A New York, dal 14 al 16 gennaio 2025, si tiene la nuova edizione di Multipli Forti: Voci dalla letteratura italiana contemporanea, un appuntamento che da anni esplora il rapporto tra le storie italiane e il pubblico internazionale. Ma in una città che non dorme mai, un festival letterario può davvero emergere? La risposta è sì, se a guidarlo è un progetto che racconta l’attualità della narrativa italiana attraverso le voci stesse delle autrici e degli autori che la stanno scrivendo.
“Credo nel potere della letteratura, nella sua capacità di definire e incarnare spazi di libertà, di creare un linguaggio universale”, afferma Maria Ida Gaeta, curatrice del festival. I temi non sono mai facili, ma è proprio questo il punto. Si discute del rapporto tra autobiografia e storia, di come i luoghi influenzino le identità intellettuali, del confine sottile tra pubblico e privato.
La traduzione, come ogni arte, è fatta di intuizione e fatica, di scelte che illuminano o oscurano, di compromessi e audacia. “Tradurre non significa solo trasferire parole”, dice Gaeta. “È un atto complesso, dove si trasportano pensieri ed emozioni da una lingua all’altra, da un mondo a un altro. Certo, qualcosa si perde, ma si guadagnano nuove prospettive. È un atto di riscrittura – e riscrivere richiede furia, precisione e visione”.
La struttura del festival resta quella delle edizioni precedenti: tre giorni, tre luoghi, tre modi per entrare in sintonia con con storie e protagonisti della letteratura. Fordham University, Istituto Italiano di Cultura e Rizzoli Bookstore diventano punti di incontro dove traduzione, narrazione e idee si intrecciano per aprire nuovi percorsi tra Italia e Stati Uniti. “Cerco sempre voci autentiche, intense e coraggiose”, spiega Gaeta, quasi come un manifesto programmatico. “Voci capaci di liberare tutte le potenzialità e la forza del discorso letterario, facendo della scrittura in un laboratorio vivo, in dialogo con culture e linguaggi lontani”.
Il Premio Strega 2024 con L’età fragile, Donatella Di Pietrantonio, torna a New York con la sua prosa che scava nei silenzi e nelle assenze per esplorare il non detto e la fragilità che definiscono le relazioni umane. Nicoletta Verna, emblema di una generazione che unisce introspezione e inquietudini collettive, offre uno sguardo fresco sul futuro della narrativa italiana. Matteo Nucci, filosofo della scrittura, riflette sul ruolo della memoria e dell’oblio nella costruzione delle storie. Vincenzo Trione, critico d’arte, proporne uno sguardo interdisciplinare sul dialogo tra letteratura e arti visive, rivelando come ogni testo sia un paesaggio.
Tra gli appuntamenti di punta, c’è l’incontro con Mariangela Gualtieri, poetessa capace di trasformare ogni lettura in un’esperienza quasi mistica. Gaeta lo descrive così: “Mariangela dà vita a un rito sonoro, leggendo i suoi versi in italiano, mentre le traduzioni di Olivia Sears, straordinaria traduttrice e fondatrice del Centro per l’Arte della Traduzione di San Francisco, scorrono sullo schermo”. Ad arricchire l’evento, Natasha Trethewey, premio Pulitzer per la poesia, che introduce Gualtieri all’auditorium di Fordham.

In quattro anni, il festival ha portato a New York quasi sessanta autori e autrici della letteratura italiana a cui si aggiungono i 18 di quest’anno, molti dei quali hanno messo piede in città per la prima volta. E non si tratta di un semplice viaggio: per molti, è l’incontro con un’energia capace di trasformare il modo di vivere e scrivere le storie. Per la curatrice è proprio il contrasto tra i silenzi profondi evocati dalla letteratura e la rumorosa vitalità di New York è qualcosa che lascia un segno nei partecipanti. “Sto persino pensando a una pubblicazione che raccolga le loro impressioni e i racconti su questa esperienza”.
A dare forza all’identità del festival è una presenza significativa di voci femminili, tra cui autrici afro e asiatiche”. Accanto a nomi già affermati, si affiancano molti esordienti: alcuni con opere già tradotte, altri ancora da scoprire. Questa varietà non è una scelta di facciata, ma un invito a riscrivere le regole del racconto e a fare di Multipli Forti un trampolino per nuove rotte nella letteratura italiana.