Nel quadro del festival letterario Multipli Forti, sono state annunciate le candidature per il 2024 del Premio The Bridge, quest’anno alla sua nona edizione. Creato e promosso dalla Casa delle Letterature del Comune di Roma, dall’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma e dall’American Initiative for Italian Culture (AIFIC), rappresenta un importante momento di incontro e scambio tra le culture italiana e americana.
“The Bridge” viene conferito annualmente a un’opera di narrativa e a un’opera di saggistica, pubblicate di recente in Italia e negli Stati Uniti. I vincitori ricevono un premio che copre sia il costo della traduzione che le spese di viaggio. Inoltre, agli autori viene fornito supporto nella ricerca di un editore per il libro nel paese non di origine.
Presso la libreria Rizzoli di New York, sono state celebrati i vincitori della scorsa edizione. Ada D’Adamo con Come d’aria (Elliot) per la narrativa, e Paolo Chiesa con Marckalada. Quando l’America aveva un altro nome (Laterza) per la saggistica; Isabella Hammad con Enter Ghost (Grove Atlantic) per la narrativa e Alison Cornish con Believing in Dante: Truth in fiction (Cambridge University Press) per la saggistica i loro omologhi americani.
A ricordare D’Adamo, morta pochi mesi prima di vincere il Premio Strega 2023, Loretta Santini, editrice della Elliot: Come d’aria – il libro che racconta la vita con la figlia disabile Daria – “è un libro che pur potendo suscitare sofferenza, non ha l’intento di infliggere dolore né di cercare complicità attraverso emozioni, anche se può commuovere. Affronta la vita come si deve fare in letteratura, senza cercare di ammiccare al lettore”.
“In pochi sanno che circa 150 anni prima che Cristoforo Colombo arrivasse nei Caraibi, in Italia qualcuno sapeva già che navigando verso ovest nell’oceano Atlantico si incontravano altre terre”. Anthony Julian Tamburri, rettore del John D. Calandra Italian American Institute, spiega il trionfo di Paolo Chiesa: “È lui che ha scoperto un libro medievale dove viene menzionata una terra a Ovest della Groenlandia chiamata Marckalada, è la prima menzione del continente americano nell’area del Mediterraneo prima del viaggio di Colombo”.
A scendere in campo per il premio 2024, troviamo titoli che in tempi incerti, traumatizzati e oscuri, confermano la scrittura come una medicina e una cura. Nel gruppo dei candidati nel genere narrativa, c’è Morena Pedriali Errani che con Prima che chiudiate gli occhi (Giulio Perrone Editore) esplora la persecuzione di Sinti e Rom a metà Novecento, raccontata da un’autrice a sua volta circense di famiglia sinti, da anni attivista per le minoranze romani.
Annalena (Einaudi, 2023), di Annalena Benini, recentemente succeduta a Nicola Lagioia nella direzione del Salone del Libro di Torino è un racconto toccante sulla vita di Annalena Tonelli, una lontana parente omonima. Annalena partì giovanissima come missionaria in Africa, dove trascorse il resto della sua esistenza.
Ad affacciarsi al premio anche Marco Lodoli con Tanto Poco (Einaudi) che narra le vite parallele di una bidella e di un professore, destinate forse a non incrociarsi mai se non per una notte fugace, ma intrise di amore, gratitudine, illusione e oblio.
Entra in questa rosa anche La Nave di Teseo con Carmen Pellegrino. Dove la luce racconta l’incontro tra Milo, un uomo ai margini della società, e Federico Caffè, noto come il Professore, docente di economia realmente scomparso a Roma nel 1987 dalla sua casa lasciando molti interrogativi irrisolti. Nel 2023, a Postiglione, le vite di Milo e del Professore si intrecciano con la storia di una donna e di un’intera generazione, portando alla luce segreti sepolti e offrendo un viaggio magico nella memoria.
Mondadori ha pubblicato Paola Valoppi con il suo romanzo d’esordio Mio padre avrà la vita eterna ma mia madre non ci crede. In una famiglia dove le discussioni sembrano una danza tra ideali contrapposti, l’autrice ci porta in un viaggio attraverso la sua crescita, tra le radici della fede del padre e l’ironia vivace della madre, svelando come abbia trovato la propria strada e la propria voce.
Il 13 giugno di cento anni fa, moriva nei pressi di Vienna uno scrittore eccentrico, irriverente, che voleva che i suoi scritti fossero bruciati dopo la morte. Con Kafka, un mondo di verità, (Sellerio), Giorgio Fontana, Premio Campiello 2014 per Morte di un uomo felice, si sposta dal romanzo al saggio.
Cosa sarebbe accaduto se Anna Karenina avesse avuto la piena amicizia di Kitty e Dolly? Forse non si sarebbe suicidata. Nella categoria saggi, candidata al premio c’è anche Vive, Harper Collins 2023, di Alessandra Sacchi. L’autrice di La notte ha la mia voce, uscito nel 2017, con cui ha ottenuto riconoscimenti al Premio Mondello e al Premio Campiello, offre una nuova narrazione alle grandi eroine della letteratura, salvandole dal destino tragico che le attende.
Tra i candidati, Autobiogrammatica, Minimum Fax, ultimo lavoro di Tommaso Giartosio. L’autore romano nato nel 1963, noto per la sua partecipazione al programma radiofonico Fahrenheit si muove al di là delle convenzioni letterarie contemporanee, proponendo una visione unica e originale del proprio percorso esistenziale.
Infine se è vero che The Bridge vuole intercettare nuove voci per raccontare gli argomenti che interessano e appassionano i lettori di entrambi i paesi, con Il sorriso di Caterina – La madre di Leonardo, Giunti Editore, Carlo Vecce, ospite dell’edizione di quest’anno di Multipli Forti si dedica ad una figura tra le più celebrate negli Stati Uniti. Filologo, storico e professore italiano, cerca di fare luce sull’identità della misteriosa donna che diede alla luce l’autore della Gioconda. Chi era realmente Caterina? Fu forse una schiava araba o cinese, come ipotizzarono alcuni studiosi come Alessandro Vezzosi e Martin Kemp qualche anno fa? Quel che è certo, e su cui quasi tutti sembrano concordare, è che fosse una straniera.