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A Washington la bandiera USA diventa un memoriale contro la violenza delle armi

L’installazione dell'artista Suzanne Brennan Firstenberg al centro di Freedom Plaza

Monica StranierobyMonica Straniero
A Washington la bandiera USA diventa un memoriale contro la violenza delle armi

L'installazione "Diritto alienabile alla vita" di Suzanne Brennan Firstenberg a Freedom Plaza, Washington DC

Time: 3 mins read

L’installazione artistica Diritto alienabile alla vita al centro di Freedom Plaza a Washington DC è una potente denuncia contro la violenza delle armi negli Stati Uniti. Realizzata dall’artista visuale Suzanne Brennan Firstenberg, questa opera, inaugurata il 10 maggio, resterà visibile fino al 20 maggio come monito contro la perdita di vite umane causata dall’uso indiscriminato delle armi.

Con Freedom Plaza come location, l’opera assume un significato ancora più rilevante, poiché è situata proprio nel cuore di Washington DC, simbolo stesso della democrazia e dei valori fondamentali degli Stati Uniti. L’iconica bandiera americana si trasforma in un memoriale, su cui sono stati incisi i nomi di 1.039 vittime delle sparatorie di massa negli Stati Uniti, partendo dalla tragica Columbine High School fino alla recente carneficina a Lewiston, nel Maine. L’artista ha lasciato uno spazio vuoto sulla parte superiore della bandiera nel caso ci fosse un’altra sparatoria mentre l’opera è esposta. Un gesto che riflette la frequenza con cui si verificano queste tragedie negli Stati Uniti.

L’installazione “Diritto alienabile alla vita” di Suzanne Brennan Firstenberg a Freedom Plaza, Washington DC

Alle spalle della bandiera, un telone riproduce la Dichiarazione di Indipendenza, mettendo in risalto la frase che proclama l’uguaglianza di tutti gli uomini e i loro diritti inalienabili. La parola “inalienabile” è enfatizzata, con una croce rossa sopra il “in”, così da lasciare solo “alienabile”. Si passa così dal diritto a detenere e portare pistole e fucili, come sancito dal Secondo Emendamento della Costituzione nel lontano 1791, al diritto alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità.

L’installazione si propone chiaramente di ridefinire il dibattito, infinito, sull’accesso alle armi, ponendo la domanda se il possesso di armi da fuoco sia ancora un simbolo di democrazia o se nel corso del tempo l’idea iniziale di garantire la sicurezza pubblica sia stata distorta, trasformandosi in un abuso.

“Lo affermo senza esitazione: se ci impegniamo per i diritti degli embrioni congelati in Alabama, dovremmo altrettanto lottare per i diritti dei bambini americani, che sono le principali vittime delle stragi”, ha dichiarato Firstenberg. Accanto all’installazione, è stato eretto un muro circolare che rappresenta una bandiera a stelle e strisce capovolta, segno di imminente pericolo o angoscia, sul quale i visitatori possono condividere storie personali, riflessioni o i nomi dei propri cari uccisi in una sparatoria.

L’immagine della bandiera americana viene offuscata dalle storie di violenza. Secondo la Small Arms Survey del Geneva Graduate Institute, negli Stati Uniti circolano addirittura 393,3 milioni di armi in circolazione, con una proporzione di una arma ogni 330 milioni di abitanti. La presenza diffusa delle armi da fuoco negli Stati Uniti è un fenomeno che affonda le radici nella storia e nella cultura del paese. Fin dai tempi della colonizzazione, l’uso delle armi da fuoco era essenziale per la sopravvivenza e la difesa personale. Durante la migrazione verso l’Ovest, le armi da fuoco erano strumenti indispensabili per cacciare e proteggersi dagli agguati, sia da parte degli indigeni americani che da altri colonizzatori o criminali.

L’installazione “Diritto alienabile alla vita” di Suzanne Brennan Firstenberg a Freedom Plaza, Washington DC

Nonostante secondo molti sondaggi la maggior parte degli americani si dica a favore di una riforma del secondo emendamento della Costituzione, cambiare davvero le cose è molto complesso, soprattutto a causa del peso politico della lobby delle armi, il cui potere  può esercitare non solo nella elezione di un Presidente, ma anche e soprattutto nell’attività legislativa.

Dopo la tragica vicenda nella scuola di Uvalde, in Texas, dove nel 2022 un giovane armato di due fucili da assalto ha fatto irruzione uccidendo diciannove bambini e due insegnanti, il Presidente John Biden ha firmato una legge sul controllo e l’utilizzo delle armi da fuoco negli Stati Uniti. La prima, dopo molti anni, a intervenire in materia. Tra le nuove norme anche quelle che prevedono finanziamenti per gli Stati che introducono misure per ridurre il rischio che le armi finiscano nelle mani di individui considerati una minaccia per sé stessi o per gli altri. L’obiettivo è verificare se gli acquirenti sono criminali violenti, molestatori o stalker prima di autorizzarne l’acquisto. Inoltre, la legge chiude una falla legale nota come la “scappatoia del fidanzato”, che in precedenza non considerava i partner non sposati, non conviventi o senza figli della vittima.

“Seppur qualcosa debolmente sembra muoversi, queste misure non sono sufficienti”, ha puntualizzato Firstenberg, “perché non intervengono in alcun modo sulla vendita di fucili di assalto né su quella dei caricatori ad alta capacità, che sono quelle più usate nelle stragi”.

L’installazione “Diritto alienabile alla vita” di Suzanne Brennan Firstenberg a Freedom Plaza, Washington DC

Con Diritto alienabile alla vita, Firstenberg dimostra ancora una volta che l’arte non si limita a essere un ornamento, ma è capace di veicolare potenti messaggi di protesta e di sensibilizzazione. In un’altra delle sue installazioni, intitolata “In America: Remember”, ha utilizzato 701.000 bandiere bianche per trasformare temporaneamente il National Mall in un omaggio alle vittime della pandemia di coronavirus del 2021. In un’intervista, l’artista ha espresso la speranza che il suo lavoro possa superare le divisioni politiche. “Nell’epoca attuale, le parole spesso cadono nel vuoto, poiché ci troviamo sempre più isolati nelle nostre ‘camere d’eco personali’. Ho sempre visto nell’arte pubblica uno dei pochi strumenti di comunicazione autentica, capace di spingere le persone a fermarsi e a riflettere senza filtri. Non posso affermare con certezza se questo possa cambiare le menti, ma ciò che conta è continuare a provarci”.

 

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Monica Straniero

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