Una serata tutta dedicata a Balanchine. Teatro pieno o quasi, applausi entusiasti. Il maestro russo continua a esercitare la sua magia più di 40 anni dopo la sua scomparsa, quando il New York City Ballet, da lui creato, festeggia il suo 75esimo anniversario.
Lo spettacolo si apre e chiude con due lavori corali, Bourrée Fantasque e Symphony in C, che mostrano l’incredibile capacità di Balanchine di creare simultanee azioni coreografiche con un effetto da fuochi d’artificio. Al centro il breve e divertente soldatino di piombo, The Steadfast Tin Soldier su musica di Georges Bizet, che, ambientato a Natale con tanto di albero e caminetto, sarebbe stato più adatto ad una messa in scena invernale.
Ma il vero cuore della serata è arrivato subito dopo ed è stato Tzigane, su musica di Maurice Ravel, tornato sulle scene dopo 30 anni, con il nuovo nome di Errante, per evitare di offendere i Rom. Creato da Balanchine nel 1975, in occasione del Festival di Ravel, è stata la prima coreografia danzata da Suzanne Farrell al suo ritorno al New York City Ballet dopo alcuni anni in Europa. Balanchine ha così accolto la sua figliol prodiga, componendo su di lei un omaggio alla donna, una elegia della sensualità e indipendenza femminile, celebrando la musa ingenua divenuta Circe incantatrice.

Mira Nadon, nominata prima ballerina lo scorso inverno a 21 anni, interpreta il ruolo con una tecnica e un corpo perfetti, dominio della scena, e sguardo da incantatrice. La Farrell aveva la sensualità morbida della donna, Nadon la determinazione dei vent’anni. Il balletto inizia con un assolo meraviglioso e assolutamente contemporaneo di cinque minuti ricco di mistero, gioco e seduzione. Sono le braccia ad avvolgersi e svolgersi, le spalle, le mani, le dita nella danza di una novella Salomé con il pubblico. Quando entra in scena il partner, Aaròn Sanz, la raggiunge da dietro e la abbraccia senza stringerla: un cerchio largo intorno alla vita. La donna è libera, non può essere stretta, è lei che dirige l’azione, anche quella delle 4 coppie che entrano dopo. I passi creati da Balanchine sono di una immediatezza e modernità incredibili. E quando alla fine entra in scena proprio Suzanne Farrell, fragile e divina, che del balletto ha curato l’allestimento, l’applauso è scrosciante.
Bourrée Fantasque come accennato è un gran balletto corale su musica di Emmanuel Chabrier, pieno di riferimenti a danze popolari come il can can e il tango. La sua cifra è l’insieme di rigore classico e di passaggi buffi, in omaggio alla cultura del paese dove Balanchine ha vissuto. Nel primo movimento per esempio, il coreografo introduce una ballerina vistosamente più alta del suo partner e su questa disuguaglianza crea una serie di piccole gags.

Il vero capolavoro corale è il balletto che ha chiuso la serata, Symphony in C. Georges Bizet lo ha composto a soli 17 anni ma lo spartito è stato pubblicato solo nel 1933. Balanchine ne è venuto a conoscenza dall’amico Stravinsky e in sole due settimane lo ha coreografato per il Paris Opera Ballet con il titolo di Le Palais de Cristal. L’anno successivo lo ha riallestito al New York City Ballet semplificando il set e i costumi e cambiando il titolo. Il balletto si compone di 4 movimenti ognuno con una diversa prima ballerina e un diverso corpo di ballo, nel finale tutti e 48 i danzatori entrano in scena. La sua complessità è enorme perché ogni movimento è come costituito da tre coreografie, una per il corpo di ballo, una per i solisti e una per i primi ballerini: il risultato lascia senza fiato.
Jerome Robbins lo vide nel 1948 al City Center e ne rimase talmente colpito da chiedere a Balanchine di farlo entrare nella compagnia nonostante fosse già un coreografo noto a broadway e nel balletto. Lo stesso effetto dirompente il balletto lo ebbe su Morton Baum, potente uomo d’affari che decise di offrire a Balanchine la possibilità di creare una sua compagnia. E così nacque il NYCB. E cambiò la storia del balletto americano.