Più di due milioni di animali vivono nelle case dei newyorkesi oggi, un rapporto viscerale che si è sviluppato nel tempo, nei modi, ma che è sempre stato centrale nella storia di questa città. Lo illustra la mostra della New York Historical Society che ha appena aperto e rimarrà fino al 20 aprile dal titolo breve e chiaro: Pets and the City (reminiscente di una celeberrima serie televisiva su un altro rapporto viscerale, Sex and the City?).

Un tempo erano i cervi gli animali preferiti, o gli scoiattoli, più tardi le strade della città venivano pulite dai maiali o i piccoli terrier, oggi si fanno follie per i gatti, i cani o persino gli iguana. Grazie a sculture, dipinti, foto, lettere e video Roberta J.M.Olson, la curatrice della mostra, nonché del dipartimento disegni del museo, (amante dell’Italia dove ha studiato, scopriamo poi), ha ricostruito la fascinazione, ma anche spesso la crudeltà, che ha caratterizzato questo rapporto newyorkesi-pets. Da vera amante degli animali, la curatrice si era già cimentata in una esposizione simile nel 2003 dal titolo Petropolis: A Social History of Urban Animal Companions. Quella era una cronologica, ci spiega, qui segue invece una logica tematica.
Si inizia quindi con la sezione Proto-Pets: Powerful Animals and the Hunting Culture dove troviamo gli abitanti originali di queste terre, i Lenape, i Haudenosaunee e i Mohawks, e i loro animali da caccia, talmente importanti da usarli per identificarsi. C’è un documento, mai mostrato prima, in cui I Mohawks si firmano così, e accanto uno scrivano ha annotato i loro nomi inglesizzati.
In una incisione dell’epoca vediamo un lupo come simbolo di potenza di un capo Haudenosaunee uno dei quattro leaders nativi americani andato a londra a chiedere aiuto contro i francesi nel 1710.

Cervi e scoiattoli si trovano nei primi ritratti dei figli dei coloni di fine ‘700, simboleggiano potenza e intraprendenza, mentre gli agnellini vengono usati per mostrare la purezza delle bambine. Con il tempo gli animali assumono un ruolo più attivo, nella vita dei newyorkesi. Nel 1808, dopo aver lavorato per 30 anni al ritratto della sua famiglia, Charles Willson Peale, il celebre autore dei dipinti di Washington e degli eroi della rivoluzione, decide di aggiungere il particolare finale, imprescindibiile: il cane Argo, simbolo di fedeltà assoluta, come l’Odissea ci insegna. E’ l’apoteosi dell’animale domestico e viene accompagnata dall’uscita del primo libro sull’argomento nel 1866: The household pets.

Nello stesso anno viene emanato l’Anti Cruelty Act una legge contro la crudeltà sugli animali perché ce n’era molta. Un articolo del 1877 del New York Times ci racconta di come i cani randagi venissero presi e senza troppi indugi portati sull’East River all’altezza della ventiseiesima strada e affogati. A centinaia. Dalle autorità. 700 in una sola settimana ci dice l’autorevole giornale. Se il padrone non li prelevava entro 24 ore la loro fine era segnata. I newyorkesi avevano paura della rabbia ( ce l’hanno ancora perché si sta diffondendo nuovamente in tutto il paese) e non avevano indugi: la pratica era talmente frequente che quella zona di Manhattan fu ribattezzata “the canine bathtub”. L’ultima uccisione di massa fu nel 1894 quando l’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals è intervenuta mettendo fine alla carneficina.
Era stata fondata nel 1866 per far fronte al maltrattamento dei cavalli che tiravano le carrozze. E aveva molto da fare. Si calcola che nel 1900 ci fossero 200mila cavalli in città. Risolvevano il problema trasporti. Quello della spazzatura invece veniva appaltato ai maiali. Nell’800 non esisteva nessun sistema di raccolta dei rifiuti urbani, che venivano gettati in strada e mangiati dai suini che vagavano tranquillamente nelle strade. Ce n’erano circa 20mila. Dopo decenni di prestazioni intorno al 1860 si decise però di allontanarli oltre quello che allora era l’estremo limite della città: l’86esima strada. Nel 1881 con l’istituzione del Sanitation department, e l’inizio della raccolta della spazzatura, i maiali furono riportati in campagna.
Anche per arginare un altro problema cittadino venivano usati i pets: la caccia ai topi. Si sguinzagliavano certi tipi di cani terrier molto efficaci e anche oggi, che i roditori circolano tranquillamente nei parchi cittadini, qualcuno pensa che potrebbero venire nuovamente impiegati. Queste e tante altre storie fino ai giorni nostri nella mostra, ma perché proprio ora questo racconto, chiediamo infine alla curatrice “Perché ci porta a pensare ad altro in un momento in cui siamo circondati dagli orrori delle guerre. Il fondatore ASPCA Henry Bergh diceva: le persone si comporteranno bene con altre persone quando si comportano bene con gli animali.”
