Un talento pazzesco. Arlecchino e Pulcinella, Stanlio e Ollio, Jacques Tati e Charlie Chaplin, tutto, tutto insieme. Maria Cassi è sorprendente, e lo spettacolo Opera buffa alla Casa Italiana Zerilli Marimò, parte del festival “In scena”, organizzato da Laura Caparrotti, è un fuoco d’artificio dall’inizio alla fine.
Accompagnata magistralmente al pianoforte da Leonardo Brizzi, Maria Cassi racconta Firenze e Fiesole, i fiorentini e le loro manie, i cani e i loro padroni, la lirica, la classica, la contemporanea, il balletto, e molto altro, con la gestualità e le trovate da slapstick e della grande tradizione del mimo.
“Sembra che io faccia qualcosa di nuovo ma in realtà faccio qualcosa di molto antico – mi spiega – Nello spettacolo c’è improvvisazione ma c’è anche un lavoro molto rodato. C’è tutta la storia della comicità dalla commedia dell’arte alla stand up comedy. E Leonardo mi segue, ma sa esattamente dove come e perché.”

Maria Cassi si racconta, in mezzo al traffico di una New York che ha ritrovato profondamente cambiata. “L’ultima volta che sono venuta era stato appena eletto Trump, l’atmosfera era veramente pesante, i newyorkesi erano depressi, angosciati. Ora ritrovo una New York rifiorita e mi fa molto piacere.”
L’America la conosce bene: si è esibita a New York nel 2010 e 2012 e a Pasadena con uno spettacolo realizzato insieme al produttore Peter Schneider e scritto con il giornalista e scrittore Peter Pacheco: Life with men and other animals.
“Peter Schneider mi ha insegnato il meccanismo del musical, del lavorare tessendo ritmi diversi. Tutte cose che avevo dentro di me ma che ho sviluppato con lui. Io lavoravo come nella commedia dell’arte, con molta improvvisazione. Quando Peter mi ha visto per la prima volta al Teatro del Sale, facevo Crepapelle, centrato sulla differenza fra parigini e fiorentini, spettacolo che ho anche portato a Parigi con grande successo, e mi ha chiesto come fai? Gli ho spiegato che mi basta una sera per capire cosa fa ridere e il giorno dopo vado tranquilla. Peter mi ha proposto di lavorare con lui a Pasadena e ho imparato moltissimo e mi sono divertita da morire alle reazioni del pubblico americano alla mia comicità che viene da lontano”.
Da dove? Come hai iniziato?
“Giovanissima sono andata a Salisburgo con il mio primo marito musicista che studiava composizione e ho cominciato a studiare canto. Ero un soprano e potevo diventare un mezzo soprano. Quando ci siamo separati sono tornata in Italia e per mantenermi facevo la commessa in un negozio di carta. Mi chiama una mia amica e mi chiede di andare a studiare con lei alla scuola di Alessandra Galante Garrone a Bologna. Magari, non me lo posso permettere le rispondo. Ma la accompagno e quando sono lì Alessandra mi coinvolge e io non resisto e mi iscrivo. Una fortuna averla incontrata. La sua era l’unica scuola che portava avanti l’insegnamento di Jacques Lecoq e io lì ho imparato tutto quello che so, lì e da Peter Schneider.”

Terza figura importante nella sua carriera è Leonardo Brizzi. “Abbiamo iniziato insieme nell’86, eravamo il duo Aringa e Verdurini, facevamo lo spettacolo A Saintrotwist che abbiamo portato in giro per il mondo in più di 1000 repliche. Poi abbiamo preso strade diverse e ci siamo ritrovati nel 2020 per fare uno spettacolo a favore dell’associazione Artemisia che lotta contro la violenza sulle donne: Il carnevale degli animali, con le sorelle Katia e Mariella Labèque al piano e i ragazzi della Scuola di musica di Fiesole. Con Leo abbiamo deciso di elaborarlo un po’, abbiamo chiamato il contrabbassista Nino Pellegrini e creato Diamine. Poi questa Opera buffa che abbiamo portato a New York, Le donnacce e L’attore è un atleta del cuore, una frase di Antonin Artaud che è la mia autobiografia in forma comica.”
Nella autobiografia fondamentale è il sodalizio professionale ma soprattutto di cuore con Fabio Picchi, suo marito, celebre ristoratore fiorentino e scrittore. Insieme creano il Teatro del Sale nel 2003, lei ne è direttrice artistica, lui ispiratore e anima.
C’è un momento in Opera buffa in cui dopo i frizzi e i lazzi, le risate e le prese in giro Maria inizia a cantare Golden Slumber dei Beatles e il suo viso diviene serio. Il pubblico si emoziona, lei chiude sussurrando “I miss you.”
“Quel momento è molto forte per me, mi connetto con qualcosa di molto personale. Quando lo faccio a Firenze la gente sa e ci sono magari 10 minuti di applausi”
Quello che la gente di Firenze sa è che Fabio Picchi se ne è andato due anni fa, ma Maria ha recitato fino a pochi giorni prima della scomparsa e ripreso pochi giorni dopo.
“Fabio non avrebbe voluto diversamente, non lo avrebbe accettato – mi confida -. D’altra parte questo mestiere mi sta salvando la vita, l’adrenalina aiuta. La perdita di Fabio è stata devastante. Io sono profondamente laica, ma sono una laica credente, come diceva mio marito, credo nella vita. Per me stare in scena è una preghiera, mi fa stare bene, mi permette di entrare in comunicazione con la vita, con chi c’è e chi non c’è più.”
