Ritratti di donne forti e complicate, lotta agli stereotipi, interpretazioni profonde e sconvolgenti; il cinema deve molto a Gena Rowlands, che se ne è andata a 94 anni nella sua casa di Indian Wells in California. Soffriva di Alzheimer da alcuni anni, secondo quanto rivelato dal figlio Nick Cassavetes, nato dalla prima unione con il regista John Cassavetes.

Del cineasta di origine greca fu definita spesso la musa, termine riduttivo che le lascia solo ispirazione e non sforzo creativo. Rowlands recitò in dieci film del marito, una unione lunga 35 anni fino alla morte di lui nel 1989. Si era ritirata dalle scene nel 2015, anno in cui ricevette un Oscar onorario alla carriera; aveva avuto due nomination come migliore attrice, la prima per A woman under the influence (Una moglie) del 1974, la seconda per Gloria del 1980.
Sono anche i due film più discussi e analizzati. Per la critica femminista non c’è dubbio che Cassavetes e Rowlands prendessero di petto gli stereotipi patriarcali. In Una moglie (il titolo originario si riferisce all’influenza dell’alcol), Rowlands è sposata a un capo-cantiere di origine italiana, monumentale Peter Falk. Hanno tre figli; lei beve, incontra sconosciuti, esibisce comportamenti eccentrici che la portano in clinica psichiatrica dove subisce anche elettroshock, torna a casa e tutti la scrutano per vedere se si sia “normalizzata”, ma è il marito a mostrare tratti aggressivi, irrazionali e violenti ben più di lei… solo che a lui è concesso e nessuno mette in dubbio la sua sanità mentale. Il film è interessante anche perché il ritratto di questa follia domestica è così sottile che in molti ancora oggi (basti vedere la pagina in italiano di Wikipedia) ritengono sia la storia di una donna che impazzisce nonostante le amorevoli cure del marito. Altri sostengono che Cassavetes fosse sì in lotta contro gli stereotipi, ma che in quella moglie ritraesse se stesso, bambino emigrato, clown della classe, iperattivo, eterno fuori posto.
Il film conclude quella che viene considerata la tetralogia di Cassavetes sull’alienazione della vita americana (che comprende anche Faces ‒ Volti, 1968, Husbands ‒ Mariti, 1970, Minnie & Moskowitz, 1971)
Rowlands ebbe poi grande successo – soprattutto in Italia – con Gloria, ritratto della ex moglie di un gangster del Bronx che si danna per proteggere un bambino portoricano in fuga da malavitosi in una città ostile; Gloria è discutibile, irritabile, decisa, e al di là della sua asserzione iniziale – “non sei la mia famiglia”, pronta a tutto per difendere il piccolo Phil, stabilendo un legame di genitorialità che prescinde dal sangue. Il film vinse il Leone d’Oro a Venezia nel 1980 ex aequo con Atlantic City USA di Luis Malle. Rowlands ottenne la nomination all’Oscar e al Golden Globe.
Le donne dei film di Cassavetes sono fuori da ogni schema e vivono in un mondo di maschi aggressivi. Rowlands ne dà un’immagine conturbante, inserita nel flusso narrativo di un regista che procede per accumulazione, per piccoli gesti quotidiani, lasciando allo spettatore la libertà di trarre le sue conclusioni su quello che vede.
La carriera di Rowlands ha compreso anche show teatrali e televisivi, quest’ultimi che le sono valsi quattro Emmy e un altro Golden Globe. Il figlio Nick l’ha diretta nel film drammatico romantico The Notebook (Le pagine della nostra vita) del 2004.