Arrivederci Tony Pappano (che resta direttore emerito), buongiorno Daniel Harding, che ha inaugurato il suo mandato a capo dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma con una esecuzione di Tosca di Giacomo Puccini. Comincia dopo 17 anni una nuova era in una delle due istituzioni musicali maggiori della capitale (l’altra è il Teatro dell’Opera).
La scelta inaugurale sarebbe logica: non c’è opera più romana di Tosca, che si muove fra Sant’Andrea della Valle e Castel Sant’Angelo. Ma le sale dell’Auditorium Parco della Musica, casa dell’Accademia, non hanno né i macchinari né gli spazi né le maestranze per allestire un’opera, e del resto Santa Cecilia è un ente sinfonico, anche se nell’era Pappano molte e molte volte ha sconfinato nella lirica. Dunque esecuzione in forma di concerto a cui il pubblico è ormai abituato, con i suoi pregi e i suoi difetti: per chi conosce bene la musica eseguita, è un ascolto senza distrazioni che ha il suo fascino; ma viene a mancare l’emozione della scena. Nel caso di Tosca, opera intensamente connessa alla sua ambientazione, sparisce la città, con le sue Chiese e lo scontro fra il potere della Chiesa e le spinte rivoluzionarie del primo Ottocento.
Roma torna in primo piano solo all’inizio del terz’atto, quando l’alba sopra Castel Sant’Angelo si riempie del suono delle campane in orchestra. Ed è questa la forza maggiore dello spettacolo: la ricchezza del suono della compagine di Santa Cecilia, splendente di tonalità calde.
Di questa Tosca resteranno meno memorabili i cantanti, non perché individualmente scarsi – Eleonora Buratto debutta nel ruolo del titolo con intensità e passione, Jonathan Tetelman è un Cavaradossi dalla voce più possente che espressiva, Ludovic Tézier acclamato alla prima poi ha ceduto il posto per indisposizione a Roberto Frontali, arrivato in corsa e grande professionista ma impallidito nell’insieme – però manca qualcosa alla loro fusione con l’orchestra (come spesso accade nelle forme non sceniche con gli strumenti allo stesso livello e non in buca) e la loro presenza finisce per essere molto meno interessante dei dettagli dell’orchestrazione pucciniana che la direzione segue in profondità.
Daniel Harding nella stessa settimana della Tosca ha diretto la Messa da Requiem di Verdi nella Basilica di San Paolo. Inglese come Pappano, 49 anni, dal 2006 è Direttore ospite principale della London Symphony Orchestra e dal 2007 direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese ma detiene anche incarichi in Giappone oltre all’attività concertistica personale e – dettaglio che stuzzica – la curiosa abitudine di passare qualche mese l’anno in volo: è anche pilota di linea della Air France (esperienza, dice, che esalta il lavoro di squadra: “in volo ho imparato cose su me stesso e la direzione che non avevo mai scoperto nei precedenti 29 anni sul podio”).
DI questa Tosca resterà quindi anche l’approccio del pubblico romano, che aveva imparato ad amare anzi idolatrare Pappano, e appare molto ben disposto a seguire con amore il nuovo direttore stabile: applausi scroscianti in sala.