L’hackeraggio del sito, il ritiro dall’asta di un’opera da 50 milioni di dollari per evitare di svenderla, nessun prezzo da capogiro, è finita anche questa sessione di aste di primavera a New York. Le vendite da Christie’s, Sotheby’s e Phillips chiudono con il 22% in meno rispetto al 2023 e il 36% in meno rispetto al 2022, per un totale di circa 1,4 miliardi di dollari. Gli esperti la definiscono una conclusione “di tutto rispetto”, ma è solo l’ennesima conferma che il mercato delle opere d’arte è in crisi.
È stata una sessione piuttosto caotica. A un paio di giorni dall’inizio, il 9 maggio il sito di Christie’s è andato in down a causa di un attacco hacker mettendo così a rischio circa l’80% delle vendite che al momento si svolge online. L’amministrazione della casa d’aste, che lo ha definito come “un incidente di sicurezza tecnologia”, aveva provveduto a disattivare la piattaforma ufficiale e reindirizzare il traffico verso un altro url che metteva a disposizione solo contatti telefonici o indirizzi email. Tanti sono ancora i punti di domanda – a partire da quando Christie’s abbia scoperto che il sito era stato compromesso o come ne abbia ripreso il controllo fino a quali garanzie ci siano. La domanda che più preme i clienti è quali dati sono stati hackerati e che fine hanno fatto. Ci vorranno mesi prima che la casa d’aste riceva delle risposte definitive. Intanto la pagina ufficiale è tornata a funzionare.
Quattro giorni dopo, Christie’s ha ritirato dal programma delle aste l’opera che sarebbe stata la più costosa. Complements di Brice Marden (2004-2007) ha un valore stimato fra i 30 e i 50 milioni di dollari.
Come scrive il New York Times, le due più grandi debolezze delle aste sono “incertezza e dubbio”. Considerando che il mercato delle opere d’arte è in mano a una nicchia molto ristretta di persone, gli ultraricchi, e che la prossima sessione si svolgerà a ridosso delle elezioni presidenziali a novembre, le prospettive non sono rassicuranti.
I numeri di questa edizione
Christie’s ha chiuso con un totale di vendite di 640 milioni di dollari. Cifre da record per le lampadine di Untitled (America #3) (1992) di Felix Gonzalez-Torres, per un valore di 13,6 milioni di dollari, e la scultura di sabbia Untitled (Serie mujer de arena/Sandwoman Series) (1983) di Ana Mendieta, venduta a 567.025 dollari.
Sotheby’s segue con 633,4 milioni di dollari. A produrre più introiti sono state Il Covone a Giverny (1893) di Claude Monet, venduto per quasi 35 milioni di dollari, Les Distractions de Dagobert (1945) di Leonora Carrington, per 28,5 milioni, e Concetto Spaziale, La fine di Dio (1964) di Lucio Fontana, per 23 milioni.
Infine, Phillips ha generato 100 milioni di dollari di fatturato, di cui soltanto 46,5 milioni derivano dalla vendita di un dipinto di Jean-Michel Basquiat.
Da specificare che, tutti i lotti venduti, undici in totale fra Christie’s, Sotheby’s e Phillips, si sono mantenuti in un range fra i 20 e i 50 milioni di dollari. Nessuno oltre questa soglia.