Non c’è un format rigido: partiamo da un tema, ma poi la conversazione si sviluppa in modo spontaneo, guidata dalle esperienze di chi è sul palco”. Nel tempo, la rassegna ha cambiato forma, passando dagli incontri dal vivo alla trasmissione online, raggiungendo così un pubblico ancora più ampio. Ma l’atmosfera è rimasta la stessa: intima, autentica, capace di creare un legame diretto tra gli artisti e gli spettatori.
L’edizione di quest’anno si aprirà il 5 marzo con René Pape, celebre basso attualmente in scena come Rocco in Fidelio, che offrirà una riflessione sulla costruzione di un personaggio così imponente. Il 1° aprile sarà il turno di Federica Lombardi, soprano italiano che interpreterà la Contessa Almaviva ne Le nozze di Figaro, raccontando le sfide di un ruolo che ha fatto la storia dell’opera. Il 22 aprile sarà ospite Isabel Leonard, mezzosoprano newyorkese attualmente nei panni di Rosina ne Il barbiere di Siviglia, che parlerà del rapporto tra tradizione e interpretazione personale. Infine, il 29 aprile, Corrado Rovaris, direttore musicale dell’Opera di Philadelphia, offrirà uno sguardo dietro le quinte, nel mondo in cui ogni nota deve trovare il suo posto.
Dietro ogni esibizione si nascondono storie spesso invisibili agli spettatori: l’ansia prima di un debutto, la ricerca dell’interpretazione perfetta, il legame con un personaggio che si evolve replica dopo replica. “Lasciamo spazio agli artisti perché siano loro a decidere cosa raccontare”, spiega Sachs. “Alcuni riascoltano le proprie registrazioni, altri le evitano del tutto. C’è chi si concentra sulla tecnica e chi, invece, sulle emozioni provate al primo ingresso su un grande palcoscenico”.
L’opera non è più quella di un tempo, e questo non è necessariamente un male. “Chi segue oggi questo mondo è abituato a un linguaggio visivo diverso e molte regie hanno lavorato in questa direzione”, prosegue Sachs. “Le riprese in alta definizione hanno avvicinato lo sguardo agli interpreti, mentre alcune produzioni hanno riscritto la grammatica visiva dei grandi classici, proponendo nuove interpretazioni”. Nulla è immobile, tantomeno l’opera. Lo sa bene Sachs, che con i suoi studenti dimostra come la tradizione non sia un’eredità da conservare sotto vetro, ma un motore inesauribile di idee e visioni.