Un imponente salone da banchetto, dalle eleganti pareti nere, decorate con soggetti mitologici ispirati alla guerra di Troia: è uno degli ambienti recentemente portati alla luce durante le attività di scavo in corso nell’insula 10 della Regio IX di Pompei, e oggi completamente visibile in tutta la sua maestosità. La città sepolta dalla cenere nell’eruzione del vesuvio del 79 d.C. continua a portare alla luce nuovi tesori, che riemergono pressoché intatti restituendo, duemila anni dopo, la sostanza della vita all’epoca dell’antica Roma.
“Le pareti erano nere, per evitare che il fumo delle lucerne si vedesse sui muri” ha spiegato il direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel. “Qui ci si riuniva per celebrare dei banchetti dopo il tramonto e la luce tremolante delle lucerne faceva rivivere le immagini, erano delle occasioni per parlare del passato, del mito, ma anche delle persone che stavano qui. Vediamo Elena e Paride, chiamato Alessandro nell’iscrizione, con un altro nome, era un’occasione per parlare dell’amore, della coppia, ma anche della grande storia che coinvolge questi due, che sono la causa, o anche solo il pretesto, della guerra di Troia”.
Per Zuchtriegel, che è arrivato a Pompei dopo aver guidato l’imponente sito di Paestum (Salerno), e che trasmette l’amore profondo per la Roma antica e le meraviglie dell’archeologia ogni volta che parla, “oggi noi tutti siamo un po’ Elena e Paride. Nel senso che possiamo decidere di vedere solo la nostra piccola vita o vedere come questa vita si intreccia con la politica, con la società”.

Oltre a Elena e Paride, indicato in un’iscrizione greca tra le due figure con il suo altro nome “Alexandros”, appare sulle pareti del salone la figura di Cassandra, la profetessa inascoltata figlia di Priamo, in coppia con Apollo. Nella mitologia greca Cassandra era conosciuta per il suo dono di preveggenza e per il terribile destino che le impediva di modificare il futuro. Nonostante la sua capacità di vedere oltre il presente, nessuno crede alle sue parole, a causa di una maledizione che Apollo le infligge per non essersi concessa a lui, e dunque non riuscirà a impedire i tragici eventi della guerra di Troia. Dopo essere stata stuprata durante la presa della città, la principessa finirà schiava di Agamennone a Micene.

Il salone era in fase di ristrutturazione al momento dell’eruzione. Misura circa 15 metri di lunghezza per 6 di larghezza e si apre in un cortile che sembra essere un disimpegno di servizio, a cielo aperto, con una lunga scala che porta al primo piano, priva di decorazione. Sotto gli archi della scala è stato riscontrato un enorme cumulo di materiale di cantiere accantonato. Qualcuno aveva disegnato a carboncino sull’intonaco grezzo delle arcate del grande scalone, due coppie di gladiatori e quello che sembra un enorme fallo stilizzato.
Il tema dominante dell’affresco invece sembra essere l’eroismo, per le raffigurazioni di coppie di eroi e divinità della guerra di Troia, ma anche del fato e al tempo stesso della possibilità che l’uomo ha e a volte non afferra di cambiare il proprio destino. “La presenza frequente di figure mitologiche nelle pitture di ambienti di soggiorno e conviviali delle case romane aveva proprio la funzione sociale di intrattenere gli ospiti e i commensali, fornendo spunti di conversazione e riflessione sull’ esistenza.

“Nuove ed inedite pitture, nuovi dati sull’enorme cantiere che era Pompei al momento dell’eruzione, nuove scoperte sull’economia e sulle forme di produzione. Una messe straordinaria di dati che sta cambiando l’immagine codificata finora della città antica. Un plauso a tutta la squadra interdisciplinare che con passione e professionalità sta portando avanti le ricerche” ha detto il Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna. Mentre il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, assicura “Noi crediamo in questo unicum mondiale che rappresenta Pompei e per questo in legge di Bilancio abbiamo finanziato nuovi scavi. Bisogna andare avanti nella tutela di questo importante sito ma anche nella sua valorizzazione”.

Larga parte della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio è ancora da scoprire. L’attività di scavo nell’insula 10 della Regio IX è parte di un più ampio progetto di messa in sicurezza del fronte perimetrale tra l’area scavata e non, di miglioramento dell’assetto idrogeologico, finalizzato a rendere la tutela del vasto patrimonio pompeiano (più di 13mila ambienti in 1070 unità abitative, oltre agli spazi pubblici e sacri) più efficace e sostenibile. Lo scavo nell’area finora ha restituito due abitazioni collegate tra di loro, casa con panificio e fullonica (lavanderia), che affacciavano su via Nola e le cui facciate furono già portate alla luce alla fine del ‘800. Alle spalle di queste due case, stanno emergendo in questa fase di scavo sontuosi ambienti di soggiorno affrescati, anche in questo caso interessati al momento dell’eruzione da importanti interventi di ristrutturazione.