Un occhio perduto, danni al fegato e alle mani, sei settimane in ospedale. Sir Salman Rushdie rievoca l’attacco che subì il 12 agosto 2022 mentre teneva una conferenza a Chautauqua, nello Stato di New York, esperienza terribile che lo ha segnato profondamente. Ricorda che l’aggressore “arrivò saltando su per le scale” che portavano al podio, e lo ha accoltellato 12 volte, anche al collo e all’addome. L’attacco durò 27 interminabili secondi. “Non potevo reagire. Non potevo scappare via” dice Rushdie in una intervista alla BBC.
Si trovò a terra in un mare di sangue, “una quantità spettacolare”, con l’occhio che gli pendeva sulla guancia “come un uovo barzotto”. La perdita dell’occhio “mi angoscia ogni giorno”. In quel momento “ricordo di aver pensato che stavo morendo. Per fortuna mi sbagliavo”. Fu portato in ospedale in elicottero, mentre l’attacco, ripreso anche in video, faceva il giro del mondo.
Il suo nuovo libro, Knife (Coltello), che uscirà domani, è un modo di esorcizzare l’accaduto. Il libro è dedicato “agli uomini e alle donne che mi hanno salvato la vita”.
L’aggressore, Hadi Matar, 26 anni, residente del New Jersey, dal momento dell’attacco è in carcere senza possibilità di domiciliari, ma il processo si deve ancora tenere. In gennaio un giudice del tribunale di Chautauqua ha decretato che per organizzare la difesa, i legali dell’imputato hanno il diritto di visionare il materiale di Knife.
Rushdie, 76 anni, indiano di nascita e naturalizzato britannico, è uno degli scrittori contemporanei più influenti. La sua fama è in parte legata al suo quarto romanzo, I versi satanici, del 1988, dopo il quale fu oggetto di vari tentativi di omicidio. Particolarmente drammatica la fatwa, la sentenza islamica emessa dall’allora guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Khomeini, che chiedeva la sua morte. Una sentenza che ancora oggi riverbera e impressiona gli animi dei giovani islamici a rischio estremismo.
“Avevo avuto un incubo” due giorni prima della conferenza, racconta Rushdie, e di conseguenza non avrebbe voluto andare. Aveva pensato che qualcuno “potesse saltar fuori dal pubblico. Beh, sarebbe stato assurdo che non ci pensassi. Ma poi mi sono detto: è un sogno. Oltretutto mi pagano bene. Hanno già comprato tutti il biglietto… Ci devo andare”.
Oggi deve fare attenzione quando scende le scale o attraversa la strada, o anche versando l’acqua in un bicchiere, ma si considera fortunato ad aver evitato danni cerebrali. “Sono ancora me stesso”.