Nei primi anni ’70, Lina Wertmüller visse un periodo di grande successo con Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia (1973) e Travolti da un insolito destino (1974). I suoi film non furono certo privi di controversie, ma proprio queste controversie li trasformavano in veri e propri eventi culturali.
E poi nel 1975 arrivò Pasqualino Settebellezze. Il film, recentemente restaurato e presentato alla 42ª edizione del Torino Film Festival, ha riportato alla luce l’apice del sodalizio artistico tra Wertmüller e il suo attore feticcio, Giancarlo Giannini. Il loro incontro avvenne quasi per caso, quando la regista lo vide recitare in un’opera di Molière a Roma e gli offrì subito due ruoli nei suoi film con Rita Pavone. La loro collaborazione decollò con Mimì metallurgico, un ruolo che nessuno voleva interpretare, nemmeno Marcello Mastroianni, e che Giannini accettò al volo.
Il film si apre con Pasqualino, un piccolo delinquente napoletano interpretato da Giannini, che vaga in una foresta tedesca oscura e nebbiosa, disertore dell’esercito italiano. Attraverso i suoi ricordi, lo seguiamo a Napoli, dove, ossessionato dall’onore familiare, commette un omicidio che lo trascina in una spirale di disperazione e opportunismo. La sua parabola discendente lo conduce in un campo di concentramento nazista, dove tenta di sopravvivere seducendo la glaciale comandante del campo, interpretata da Shirley Stoler.

“Il personaggio si ispira a una persona reale”, racconta Giannini. “Un acquaiolo di Cinecittà di nome Pasquale, ma il Pasqualino del film è una sintesi, un mosaico delle drammatiche esperienze umane di quel tempo”. Non è un eroe né un uomo redimibile, ma un sopravvissuto mosso dalla paura e dall’egoismo.
Giannini ricorda il grande riconoscimento internazionale ottenuto da Lina Wertmüller, in particolare negli Stati Uniti, dove è stata paragonata a giganti del cinema come Fellini e Bergman. La regista ottenne quattro candidature agli Oscar, tra cui la storica candidatura come miglior regista. “Quando arrivarono le nomination, fu incredibile. Lina avrebbe meritato di vincere, ma almeno in seguito ricevette quel giusto riconoscimento”, afferma Giannini. “Grazie a lei, ho una stella sulla Hollywood Walk of Fame. L’unico altro attore italiano con questa onorificenza è Rodolfo Valentino”.
Eppure, Pasqualino Settebellezze non è un film facile. Il pubblico italiano, attirato da un titolo che prometteva una storia leggera e divertente, si trovò di fronte a un’opera cupa e spietata. D’altra parte, gli spettatori americani, segnati dalle profonde cicatrici morali lasciate dalla guerra del Vietnam, interpretarono il film come una metafora della condizione umana nei momenti di estrema crisi. La stampa statunitense dell’epoca mise in evidenza che, in Pasqualino Settebellezze, Wertmüller e Giannini, invece di proporre un personaggio positivo, decisero di rappresentare una figura complessa e moralmente discutibile per mostrare come la guerra e le dinamiche di potere possano deformare radicalmente la natura e i comportamenti dell’uomo.
Al Torino Film Festival, Giannini ha ricevuto la Stella della Mole per una carriera straordinaria e per un film che, a distanza di decenni, continua a interrogare, disturbare e ispirare. Pasqualino Settebellezze ancora oggi pone domande fondamentali sull’etica, sulla sopravvivenza e sul prezzo della vita umana.