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Nuovi balletti e giovani virtuosi all’American Ballet Theatre

Splendono i giovani Jake Roxander e Melvin Lawovi, e la star messicana Isaac Hernández

Luciana CaprettibyLuciana Capretti
Nuovi balletti e giovani virtuosi all’American Ballet Theatre

Breanne Granlund and Calvin Royal III in Kyle Abraham’s Mercurial Son ABT Photo: Kyle Froman.

Time: 3 mins read

Due prime assolute ed una gemma del passato. Giovani di grande talento e una stella già affermata. L’American Ballet Theatre si presenta a New York nella tradizionale programmazione autunnale con delle sorprese. Nel primo programma, Innovation Past and Present, La Boutique di Gemma Bond, Mercurial Son di Kyle Abraham son prime assolute, Études di Harald Lander è un gemma del passato. Si replica il 24 ottobre.

Mercurial Son, prima assoluta del coreografo afroamericano Kyle Abraham, coniuga la tecnica assoluta del balletto alla libertà dell’hip hop, della break dance, di un corpo dove i suoni scorrono come onde. Il suo è un linguaggio nuovo che riesce a comunicare con lo spettatore. Le musiche di Grischa Lichtenberger, elettroniche, sono imprevedibili, fatte di fratture improvvise, silenzi, suoni inattesi. I costumi controcorrente, tuniche leggere fluttuanti per gli uomini e tutine aderenti minime per le donne. Sette i danzatori sulla scena, tutti bravissimi, ma in particolare Melvin Lawovi, ballerino francese 24enne, vola nel suo chiffon viola e Jake Roxander è potente.

Jake Roxander in Harald Lander’s Études. Photo: Emma Zordan.

L’eccezionale tecnica di Roxander è emersa appieno dopo, in Études di Harald Lander. Qui il giovane solista ventiduenne, ha mostrato la sua velocità, perfezione tecnica, potenza e presenza scenica. Straordinario. Roxander ha iniziato a ballare da bambino grazie al padre David già ballerino del National Ballet of Canada che ha insegnato a lui e al fratello maggiore Ashton, ora primo ballerino al Philadelphia Ballet. Una questione di genetica, di avviamento precoce, di insegnamento costante: tutti questi ingredienti insieme aiutano. Non è un caso che l’altro ballerino che ha dominato il balletto Études, Isaac Hernández abbia una storia simile. Cresciuto a Guadalajara in Messico con 11 fratelli, ha imparato a ballare su una sbarra fittizia creata nel cortiletto della casa sotto la guida del padre Héctor già ballerino del Dance Theatre of Harlem. A 12 anni ha iniziato a partecipare alle competizioni internazionali per entrare nelle più importanti compagnie americane ed europee. Ora si esibisce all’ABT come ospite e da gennaio entrerà nella compagnia sulle orme delle grandi star latinoamericane del passato all’ABT, da José Manuel Carreño a Ángel Corella e Fernando Bujones. Nel frattempo è anche una star del cinema: ha debuttato in King of the whole world di Carlos Saura, poi ha avuto un ruolo in Someone has to die di Netflix e fra breve uscirà Dreams in cui recita accanto a Jessica Chastain.

Tornando a Études, coreografato su musica di Carl Czerny e orchestrazione di Knudåge Riisager, il balletto è una semplice, eppure ingegnosa, dimostrazione della tecnica della danza. Creato nel 1948 per il Royal Danish Ballet, è stato ripreso da diverse compagnie internazionali. Con il pretesto di mostrare i passi dai più semplici ai più complessi, dalla sbarra quotidiana ai grandi jetés e infinite pirouettes, è un assoluto piacere per gli occhi fino a divenire un divertissement pirotecnico di straordinaria difficoltà tecnica. All’inizio la divisione in gruppi di tre ballerine che alla sbarra ripetono i loro esercizi in combinazioni diverse sembra l’aprirsi progressivo di un fiore, grazie al sapiente gioco delle luci che illuminano solo le gambe. ma proseguendo verso gli esercizi al centro vengono avanti le star della serata e le combinazioni sono spettacolari. La prima ballerina della serata era Devon Teuscher: impeccabile.

Scene from Gemma Bond’s La Boutique. Photo: Emma Zordan.

Infine quello che nel programma è il primo balletto, La Boutique di Gemma Bond. Definito nel programma di sala un balletto astratto in tutu, e coreografato sulla musica di La Boutique Fantasque, di Ottorino Respighi da Gioacchino Rossini, ha una base classica con delle giustapposizioni contemporanee. Gemma Bond, ex ballerina del Royal Ballet e dell’ABT, da tempo passata alla coreografia, ha tentato di dissezionare i movimenti per creare combinazioni nuove dando vita invece ad un insieme spesso meccanico, che procede a scatti. Come dei tagli di Fontana su un bucolico paesaggio dell’800. Braccia in prima posizione che si aprono come fendenti, di lato o in alto senza un seguito. Una tarantella, spezzata da contrappunti coreografici, pose opposte, come punti su un ritmo altrimenti irrefrenabile. Anche i costumi di Jean-Marc Puissant per i 26 ballerini sono classici tutu e calzemaglie rivisitati con uno stile quasi Mondrian nelle geometrie colorate. Nel 1919 Léonide Massine creò un balletto in un solo atto con questa musica su un negozio di giocattoli che si animava, Bond ha reso il lavoro senza trama, astratto appunto, ma il risultato della sua ricerca di combinare passato e presente è eterogeneo e non appassiona.

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Luciana Capretti

Luciana Capretti

Nata a Tripoli, Libia, ha studiato a Roma, lavorato più di 20 anni a New York come corrispondente per varie testate giornalistiche e per la Rai, e a Roma nella redazione esteri del Tg2. Ha scritto i romanzi Ghibli (Rizzoli) e Tevere (Marsilio), il saggio La Jihad delle donne (Salerno) e il memoir Tredicesima Strada (Galaad).

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