Ospite della terza edizione di Multipli Forti, “Voci dalla letteratura italiana contemporanea”, che si è svolta a New York dal 10 al 13 aprile 2024, Giulia Caminito, una delle voci più promettenti dello scenario letterario contemporaneo, ha affrontato il tema della percezione della narrativa italiana contemporanea rispetto al passato. In risposta a coloro che sostengono che l’attuale produzione letteraria sia inferiore a quella precedente, l’autrice ha ribadito che ogni epoca tende a idealizzare quella che l’ha preceduta, spesso ignorando le sfide e le innovazioni del presente.
La letteratura di qualità forma il nostro pensiero, offre interpretazioni dell’attualità e ci guida sulla vita attraverso il suo stile e linguaggio specifico. Tuttavia, nel momento in cui si sollevano questioni legate alle ingiustizie sociali, ci si imbatte spesso in una sorta di resistenza da parte dei lettori che tendono a evitare argomenti scomodi o prediligono letture più leggere. “C’è una resistenza significativa su determinati temi, specialmente quelli storici”, chiarisce l’autrice, “ma se ho scelto di affrontare certi argomenti è perché li sentivo parte integrante di una storia personale che doveva essere raccontata. È importante prendere in considerazione il feedback del lettore, ma ciò non influenza i motivi che mi spingono a scrivere”.
Nei libri di Caminito si parte da storie personali per indagare quei fenomeni politici e sociali del passato considerati quasi tabù nella cultura italiana. Nel romanzo d’esordio La Grande A, Giunti Editore 2016, la scrittrice si è avventurata in un passato violento con cui si stenta a fare i conti: il colonialismo italiano, spesso idealizzato come un’esperienza più umana rispetto a quella delle potenze coloniali francesi, britanniche e belghe, poiché gli italiani, considerati ‘brava gente’, riuscivano a guadagnarsi l’affetto delle popolazioni locali. “Oggi non riscriverei un romanzo come La Grande A, poiché sento il peso delle mie radici familiari e dell’eredità storica legata al colonialismo e al post-colonialismo. L’ispirazione per questo lavoro viene dalle storie e dalle vite dei membri della mia famiglia, emigrati dall’Italia all’Africa tra l’Eritrea e l’Etiopia in cerca di una vita migliore. Nel romanzo, cerco di mostrare come siano stati coinvolti in eventi storici e culturali senza comprenderne appieno le implicazioni, vivendo e amando l’Africa mentre al di fuori dei suoi confini esistevano altri paesi, culture e sistemi di oppressione legati al colonialismo. Spesso, coloro che hanno partecipato a movimenti storici di questa portata non erano consapevoli del loro coinvolgimento, trovandosi semplicemente in quei luoghi in quel momento”.
Caminito, laureata in filosofia politica, manifesta una profonda frustrazione nel constatare che nonostante anni di studio sulle pratiche della buona governance, la politica italiana non riesca a garantire la giustizia sociale. Questo senso di disincanto riflette la rabbia diffusa tra la sua generazione, che si sente alienata da una politica distante dai suoi reali bisogni. Questa stessa rabbia è al centro del personaggio di Gaia, protagonista del suo romanzo più conosciuto: L’acqua del lago non è mai dolce, Bompiani 2021. “Esplorare la politica significa analizzare anche fenomeni come l’oppressione e l’esclusione sociale, scrutando criticamente la società sia nel passato che nel presente per comprendere le complesse strutture e dinamiche spesso non evidenti a una visione superficiale. Durante questo percorso, ho incontrato storie significative, come quella che racconto nel romanzo, radicate non solo nella mia esperienza personale, ma soprattutto nella storia di Antonia, la madre di Gaia. Attraverso le sue lotte per ottenere una casa e il riconoscimento della sua famiglia, ho intravisto un’opportunità per narrare in modo più ampio i molteplici modi in cui viviamo e le correnti oppressive che permeano la società contemporanea. La mia intenzione era spostare lo sguardo da me stessa per trovare una storia in grado di riflettere questa prospettiva sulla realtà italiana degli ultimi 20 anni”.
Con L’acqua del lago non è mai dolce arrivano anche due riconoscimenti importanti, il Premio Campiello e il Premio Strega Off. Annie Ernaux ha detto che da quando ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura, non riesce più a scrivere. “Ho appena finito il mio nuovo romanzo, che sarà pubblicato quest’autunno da Bompiani. Sicuramente sento molta più pressione rispetto alle aspettative dell’editore e del pubblico che ho conquistato con il mio romanzo precedente, grazie anche ai premi ottenuti. Ma io sono andata comunque dritta per la mia strada e ho scritto ciò che sentivo di scrivere. Al momento, mi sento esausta delle mie energie creative e ho bisogno di tempo per elaborare e ritrovare la passione per nuove storie. Voglio essere sicura che le future narrazioni mi appartengano e facciano parte di me, senza scrivere solo per il dovere di farlo.”
Ma come si tiene in vita una scrittrice? Caminito lo racconta in Amatissime, dove ripercorre la sua infanzia fino al mestiere della scrittura attraverso le vite di eccezionali donne del Novecento italiano, sullo sfondo di una città, Roma. “Ho scelto cinque autrici che hanno influenzato la mia formazione, non come un piccolo canone delle migliori autrici italiane, ma come figure significative nella mia visione del mondo e personale. Grazie a loro ho imparato aspetti della letteratura che spesso vengono trascurati nella formazione accademica, aprendomi a una diversa prospettiva narrativa. Mi hanno ispirato, mi hanno spinto a scrivere e mi hanno fatto riflettere su temi importanti, soprattutto legati alle donne. Ho deciso quindi di raccontare anche la mia vita e momenti delle loro vite, cercando di far emergere connessioni con la mia esperienza personale”.
Sono Morante, Masino, Ginzburg, Bonanni e De Stefani, cinque autrici che Caminito riporta riportare alla ribalta nella memoria collettiva. “Ma molte altre sono rimaste nell’ombra”, sottolinea l’autrice. “Nonostante la predominanza della letteratura maschile, è evidente che affrontare il mondo da una prospettiva femminile produce una scrittura diversa, spesso marginale e in conflitto, ma senza dubbio interessante. Questa visione alternativa degli eventi storici e contemporanei offre uno sguardo unico. Tuttavia, le donne hanno un vantaggio: sono soprattutto lette da altre donne, che costituiscono la maggioranza negli incontri letterari, almeno in Italia. Inoltre, molte scrittrici vengono ora pubblicate per opere che abbracciano una vasta gamma di generi e direzioni narrative, non limitandosi più al romance o all’intrattenimento commerciale come in passato. È un momento di consolidamento della forza della nostra scrittura, di riconoscimento della nostra genealogia e delle nostre radici. Stiamo lavorando verso una coesistenza paritaria tra la scrittura femminile e quella maschile.”
Tradotto in lingua inglese e pronto per il mercato statunitense con il titolo The Water of the Lake is never sweet, Spiegel & Grau, L’acqua del lago non è mai dolce è la consacrazione internazionale di una scrittrice che pur strutturando le vicende in spazi geografici precisi e specifici, travalica i confini nazionali. Forse questo segnala un modo diverso, meno influenzato culturalmente e più globalizzato, con cui il romanzo si relaziona con i lettori americani. “Nonostante il successo di Elena Ferrante abbia aperto nuove opportunità, molte scrittrici italiane vengono ancora erroneamente associate a lei. La vera sfida per gli autori italiani ora non è solo essere tradotti ma soprattutto far valere la propria identità e originalità sul mercato statunitense, indipendentemente da altri autori più noti della cultura italiana” conclude Caminito.