Una tournée mondiale per celebrare 25 anni di attività. Un nuovo disco ambizioso, L’arte della fuga di Bach (Orchid Classic, November 1, 2024). L’insegnamento all’Accademia Stauffer, le Master classes. Il Quartetto di Cremona è in “moto perpetuo”: la loro musica trascina, persino brani difficili come il quartetto n. 4 di Bartók magnetizzano il pubblico. “Nella sala c’erano 500 persone, era pienissima e non ce lo aspettavamo – ci dice Simone Gramaglia, il violista del gruppo all’indomani del primo concerto a Burgos – il programma non era facile perché c’era il Dvořák americano ‐ (String Quartet in F Major, Op. 96 ndr ) e il quarto di Bartok e quando lo presentiamo non sappiamo mai quanta gente verrà, e invece era strapieno.
Perché inserite allora brani più complessi che potrebbero non darvi il tutto esaurito?
“Perché pensiamo di fare molto bene questo Bartók, lo sentiamo molto, è un brano di una chiarezza incredibile e a questo punto della nostra carriera pensiamo di poter rischiare e lo incastriamo fra brani più ascoltabili. Siamo convinti che Bartók sia il Beethoven del ‘900 perché scrive nello stesso modo, con tanti contrasti, interruzioni anche piuttosto forti, come in Beethoven dove, dopo una parte sognante, arrivano ritmi sforzati che continuano e continuano. Lo abbiamo suonato anche a Genova, prima tappa del tour, abbiamo eseguito Webern, Langsamer Satz, Bartók 4 in do maggiore e Janàček secondo (Lettere intime) e c’è stato un entusiasmo enorme che vuol dire che se uno lo suona nel modo giusto anche Bartók arriva.

Simone Gramaglia studia musica da quando era piccolissimo, prima il pianoforte ispirato dalla madre, poi il flauto perché lo suonava lo zio, fino alla viola. “Mi mancava il calore dello strumento ad arco – dice – volevo dedicarmi al violino, ma sono stato scoraggiato perché avevo ormai 15 anni e la competizione con i ragazzi che avevano studiato solo il violino sarebbe stata fortissima, mentre di violisti ce ne sono meno e mai consiglio fu più prezioso.” Studia a Genova, la sua città, poi entra all’Accademia Stauffer, a Cremona, incontra Cristiano Gualco e insieme decidono di creare un Quartetto. Perché musica da camera anziché sinfonica – gli chiedo – perché suonare in un quartetto invece di una grande orchestra?
“Quando sei un ragazzo l’orchestra ti garantisce subito una certa indipendenza, è vero, è attraente perché hai uno stipendio e puoi preoccuparti solo della musica. Ma a vent’anni puoi fare tutto e noi, che abbiamo avuto la fortuna di studiare all’Accademia con il grandissimo Salvatore Accardo, e siamo legatissimi a lui, per quello che ha fatto, la testimonianza che ha dato, e abbiamo fatto parte della sua Orchestra da Camera, che era come un grande quartetto perché eravamo tutti allievi della Stauffer e il livello era altissimo, abbiamo sviluppato la passione per questo ensemble. Perchè permette ai quattro strumenti di mantenere la loro identità, obbliga a suonare insieme senza un direttore e offre un repertorio incredibile.

Repertorio che i quattro insegnano a loro volta: sono tutti titolari di cattedra di musica da camera alla Accademia Stauffer e tengono Master classes in Europa e Stati Uniti mentre sono in tour.
“Siamo stati fortunati con i docenti che abbiamo avuto: Accardo, poi Piero Farulli di una generosità e umanità incredibile, e Hatto Beyerle, tutti straordinari. Vogliamo restituire ai ragazzi quello che abbiamo ricevuto, non solo la tecnica ma l’entusiasmo. E da quando abbiamo iniziato abbiamo visto che tanti giovani italiani, perché all’estero non ne mancano, hanno iniziato a crederci e il livello e i numeri stanno crescendo. L’Accademia poi è il top del top, non solo in Italia, ma nel mondo. Grazie a questo visionario, Walter Stauffer, che ha lasciato una importante donazione alla fondazione, gli studenti che passano l’audizione possono studiare e vivere lì senza pagare, la sede è meravigliosa, il palazzo è bellissimo, restaurato nel rispetto delle linee originali, c’è un sistema informatico eccezionale. E’ una eccellenza.
I quattro musicisti dopo la Spagna arrivano in Nord America per poi volare di nuovo verso l’Europa e quindi l’Asia. Viaggiano con i loro preziosissimi strumenti: Cristiano Gualco un violino Nicola Amati del 1640, Paolo Andreoli un violino di Paolo Antonio Testore del 1758, Simone Gramaglia una viola di Gioachino Torazzi del 1680 e Giovanni Scaglione un violoncello Nicola Amati del 1712. Questi ultimi tre strumenti sono concessi da Kulturfonds Peter Eckes.
Per New York avete scelto di eseguire Haydn, Schumann e Ravel: perché?
“Stiamo lavorando molto su Schumann in questo periodo, il numero 1 è un quartetto meraviglioso. Il compositore ha fatto tesoro dell’insegnamento di Haydn che è il padre del quartetto. Ravel ha una scrittura unica che non si può paragonare a nessun suo contemporaneo, ha scritto un solo quartetto che è un gioiello formale di incredibile bellezza. Quindi il programma ha uno sviluppo cronologico: dal fondatore del quartetto a chi l’ha portato ad un livello eccelso, Schumann, a Ravel che chiude l’800.
Le date nordamericane:
24/10/2024 19:30
26/10/2024 15:00
27/10/2024 15:00
Neskowin (USA)30/10/2024 19:30
02/11/2024 19:30
Syracuse (USA)
03/11/2024 19:30
Bucknell (USA)