Una festa di colori, di pace e di musica quella dei Coldplay, 21 anni dopo a Roma, Stadio Olimpico, 260 mila biglietti venduti per quattro serate, ultima data il 15 luglio. Concerti spettacolari e accaldati (se ne è accorto anche Chris Martin “c’è un caldo che si muore!”) ma che hanno riempito cuori e menti, e fatto cantare 65-70 mila persone alla volta, all’insegna della pace e del rispetto, come durante tutto il Music of the Spheres World Tour iniziato due anni fa.
Un’atmosfera calorosa e quasi intima, nonostante i numeri, resa più prossima dalle luminose sfere che come corpi celesti galleggiano e rimbalzano dolcemente sul pubblico, dai bracciali luminescenti degli spettatori (e gli schermi dei cellulari) pullulanti come lucciole, dalla penetrazione verso il pubblico del concerto, non lasciato solo alla dimensione frontale, dalle proiezioni stellari sui maxi schermi e dalle inquadrature e primi piani sul pubblico, prima fra tutte quella su Roger Federer presente all’Olimpico, per il quale Chris Martin ha improvvisato alcune strofe: ”Ciao Roger, sei il più bello di tutti i tempi”. E poi i fuochi d’artificio su Roma, l’esplosione di luminosi cuori arcobaleno, visibili con occhiali speciali. Uno show curato nel minimo dettaglio e una band che sa essere generosa verso il proprio pubblico.

“If you want peace be peace. If you want love be love“ è il messaggio principale che scorre sullo schermo, insieme ad una carrellata di richiami all’impegno, alla pace, alla convivenza, che i Coldplay hanno lanciato in modo diretto, senza retorica.
“C’è gente dal Brasile, dall’Argentina, da Israele”, dice Chris Martin leggendo i cartelli che mostrano i fans, mentre agita i cordoni gialli e blu al polso, in segno di solidarietà verso l’Ucraina. “Siamo fortunati di essere qui con tutto quello che sta succedendo nel mondo. Siamo fortunati anche ad avere tante persone che vengono da ogni dove a cantare insieme a noi con pace e gentilezza.”

Lo spettacolo è un viaggio in astronave in quattro atti e una generosa scaletta. Si parte con i pianeti, da Higher Power, Adventure of a Lifetime, Paradise, The Scientist. Secondo atto è di scena la Luna: Viva la Vida, Hymn for the Weekend, Gravity, Orphans; Yellow, che ci porta verso le stelle, con cui si gioca al terzo atto. E qui: Human Heart, People of the Pride, Clocks, Infinity Sign, Something Just Like This (dei Chainsmokers; con la voce preregistrata di Chris Martin che si esprime nel linguaggio dei segni), Midnight, My Universe, A Sky Full of Stars.
Quarto atto si torna a casa: c’è il discorso introduttivo di Louis Armstrong a What a Wonderful World, Sparks, The Jumbotron Song, Humankind, Fix You, cantata in ginocchio, e si conclude con feelslikeimfallinginlove (scritto tutto attaccato, ndr) il singolo lanciato in attesa del nuovo album in uscita il prossimo 4 ottobre.
C’è un’atmosfera che accarezza spettatori e spettatrici. Al concerto del 14, nell’atto sulla Luna, c’è modo di far salire una ragazza sul palco, Rebecca, un’adolescente emozionata, che, seduta a fianco a Chris, ha avuto la possibilità di duettare con lui su Magic. Non mancano altri vip, oltre al campione di tennis, nel pubblico, tra gli altri il calciatore della Roma Paulo Dybala, la cantante Elisa, il sindaco Roberto Gualtieri.

Un omaggio alla squadra della Roma calcio arriva inaspettato quando la camera inquadra e proietta un ragazzino che indossa la maglia storica del 1978 con il “lupetto” stilizzato di Piero Gratton e Chis esclama: “Nice jersey!”. Quando si dice la sintonia. E ancora: “Sono passati ventuno anni dal nostro ultimo concerto a Roma, non vedevamo l’ora di rifarlo”.
Non manca il sostegno ai diritti Lgbtqia+ con bandiera arcobaleno che Chris Martin indossa durante Human Heart e ci sono infine concrete, e divertenti, prove di cooperazione per la salvezza del pianeta, con le bici che producono elettricità per ricaricare il palco e i tappeti ergodinamici che generano energia green. Che poi può andare a finire che, con tutta questa forza extraterrestre di entusiasmo, luce e amore che circola, si può finire con la bicicletta verso la luna, umani, viventi terrestri e marziani, come in un film di Spielberg.